Per un’apologia di Skype, pioniere delle teleconferenze

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L’emergenza pandemica ha scatenato nei mesi scorsi una guerra di posizione tra le piattaforme di videoconferenze. I numeri dicono che, per esempio, la sola Zoom a marzo ha superato i 200 milioni di utenti e ad aprile i 300 milioni partecipanti. Nel nostro Paese il download dell’app Zoom è esploso a marzo quando è stata scaricata circa 2,3 milioni di volte dal solo Play Store, un vero e proprio primato se si fa il confronto con altre applicazioni simili. In termini di utilizzo medio giornaliero Zoom ha scalzato dal podio Hangouts Meet (la versione business della chat di Google) e Skype for Business.

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Proprio Skype, attraverso le parole dei suoi dirigenti Microsoft, ha affermato che il numero di persone che utilizzano il suo servizio di videochiamata è aumentato, nonostante la temibile concorrenza, del 70% in più rispetto ai mesi prima lo scoppio della pandemia e, sempre la compagnia di Redmond, ha dichiarato che anche i numeri di chiamate tra gli account Skype è aumentato del 220% nello stesso periodo. Skype all’improvviso, benchè incoraggiata da numeri incoraggianti, si è vista in aperta concorrenza con molte altre piattaforme che prima dei vari lockdown erano un po’ in ombra rispetto al più noto software ideato da Microsoft che sembrava operare nel suo campo in un regime di quasi monopolio. Nel lontano 2003 quando Skype è stato lanciato sul mercato, è stato subito salutato come un modo rivoluzionario per connettersi e comunicare. Basato sulla tecnologia peer-to-peer del file, gli utenti di Skype scaricano il programma e si connettono tramite VoIP per effettuare chiamate telefoniche e video gratuite su Internet. Ciò ha consentito agli utenti di evitare le costose tariffe telefoniche a lunga distanza e inoltre ha offerto l’opportunità di chattare con persone di tutto il mondo.

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Il padre e creatore di Skype Niklas Zennström sostenne che Skype rappresentava il telefono del futuro e molti sono stati concordi su quest’affermazione.Spulciando però nella storia delle comunicazioni a distanza si scopre che il concept di Skype non era nuovo: le videochiamate erano già state sperimentate molti anni prima (il telephonoscope e il teleobiettivo). Perché allora Skype è riuscito a imporsi rapidamente fino a poco tempo fa? La popolarità delle chat video come Skype sono state per anni un buon modo di comunicare in particolar modo con persone che vivevano in altri luoghi senza però diventare un mezzo per sostituire completamente la comunicazione faccia a faccia. Skype, il più delle volte, è stato ed è utilizzato come mezzo per mantenere relazioni esistenti che si erano già sviluppate in precedenza.

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L’utilizzo di Skype in seguito anche per conversazioni mediate come telefonate avanzate, riunioni di lavoro e l’insegnamento a distanza, sono importanti per comprendere un’implementazione del suo uso al di là delle normali conversazioni mediate dal video. Tuttavia bisogna dar atto a Skype, nonostante l’avvento nel corso degli utlimi anni di piattaforme concorrenziali, il suo pionieristico uso integrato nel vissuto esperienziale delle persone e di tutti quelli aspetti collegati a pratiche emergenti in cui l’ambito delle conversazioni diventano modi per sperimentare convivenze virtuali. Skype ha saputo cioè suggerire modi affascinanti per riprodurre nuove forme comunicative, e lo ha fatto personalizzando l’esperienza dell’interazione digitale riprodotta sulla base di forme di comunicazione pre-esistenti. La nascita delle conversazioni video-mediate grazie a Skype hanno dunque seminato l’humus iniziale dal quale aumentare quel senso di intimità della condivisione degli schermi oggi pratica comune, e lo ha fatto sulla base del ricucire il senso della famiglia e contribuendo a rendere il mondo più piccolo e impegnandosi in modo significativo con le persone e tra loro e il mondo che le circonda.

Andrea Alessandrino

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