POLONIA, MODIFICATA LEGGE ANTIABORTO
Proteste sotto la casa di Kaczynski, gli scontri nella notte portano a 15 arresti
Politica ed etica, un binomio “impossibile”. Non nel senso stretto del termine, ma col significato di un’unione che non ha nulla di stabile e che causa più danni che benefici. Quando la politica interviene con decisioni che interessano il campo dell’etica, nell’accezione di come andrebbe gestita la vita in tutti i suoi aspetti, le polemiche aspettano solo di emergere prepotentemente, alla stregua di un’improvvisa eruzione vulcanica. E le conseguenze, come un mare di lava che si adagia senza che si possa impedirlo, sono devastanti. Devastanti come il non comprendere quanto sottile possa essere la linea che separa il “logico” dal “giusto”: ciò che una fredda mente matematica (le situazioni) richiede di fare o ciò che un cuore che batte (le emozioni, ciò che “ci sentiamo” di fare) farebbe? Non sempre queste due lati della vita coincidono, anzi, molto spesso divergono. E neanche di poco.
Quanto accaduto in Polonia ne è l’esempio lampante. Nello specifico, la goccia che ha fatto traboccare il vaso di Varsavia e dintorni è la modifica della legge sull’aborto. Legge che era già tra le più restrittive e punitive in Europa, seconda solo a quella di Malta. Adesso si è deciso di andare di male in peggio: la Corte costituzionale ha vietato l’interruzione di gravidanza in caso di gravi malformazioni del feto. “La legislazione che lo permetteva era incompatibile con la Costituzione, che tutela il diritto alla vita”, queste le parole di Julia Pryzlebska. Tutelerà anche il diritto alla vita, ma di certo non la libertà decisionale delle donne in stato di gravidanza. Con un colpo di spugna è stato eliminato il più comune dei già pochi motivi previsti per abortire. Gesto che sarà consentito, in Polonia, solo nei casi di violenza sessuale, incesto o minaccia alla salute e alla vita della madre. Senza che nessuno si interroghi sul quanto spesso capiteranno queste situazioni, interviene un’impietosa statistica a fugare tutti i dubbi: entro queste casistiche ricade solo il 2% delle interruzioni di gravidanza effettuate negli ultimi anni. Fonte: agenzia Reuters.
La sentenza è stata voluta e ottenuta dal PiS, il Partito della Legge e della giustizia attualmente alla governo. I parlamentari hanno presentato ricorso alla Corte costituzionale, nonostante l’aspra opposizione in tutta la Polonia, che tutto voleva fuorché ulteriori limitazioni all’aborto. Scrive lo Spiegel che la nuova legge entrerà in vigore dopo che verrà approvata dal presidente Andrzej Duda, che ha già dichiarato il suo sostegno al progetto di legge. “La sentenza emessa dà alla maggioranza di governo del parlamento di Varsavia il via libera ad approvare un disegno di legge per criminalizzare l’aborto dei feti malformati”. Ovviamente non potevano mancare reazioni. Donald Tusk, ex presidente del Consiglio dell’Unione Europea, non usa mezzi termini: “Mettere all’ordine del giorno la questione dell’aborto e la decisione di un tribunale pseudo-giudiziale nel bel mezzo di una pandemia dilagante è più che cinico”.
Dunja Mijatovic, Commissaria per i diritti umani del Consiglio, affida a Twitter la sua reazione: “La sentenza equivale praticamente a un divieto di abortire e viola i diritti umani”. Durante tutta la scorsa notte, inoltre, vi sono state manifestazioni a Varsavia. La polizia ha dovuto utilizzare gas lacrimogeni contro un gruppo di persone che stavano protestando davanti alla casa del capo di partito di governo PiS, Jaroslaw Kaczynski. I manifestanti si sono prima adunati sotto la sede della Corte e poi hanno raggiunto la sede del partito al governo polacco dal 2015, dirigendosi a mezzanotte verso il quartiere Zoliborz, dove risiede Kaczynski. Le forze dell’ordine hanno bloccato i manifestanti, strappato loro gli striscioni e arrestato 15 di loro, con centinaia di denunce.
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