PUTIN: IERI, OGGI E DOMANI

La legge approvata lo farà restare in carica almeno fino al 2036

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Vladimir Putin resterà Presidente della Russia almeno fino al 2036. Così è stato deciso dalla riforma della Costituzione varata e ufficialmente approvata. Nota bene: in questa sede non si esprimerà giudizio alcuno sulla bontà di questa operazione, né tantomeno sull’operato del capo sovietico, sia per mancanza di mezzi sia perché un giudizio non è utile ai fini del racconto.

Prima di proseguire, ripercorriamo rapidamente la carriera dell’attuale (e futuro) presidente russo. Nato a Leningrado il 7 ottobre 1952, è stato il direttore dell’FSB (i servizi segreti) nel biennio 1998-1999 e poi Primo ministro della Federazione Russa nel 1999-2000.

Nel 1999 inizia, inoltre, il suo primo mandato come Presidente della Federazione Russa, terminato nel 2008. Fino al 2012 è il leader di Russia Unita (partito nazionalista di destra con affiliazione internazionale democratica centrista, per riassumere), per poi tornare come capo di stato.

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Il rebus che circondava la Costituzione sovietica riguardava il ruolo che Vladimir Putin avrebbe avuto dopo la chiusura del suo ultimo mandato (previsto, per legge, nel 2024). Quesito risolto, in realtà, già il 15 gennaio, quando il presidente stesso aveva avviato la riforma.

Riforma approvata dalla Corte costituzionale, poi avvallata l’11 marzo dalla Camera bassa in ultima lettura.

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A dirla tutta non è ancora ufficiale al cento per cento, ma se l’ultima istanza (22 aprile) della cosiddetta “volontà del popolo” sancirà che “il matrimonio s’ha da fare”, Putin potrà superare Stalin come capo di stato russo più longevo dell’era moderna (arriverebbe a 36 anni filati di governo).

Con buona pace degli oppositori, che definiscono la riforma costituzionale un “colpo di stato, perché Putin vuole più poteri, la subordinazione diretta di essi”. Questo (riportato) è, in sintesi, il pensiero.

Sui social paragoni e ironia si sprecano. Tra i parallelismi rientrano quelli in ambito temporale, per quanto riguarda il governo: in particolare l’attuale capo di stato viene associato a Ivan il Terribile (anche lui 36 anni in cima alla Russia), con un occhio indietro a Caterina la Grande (34) e uno avanti a Pietro il Grande (42, record imbattuto).

È innegabile, però, vedere un lato tutto sommato positivo in tutto questo: in un’epoca storica dove un nemico semi-sconosciuto sta divorando lentamente certezze, sapere che a capo di una delle nazioni più importanti al mondo ci sarà ancora la stessa persona (a prescindere da quanto e come abbia fatto) ne rappresenta, pur sempre, una minima.

Francesco Bulzis

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