Panico per una Venezia ancora allagata
Di Maio alla ricerca di supporto estero
Venezia non riesce a trovare pace e non può far altro se non attendere pazientemente che il peggio possa passare il più rapidamente possibile. Nella celebre città veneta, il livello dell’acqua continua a salire inesorabile, toccando incredibili massimi storici: son stati raggiunti 187 centimetri di marea e ne son previsti altri 160 centimetri nel prossimo fine settimana. Complice il forte vento di scirocco, che, soffiando prepotente da Sud verso Nord, trascina enormi masse d’acqua che partendo dal Mar Adriatico raggiungono il cuore della città.
Acqua alle ginocchia, scuole e negozi chiusi, Venezia è ferma, immobile e impotente, nonostante questa non sia la prima volta in cui ciò accade.
Novembre 1966. Si sono da poco concluse la trentaseiesima biennale d’arte e la ventisettesima mostra del cinema con la controversa vittoria del Leone d’oro di San Marco da parte del film “La battaglia di Algeri” di Gillo Pontecorvo. Una città straordinaria, dal tessuto sociale ineguagliabile, colpita in un momento di massima vivacità da un’alluvione devastante, che portò con sé la cosiddetta acqua granda, la quale raggiunse un’altezza inaudita di 194 centimetri. L’eccezionale evento comportò non pochi problemi: residenti costretti ad abbandonare le proprie abitazioni, edifici rovinati, ma soprattutto patrimonio artistico e culturale della città gravemente danneggiati. Dopo essere caduta nel degrado, per essere stata trascurata troppo a lungo, Venezia poté rinascere grazie ad innumerevoli attività di restauro e iniziative volte a preservare l’unicità e la bellezza di questo gioiello italiano.
Pur essendo trascorsi 53 anni, però, nulla sembra essere cambiato. Nessuna misura di sicurezza adeguata, nessun sistema di controllo delle maree che risulti efficace e funzionante. Non che non vi siano state iniziative, sia chiaro. Il Mose, per esempio, è stato concepito per salvare Venezia dai fenomeni di alta marea: purtroppo, però, esso non è mai entrato davvero in funzione. Innumerevoli gli investimenti, troppi i fallimenti. Il Mose è un sistema di dighe mobili, costituito da 78 paratie in metallo, collocate sul fondale delle tre bocche lagunari, studiate per sollevarsi all’occorrenza per bloccare il flusso di acqua in eccesso. I lavori sono cominciati nel 2003 e non sono mai stati conclusi: i costi di manutenzione e costruzione si sono innalzati enormemente toccando un picco di 5,5 miliardi di euro. Uno spreco di denaro pubblico eccessivo ha fatto sì che si aprisse un’inchiesta nel 2014, in cui furono coinvolti 35 indagati.
La condizione veneziana diviene, ora dopo ora, sempre più critica. L’attuale Ministro degli esteri, Luigi di Maio, brama un supporto internazionale per contenere il più possibile i danni già largamente inferti alla città: “Manderò una lettera alle ambasciate nel mondo e ai nostri ambasciatori perché promuovano iniziative per sostenere la nostra Venezia. Sono certo che avremo un eccezionale riscontro di solidarietà”.
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