Pensioni, cambiano età e contributi?

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Pensioni, cambiano età e contributi?

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Governo e sindacati sono pronti al primo confronto sulla riforma delle pensioni che dovrebbe superare l’era della quota 100 e che, quindi, entrerebbe in vigore dal 1° gennaio 2022. Sul tavolo, come riferisce laleggepertutti.it, uno strumento in più sul quale contare per definire il prossimo assetto previdenziale: una parte dei soldi del Recovery Fund in arrivo dall’Europa.

Venerdì, ovviamente, non verrà consegnata l’intera casa ma si cercherà di mettere i primi mattoni. L’obiettivo è rendere l’impianto delle pensioni meno rigido. Le ipotesi sul campo, scrive Il Sole 24 Ore, sono principalmente due. La prima, quella che consentirebbe ad alcune categorie di lavoratori, a cominciare da quelli che svolgono attività gravose o usuranti, di andare in pensione già a 62 o 63 anni con un’anzianità contributiva di 36 o 37 anni senza troppe penalizzazioni. Questi lavoratori potrebbero sfruttare il canale alternativo dell’Ape sociale in versione potenziata e strutturale.

La seconda ipotesi, che riguarda il resto dei lavoratori, è quella che fisserebbe la soglia minima di uscita a 64 anni con 37 di contributi. Ci sarebbero, comunque, delle penalità per ogni anno di anticipo rispetto al limite dei 67 anni della pensione di vecchiaia.

Il sindacato, afferma laleggepertutti.it, non esclude del tutto questo impianto, ma vorrebbe arrivare al tavolo di venerdì con un paletto da fissare, ovvero l’uscita garantita per tutti i lavoratori che hanno raggiunto i 41 anni di contributi.

Le parti si sono impegnate anche a trattare su altri interventi, ovvero la proroga e il rafforzamento dell’Ape sociale e di Opzione donna e la quota 41 per i lavoratori precoci. Anche se quest’ultima ipotesi resta in bilico per l’impossibilità di fare ricorso ad un nuovo deficit per la prossima legge di Bilancio, in cui sono già state fissate altre priorità.

Redazione

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