PROPOSTE DI LETTURA – GIUSEPPE PARINI

Il giorno le odi

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cms_19320/a.jpgGiuseppe Parino (1729-1799), brianzolo di Bosisio, cambiò successivamente il suo cognome in Parini. La Lombardia di quegli anni era percorsa da una profondissima crisi economica e sociale, teatro di due lunghe guerre di successione dinastica, quella polacca e quella austriaca. Il giovane Parini visse un’infanzia di stenti. Dopo aver concluso i primi studi, per merito delle sue Prime Poesie fu introdotto all’Accademia dei Trasformati. Nel 1754 fu ordinato sacerdote. Ancorché profondamente credente, la vocazione al sacerdozio fu soprattutto vocazione al pasto: il poeta fu uno dei tanti abati settecenteschi. Una sua prozia infatti gli aveva assicurato il proprio sostegno economico soltanto se avesse preso i voti.

cms_19320/bb.jpgLa sua produzione poetica fu veramente sterminata, mentre la penetrazione delle idee illuministe cominciava a far breccia in Lombardia: il suo coinvolgimento però fu moderato, tanto che non vide affatto di buon occhio il regime del Terrore successivo alla Rivoluzione Francese.Con l’ingresso deifrancesi a Milano venne chiamato nel 1796 a far parte della Municipalità ma ben presto fu allontanato. Nonostante l’ironia che percorre Il Giorno (l’opera per cui Parini viene più spesso ricordato) i suoi componimenti, almeno dal punto di vista stilistico, non si distanziano a tal punto dall’Arcadia (e dal neoclassicismo) tanto da farli ritenere tutti meritevoli di dignità poetica. Perché l’Arcadia fu davvero il nulla. Almeno Il Giorno fu qualcosa. Eccone alcuni passi:

Giovin Signore, o a te scenda per lungo
Di magnanimi lombi ordine il sangue
Purissimo celeste, o in te del sangue
Emendino il difetto i compri onori5
E le adunate in terra o in mar ricchezze
Dal genitor frugale in pochi lustri,
Me Precettor d’amabil rito ascolta.

Come ingannar questi noiosi e lenti
Giorni di vita, cui sí lungo tedio10
E fastidio insoffribile accompagna,
Or io t’insegnerò.

Quali al Mattino,
Quai dopo il Mezzodí, quali la Sera
Esser debban tue cure apprenderai,
Se in mezzo a gli ozi tuo ozio ti resta15
Pur di tender gli orecchi a’ versi miei.

Raffaele Floris

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