PROPOSTA DI RIFORMA DEL TRATTATO DI DUBLINO

La Germania apre al dialogo; entro l’8 ottobre la presentazione ai ministri degli Interni dell’Eurogruppo

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Il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer ha annunciato, lo scorso giovedì a Berlino, che una nuova proposta di riforma del sistema d’asilo in Europa verrà formulata presto. La dichiarazione arriva nello stesso giorno in cui a Roma il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ha promesso all’Italia che "non sarà più lasciata sola" ad affrontare l’emergenza migranti nel Mediterraneo, dopo il colloquio con Sergio Mattarellaal Quirinale. Seehofer si è limitato a spiegare che lunedì al vertice di Malta con Francia, Italia e la Valletta, insieme alla Finlandia (presidente di turno del Consiglio Ue) e ai rappresentanti della Commissione, verrà discusso un regolamento di transizione rispetto a Dublino. I risultati finali di queste consultazioni saranno presentati l’8 ottobre alla riunione dei ministri degli Interni dell’Eurogruppo in Lussemburgo. Attualmente, ilTrattato di Dublino IIIobbliga gli Stati di primo approdo a farsi carico dei richiedenti asilo sbarcati sulle proprie coste. “A che serve un sistema che non funziona?” si è chiesto Seehofer, secondo il quale i relativi regolamenti "in massima parte" non vengono messi in atto. In merito il suo ministero ha elaborato "nuove idee", continua, per la cui realizzazione è però necessario il sostegno degli altri Stati dell’Unione europea. Le fasi in cui è divisa la riforma di Dublino sono tre: circostanze normali, circostanze ‘sfidanti’ e crisi seria. In circostanze normali non cambierebbe nulla. La seconda fase “dovrebbe iniziare automaticamente nel momento in cui uno Stato raggiunge una certa soglia della sua ’giusta quota’” di migranti, calcolata in base alla popolazione e al Pil di ogni Paese. Quando poi si arriva alla fase di crisi seria – cioè quando uno Stato arriva al 120% della sua quota – l’allocazione volontaria di richiedenti asilo può essere una delle misure di sostegno che gli altri Stati membri possono decidere di fornire.

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In ultima istanza, però, nel caso in cui il problema del Paese X non dovesse essere risolto con i ricollocamenti volontari, la Commissionepuò presentare una proposta di ulteriore allocazione. La clausola scatta quando uno Stato raggiunge una quota di richiedenti asilo pari al 140% la sua quota. La proposta della Commissione diventa operativa nel caso in cui, durante l’iter di discussione, quello stesso Stato raggiunga il 160% e le ricollocazioni andranno avanti finché lo Stato non raggiungerà soglia 100%. Per opporsi, gli altri Stati dovrebbero votare una mozione in consiglio a maggioranza qualificata. Ci sono però delle scappatoie. Ogni Paese membro, infatti, può essere costretto a prendere in carico per un periodo di due anni non più dello 0,05% della popolazione dell’Ue all’epoca della decisione del Consiglio (cioè 223mila persone circa). Infine, sebbene sia costretto a far entrare almeno il 50% dei riallocati che le verranno assegnati, può scegliere di sostituirli con altri rifugiati reinsediati oppure pagare tra i 25mila e i 35mila euro a persona. Il ministro dell’Interno tedesco, che già la scorsa settimana aveva annunciato che avrebbe accolto un quarto dei migranti salvati nel Mediterraneo e approdati in Italia – presa di posizione che aveva suscitato, tra l’altro, un notevole risentimento nelle file della stessa maggioranza di governo – aggiunge che gli accordi non dovranno in alcun modo favorire gli scafisti e i trafficanti del Mediterraneo: “Non possiamo mica instaurare una specie di servizio pendolari tra la costa libica e l’Italia”. Motivo per cui sono previsti anche colloqui con i rappresentanti delle Ong.

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In pratica, su tutto questo pacchetto Seehofer preannuncia una "nuova iniziativa tedesca" a tutto campo sulla questione migranti: a inizio del prossimo mese si recherà in Grecia e in Turchia, in seguito alla minaccia di Ankara di mettere fine all’accordo con l’Ue sottoscritta nel 2016. Oltre 38 mila migranti sono approdati nei primi otto mesi dell’anno in Grecia e a Cipro, mentre sono 6500 quelli arrivati in Italia e a Malta, 15 mila in Spagna. “Se non riusciremo a mettere in piedi un nuovo sistema di regole sensato e sostenibile potrebbe esserci un movimento migratorio fuori controllo”.

Lorenzo Pisicoli

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