Papa:"Immorale uso e possesso di armi nucleari"(Altre News)

Il nunzio a Beirut: "Servono aiuti internazionali e giustizia" - Libano, Macron: "Aiuti sì ma non firmiamo assegni in bianco" - Covid, Trump: "Vaccino possibile prima delle elezioni di novembre"

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Papa:"Immorale uso e possesso di armi nucleari"

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(Enzo Bonaiuto)- Gli armamenti nucleari sono immorali e tutti i Paesi devono rinunciarvi per salvare la pace nel mondo. E’ l’appello di Papa Francesco, contenuto nel messaggio inviato al governatore di Hiroshima in occasione del 75° anniversario dello sgancio della bomba atomica sul Giappone, nella fase finale della seconda guerra mondiale.

"Perché la pace fiorisca - sottolinea il Pontefice nel suo messaggio - tutti devono deporre le armi, soprattutto le più potenti e distruttive, come quelle nucleari, che possono paralizzare e distruggere città e interi Paesi. L’uso dell’energia atomica per scopi bellici è immorale, così come è immorale il possesso di armi nucleari. Possano le voci profetiche dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki continuare a servire da monito per noi e per le generazioni future".

Il Papa, salutando in particolare i sopravvissuti alla ’hibakusha’, termine giapponese con cui si indicano coloro che sono scampati all’esplosione atomica, ricorda di aver avuto "il privilegio di poter venire di persona nelle città di Hiroshima e di Nagasaki, durante la mia visita apostolica nel novembre dello scorso anno in Giappone, nel corso della quale ho visitato il Memoriale della Pace di Hiroshima e il Parco dell’Ipocentro di Nagasaki".

Il nunzio a Beirut: "Servono aiuti internazionali e giustizia"

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"I danni sono terribili, è tremendo". A parlare così con l’Adnkronos è il nunzio in Libano, l’arcivescovo Joseph Spiteri. Nel Paese dei cedri si è mobilitata immediatamente la solidarietà, anche della Chiesa, "ma non basta". Di fronte "all’emergenza umanitaria" serve l’aiuto internazionale, soprattutto medico, sottolinea il prelato. Ma c’è anche, aggiunge, una esigenza di verità e giustizia per quanto è successo.

"I danni sono terribili, è stato tremendo, tantissime sono le case distrutte, diverse scuole, chiese, ospedali sono inagibili", racconta monsignor Spiteri. Ora "serve in particolare aiuto medico, ovviamente c’è anche il problema del Covid, non sappiamo quali saranno gli effetti dopo questa tragedia, se ci sarà un aumento dei casi, con tanti feriti che hanno intasato le strutture mediche. E ovviamente servono tende per gli sfollati", continua il nunzio. Poi bisognerà pensare ai viveri, "perché i depositi del porto sono andati in fumo, il porto è stato distrutto".

"Devo dire che ho visto già ieri tanta solidarietà, i giovani come gli scout o altri gruppi spontanei si sono impegnati a pulire le strade, le chiese e le scuole, la Caritas Libano ha attivato dei centri di distribuzione di pasti caldi - racconta l’arcivescovo - posso assicurare che già da ieri mattina diverse congregazioni e ordini religiosi hanno aperto le porte agli sfollati, è stata una reazione quasi immediata. Ma ovviamente non bastano i conventi. Tutti si stanno dando da fare per aiutare, le parrocchie già distribuivano pasti alle famiglie in difficoltà per la crisi economica, ora queste iniziative si stanno moltiplicando".

"C’è solidarietà, ma non basta, la tragedia è enorme", ripete più volte il nunzio, spiegando che il Paese ha assolutamente bisogno di un piano di aiuti della comunità internazionale, come ha già detto Papa Francesco.

"Grazie a Dio, la nunziatura non ha subito danni, siamo fuori città", dice l’arcivescovo. Il prelato non vuole fare commenti sulle cause del disastro - "non sono un esperto di esplosivi", risponde - ma racconta che la deflagrazione si è sentita fortissima, "come se fosse accanto", malgrado la nunziatura sia a 20 chilometri di distanza. "I libanesi chiedono giustizia, certamente la voglia di arrivare alla verità è chiara e anche di avere una giustizia effettiva", conclude.

Libano, Macron: "Aiuti sì ma non firmiamo assegni in bianco, tornerò il 1° settembre"

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Il Libano è ’’un Paese di speranza’’, ma i francesi ’’non firmeranno un assegno in bianco’’ per aiutarlo a risollevarsi. Lo ha dichiarato il presidente francese Emmanuel Macron nel corso di una conferenza stampa a Beirut dove, in arabo e tra gli applausi, ha detto ’’Libano, io ti amo’’. "Quando i tempi sono difficili, noi saremo lì per fornire assistenza, ma non scriveremo un assegno in bianco", ha sottolineato.

Entro pochi giorni la Francia contribuirà a organizzare ’’una conferenza internazionale di sostegno e assistenza a Beirut e alla popolazione libanese per mobilitare finanziamenti internazionali da parte di europei, americani e di tutti i paesi della regione e oltre’’, ha assicurato Macron spiegando che l’obiettivo è quello ’’di fornire medicine e cibo e tutto ciò che è necessario per l’alloggio’’. Macron ha quindi affermato che qualsiasi finanziamento raccolto nella prossima conferenza internazionale per aiutare il Libano sarà gestito con "piena trasparenza".

Gli aiuti destinati al Libano ’’andranno direttamente alle ong’’, le organizzazioni non governative, ha annunciato il presidente francese. ’’Verrà messa in piedi una governance chiara e trasparente per garantire il corretto utilizzo degli aiuti internazionali’’, aggiungendo che gli aiuti saranno "forniti direttamente alla popolazione locale, alle ong e alle squadre che si trovano sul posto e che ne hanno bisogno".

Quindi, ha annunciato: ’’Tornerò il primo settembre. Sarò qui perché il Libano ha bisogno di fare un passo in avanti. Non c’è altra via da percorrere’’.

Covid, Trump: "Vaccino possibile prima delle elezioni di novembre"

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Il presidente americano Donald Trump ha detto che il vaccino per il coronavirus potrebbe arrivare prima delle elezioni di novembre, ben prima di quanto prevedono gli esperti.

Il Paese avrà un vaccino "più presto della fine dell’anno", ha detto Trump in una intervista con l’emittente Wtam. Quando gli è stato chiesto se ciò potrebbe avvenire prima delle elezioni del 3 novembre, il presidente ha risposto: "Penso, in qualche caso, di sì, possibile sia prima, giusto intorno a quel momento".

Secondo l’infettivologo Anthony Fauci, massima autorità americana in materia, il vaccino potrebbe arrivare nel 2021.

Redazione

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