PIETRO MASCAGNI. LA CAVALLERIA RUSTICANA

Storia e versione dell’ Opera integrale (Milano Opera Festival)

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Pietro Antonio Stefano Mascagni (Livorno, 7 dicembre 1863 – Roma, 2 agosto 1945) è stato compositore e direttore d’orchestra.

Cavalleria rusticana è un’opera in un unico atto di Pietro Mascagni, su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, tratto dalla novella omonima di Giovanni Verga.

Andò in scena per la prima volta il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma, con Gemma Bellincioni e Roberto Stagno.

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Gemma Bellincioni e Roberto Stagno

La Storia

La vicenda si svolge a Vizzini, un paesino della Sicilia.

All’alba di una domenica di Pasqua, nel paese s’ode una serenata dedicata a Lola, moglie di compare Alfio, un carrettiere.

Pian piano il paese si sveglia e tutti si preparano per il giorno di festa.

Lucia, madre di Turiddu e proprietaria di un’osteria, prepara il vino per i festeggiamenti che avranno luogo dopo la messa.

Da lei si reca Santuzza, fidanzata di suo figlio; all’invito della donna a entrare in casa, la ragazza rifiuta, rivelandole un’amara verità: Turiddu la tradisce.

Prima di partire per il servizio militare, il ragazzo si era promesso a Lola; tuttavia il periodo di leva si era protratto e la donna, stanca di aspettare, dopo un anno si era sposata con Alfio.

Al suo ritorno, per ripicca, Turiddu si era allora fidanzato con Santuzza, ma successivamente aveva preso ad approfittare delle assenze di Alfio per riprendere una relazione clandestina con Lola.

Lucia non crede alle parole di Santuzza, ma il loro discorso è interrotto dalla processione iniziale della messa.

Poco dopo arriva lo stesso Turiddu, che saluta la sua fidanzata; questa, ormai esasperata, gli rinfaccia i continui tradimenti, ma lui dapprima nega e in seguito cerca di troncare con rabbia il discorso.

La lite è interrotta dall’arrivo della stessa Lola, che provoca Santuzza cantando una canzone dedicata al suo amato.

I due amanti si recano insieme in chiesa, mentre Santuzza, al colmo della disperazione, scaglia una maledizione su Turiddu.

Poi compare Alfio, che chiede a Santuzza dove sia sua moglie; lei, incautamente, gli dice che ella è andata a messa con Turiddu e gli svela tutta la tresca, pentendosene immediatamente dopo.

Alfio giura vendetta e fugge via. Poco dopo termina la messa e tutti si recano all’osteria di Nunzia, dove intonano gioiosi brindisi alle gioie della vita.

Tornato Alfio nella bottega, Turiddu gli offre un bicchiere di vino ma questi rifiuta sdegnosamente, e tutti comprendono che vuole sfidare il rivale a duello all’arma bianca.

Le donne portano via Lola e Santuzza, mentre Turiddu, con la scusa di abbracciare Alfio, gli morde l’orecchio: con questo gesto accetta la sfida.

Turiddu sa di essere nel torto e si lascerebbe uccidere per espiare la propria colpa, ma non può lasciare sola Santuzza, disonorata dal suo tradimento, dunque combatterà con tutte le sue forze. Alfio gli dà appuntamento a un orto poco distante per duellare.

Turiddu si prepara al duello: prima di recarvisi saluta Lucia, raccomandando di fare da madre a Santuzza se lui non dovesse tornare, poi corre via.

Lucia comprende solo allora quanto fossero vere le parole di Santuzza; mentre le due donne si abbracciano, si ode un mormorio venire da lontano e poco dopo una popolana urla che Turiddu è stato ammazzato, gettando tutti nella disperazione.

Link dell’Opera integrale (Milano Opera Festival)

https://www.youtube.com/watch?v=4ngdjXE6yss

Gruppo arte e cultura di Orietta Paganotti

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