PUTIN NON CESSA LE RITORSIONI
7 agosto 2014. Vladimir Putin, Presidente della Repubblica Bielorussa, con decreto n. 778 introduce il divieto di importare in Russia alcune categorie di alimenti per un periodo non superiore a un anno, come prodotti agricoli, materie prime e prodotti alimentari, carni bovine e suine, pollame, pesce, formaggi e latticini, frutta e verdura prodotte dagli Stati Uniti d’America, dai paesi dell’Unione Europa, Canada, Australia e Norvegia. Il 25 giugno 2015. Viene promulgato fino al 5 agosto 2016 la validità del decreto.
Individua nuovi partner commerciali come Brasile e Argentina e conclude accordi economici vantaggiosi. I Paesi che precedentemente il decreto esportavano i prodotti in Russia hanno subito un notevole danno diretto. Basti pensare che l’Italia ha registrato un calo di esportazioni pari al 27%. La politica di austerità dell’asse europeo e le sanzioni comminate alla Federazione Russa attualmente non sembrano aver giovato alle relazioni commerciali. Il 6 agosto 2015. Viene introdotto il divieto di vendita di prodotti europei.
Il Presidente Vladimir Putin continua a dare prova della sua fermezza nel reagire alle restrizioni economiche comminategli dall’Unione Europea facendo distruggere ormai da giorni tonnellate di cibo proveniente dai Paesi colpiti dai divieti. I vari Paesi nel mondo, compresa la sua stessa Russia, sono indignati dalla decisione presa da Putin soprattutto in un periodo di forte crisi economica. Il popolo russo chiede la distribuzione del cibo ai poveri alla distruzione.
Si aggiungono il crollo del prezzo del petrolio e la svalutazione dello yuan. La presa di posizione di Putin preoccupa non solo l’Unione Europea ma anche gli investitori che a fronte delle continue pressioni che il Presidente russo fa al suo popolo preferiscono guardare ad altri Paesi e questo danneggia sicuramente l’economia russa.
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