Parliamo di vaccini
L’intervista al Prof. Luigi Lopalco

Il 13 aprile 2017, nella sala stampa della Camera dei deputati, si è tenuta una conferenza organizzata dal deputato Adriano Zaccagnini, ex M5S, ora in forza al Mdp (così battezzato dagli ultimi fuoriusciti dal Pd), sul tema “l’altra verità” sui vaccini, poi più sommessamente definita “Libertà di scelta per vaccinarsi in sicurezza”. Di fatto, lo stampo chiaramente critico verso i vaccini ha provocato l’ira della Presidente della Camera, Laura Boldrini, del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e, dulcis in fundo, dei dirigenti dello stesso Mdp, apertamente contrari a favorire tesi ritenute antiscientifiche e dannose, soprattutto quando per tali scopi si usano strutture istituzionali. Questo episodio di carattere politico fa da pendant a vicende giudiziarie che riguardano l’Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia. In ordine alla prima, la questione è messa in questi termini: La Regione Emilia – Romagna ha imposto l’obbligo di vaccino per l’ammissione dei bambini al nido per l’anno 2017-2018. Genitori e Codacons sostengono che obbligare ai vaccini sia illegittimo, a fronte di casi in cui la vaccinazione avrebbe provocato danni; in aggiunta contestano che il singolo vaccino della difterite non sia disponibile e che la somministrazione dei vaccini obbligatori in realtà ne contenga alcuni che sono facoltativi. Il Tar ha preso tempo e, fissando altra udienza al 13 Giugno 2017, ha chiesto al Ministero della Salute di depositare un serie di documenti, tra cui quelli relativi ai contenziosi in essere sulla stessa materia. Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, il Consiglio di Stato, sezione II^ con l’ordinanza numero 1662 del 20/04/2017 ha respinto la richiesta di sospensiva avanzata da due famiglie contro la sentenza del Tar del Friuli Venezia Giulia che aveva confermato la validità della delibera del Consiglio Comunale di Trieste, introduttiva dell’obbligo delle vaccinazioni per l’accesso ai nidi e alle scuole dell’infanzia comunali e convenzionate. Nell’ordinanza, il Consiglio di Stato ha riconosciuto che la tutela della salute in età prescolare prevale sulle scelte genitoriali. Tutte le questioni giudiziarie, quindi, non hanno ancora un esito definitivo, sebbene l’indirizzo del Consiglio di Stato lasci presagire una stretta generale sulla “libertà di scelta” circa i vaccini da somministrare ai minori. Su come la pensa poi la Corte di Cassazione in argomento faremo un articolo ad hoc e si vedrà come l’aggettivo "liquido" sia applicabile non solo al mondo visto con gli occhi del filosofo Bauman, da poco scomparso, ma anche al diritto che dovrebbe invece offrire minori raffinetezze concettuali che giungono a contrastanti risultati, lasciando invece fluire maggiori semplicità per stabili applicazioni che orientino i cittadini sempre più spaesati. Da ultimo, il 21 Aprile 2017, il Dott. Roberto Gava, anch’egli noto per le sue posizioni sui vaccini, sul suo blog ha diffuso la notizia della propria radiazione dall’Albo dei Medici di Treviso.
In un clima sempre più caldo, dove iniziano a radicalizzarsi prese di posizioni alquanto nette, ho rivolto qualche domanda a un esperto, in questo caso a Pier Luigi Lopalco, Professore Ordinario di Igiene e Medicina Preventiva presso l’Università di Pisa. Il Prof. Lopalco per circa dieci anni ha lavorato presso il Centro Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie (ECDC) a Stoccolma, dove è stato capo del programma delle malattie prevenibili da vaccino. Al suo attivo ha la pubblicazione di oltre 120 articoli su riviste scientifiche di rilievo internazionale e, recentemente, ha contribuito alla sesta edizione del volume “Vaccines” di Plotkin S., Orenstein W., and Offit P. In Italia ha pubblicato insieme ad Alberto Tozzi il libro di testo “Epidemiologia Facile”, Pensiero Scientifico Editore. E’ attivo sul web con il blog adultievaccinati.it. Insomma, Lopalco è uno che sui vaccini ha idee ben precise. E inizio quindi a sollecitare alcune considerazioni (speriamo utili per i nostri lettori).
Grazie per aver accolto il nostro invito. Leggo una sua affermazione interessante: Io “non credo” nei vaccini, così come “non credo” nella scienza. Cosa vuol dire esattamente?
E’ chiaramente una provocazione: io non “credo” nella scienza perché la scienza non ammette atti di fede. Il processo scientifico si basa sulla formulazione di teorie che devono essere dimostrate attraverso procedure ben codificate. Le opinioni personali non contano, conta solo quello che ciascun ricercatore riesce a dimostrare.
A raffica: perché i vaccini si chiamano così, quali sono i vaccini obbligatori e quelli facoltativi (detti anche “raccomandati”) in Italia e perché esiste questa differenziazione?
La parola “vaccino” deriva dal fatto che la prima vaccinazione moderna fu inventata dal medico inglese Jenner che, inoculando del materiale prelevato da una vacca infetta dal vaiolo bovino, riuscì ad indurre una buona protezione contro il vaiolo umano. Da questa intuizione nasce l’epoca vaccinale che ha portato, appunto, alla eradicazione del vaiolo, alla ormai prossima eradicazione della poliomielite e al controllo di malattie terribili come tetano, difterite, ecc. In Italia esiste una situazione particolare rispetto all’obbligo vaccinale. Infatti nel passato, a partire dagli anni ’50, sono state via via promulgate delle leggi che imponevano l’obbligo vaccinale per alcuni vaccini: difterite, tetano, poliomielite e infine epatite B. Nel frattempo, soprattutto a partire dagli anni ’90, altri vaccini, altrettanto importanti, sono stati introdotti nel calendario vaccinale. Per questi vaccini, essendo ormai mutate le condizioni politiche e sociali, non si è pensato di introdurre criteri di obbligatorietà ed è per questo che oggi ci ritroviamo in una situazione un po’ strana con parte delle vaccinazioni obbligatorie e parte raccomandate. Bisogna fare attenzione a non cadere nell’inganno che “obbligatorio” voglia significare importante e “raccomandato” meno importante. Per superare questa ambiguità, negli ultimi Piani della Prevenzione Vaccinale, la distinzione fra obbligatorio e raccomandato è stata di fatto superata poiché tutti i vaccini raccomandati e inclusi nel calendario vaccinale sono definiti LEA (livelli essenziali di assistenza) e devono quindi essere offerti attivamente e gratuitamente, tutti allo stesso livello.
E in Europa?
Anche il Europa la situazione è piuttosto disomogenea e le leggi sull’obbligo sono il risultato di vecchie tradizioni e diversi assetti organizzativi. Nei Paesi dell’Europa centro-orientale l’obbligo vaccinale è più consolidato, anche perché in quei Paesi “obbligatorio” vuol anche dire “a spese dello Stato” e quindi un vaccino per essere offerto gratuitamente lo si inserisce nel contesto dell’obbligo. Nell’Europa occidentale l’obbligo è presente in alcuni Paesi, per alcuni vaccini, un po’ come in Italia.
Quali sono i rischi effettivi per chi non si vaccina?
Chi non si vaccina sfida la sorte. Le malattie prevenibili da vaccino possono colpire, con una frequenza diversa da malattia a malattia, in ogni momento della vita se non si è vaccinati. Purtroppo non esistono, per queste malattie, metodi alternativi di prevenzione. Contro tetano, difterite, poliomielite, morbillo, meningite, ecc. ecc. ci si può difendere solo con la vaccinazione. Chi non lo fa, accetta il rischio di contrarre la malattia. Per molte di queste malattie si è persa la percezione della gravità, proprio perché grazie alle vaccinazioni sono virtualmente scomparse. Ma il fatto che i nostri ospedali non siano pieni di bambini con la difterite non vuol dire che bisogna abbassare la guardia. Se le coperture vaccinali diminuissero, queste malattie ricomparirebbero immediatamente.
Vi sono evidenze scientifiche che dimostrano un nesso tra i vaccini e l’insorgenza di malattie in soggetti che prima della vaccinazione erano sani?
No, esistono prove robustissime che le vaccinazioni hanno un profilo di sicurezza altissimo. Se ci si riferisce a malattie croniche come autismo o malattie neurodegenerative gravi, il mondo scientifico è unanimemente d’accordo che i vaccini non c’entrano nulla. Gli effetti collaterali dei vaccini si conoscono e, nella quasi totalità dei casi, sono di breve durata e comportano la remissione completa.
Può fornirci dei numeri che facciano comprendere da che parte pende la bilancia che pesa benefici e rischi in tema di vaccini?
Prendiamo vaiolo e poliomielite: quanto valutiamo il fatto che queste malattie siano scomparse? Quanto valutiamo il fatto che non vediamo più casi di difterite e tetano fra i bambini? Gli effetti collaterali di un vaccino come l’esavalente (che protegge i nostri figli contro ben sei malattie terribili) si riducono a qualche caso di febbre, un po’ di irrequietezza. In alcuni bambini se la febbre non si controlla possono comparire le convulsioni febbrili, che sono anch’esse passeggere e che, comunque, sono ben poca cosa rispetto ad un caso di tetano, difterite, pertosse o meningite.
L’opinione pubblica è molto scossa dai continui comportamenti scorretti di politici, istituzioni pubbliche e multinazionali. La fiducia è ai minimi storici nei confronti di chiunque e anche le sollecitazioni a vaccinare i propri figli trovano resistenze spesso legate al dubbio che le industrie farmaceutiche manipolino il mercato per indurre al consumo di vaccini inutili o, peggio, dannosi. Qual’è il suo parere al riguardo?
Sono solidale verso chi ha perso la fiducia nei confronti di alcune istituzioni che, indubbiamente, negli ultimi decenni hanno dato scarsa prova di affidabilità e autorevolezza. E le industrie farmaceutiche, è chiaro, hanno i loro obiettivi di profitto. Ma anche qui, la ragione ci deve indirizzare. Se io mi ammalo di una malattia grave, mentre assumo il farmaco che mi salva la vita, mi chiedo forse quanto sta guadagnando la casa farmaceutica? O se un funzionario corrotto ha intascato una tangente per far aumentare il prezzo di quel farmaco nel prontuario? Non credo proprio. Allo stesso modo, perché dovrei pormi questi problemi quando assumo un vaccino che mi protegge da una malattia grave? Dobbiamo stare attenti a non mescolare i due piani, quello scientifico e quello politico.
I metodi di produzione, stoccaggio, distribuzione e commercio dei vaccini è tale da garantire la massima trasparenza, genuinità e affidabilità dei prodotti somministrati?
I vaccini seguono lo stesso percorso autorizzativo degli altri prodotti farmaceutici. Per certi versi, un po’ più stringente e severo trattandosi di prodotti biologici indirizzati ad un pubblico di utenti sani. Per poter essere introdotto nell’uso, un vaccino supera diverse fasi di sperimentazione sia in laboratorio che clinica (almeno tre fasi di sperimentazione clinica) e, dopo l’introduzione, continuano ad essere studiati per verificare i livelli di efficacia e sicurezza sul campo. Un vaccino viene messo in commercio solo quando le autorità di sanità pubblica ne abbiano approvato un buon rapporto rischio-beneficio.
Può dirci quali sono i vaccini sui quali la ricerca scientifica, a suo parere, ha raggiunto livelli di certezza sulla loro efficacia e necessità, e quali sono quelli su cui permane lo scetticismo di ambienti scientifici accreditati?
Come appena detto, tutti i vaccini in uso hanno superato lunghe prove di verifica. Su questo la comunità scientifica internazionale è unanime. Un certo dibattito nell’ambiente scientifico e nella sanità pubblica esiste solo per aspetti di valutazione farmaco-economica. Alcuni vaccini, magari un po’ più costosi, che prevengono malattie non molto frequenti, anche se gravi, devono comunque essere sottoposti a valutazioni farmaco-economiche, visto che il costo della vaccinazione è a carico della società. Su queste vaccinazioni possono nascere dibattiti sull’opportunità della spesa. Ma mai sul piano della sicurezza ed efficacia.
Ringraziamo il Prof. Pier Luigi Lopalco per la sua disponibilità, certi che in argomento ne sentiremo e leggeremo ancora tante.
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