Piramide di Cheope

La scienza svela o accresce il mistero?

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E’ stato reso noto il risultato di uno studio condotto dai ricercatori del progetto internazionale ScanPyramids. Attraverso la muografia, una tecnica di rilevamento non invasiva basata sulla fisica delle particelle, è stata individuata nella Piramide di Cheope una galleria lunga 30 metri al di sopra della Grande Galleria, a 21 metri di altezza dal livello del suolo. Lo annunciano su Nature i ricercatori che da due anni stanno scrutando nel cuore della più grande e antica delle tre piramidi della piana di Giza, vicino al Cairo.

Gli scienziati giapponesi dell’Università di Nagoya e del laboratorio KEK, assieme ai ricercatori francesi del Cea, hanno sistemato dei rilevatori alla base della stanza della regina, sottostante quella del re, e intorno alla Piramide, per catturare le particelle muoniche che i raggi cosmici generano quando colpiscono l’atmosfera terrestre. I muoni vengono in parte assorbiti dalla pietra, ma quando incontrano il vuoto i rilevatori segnalano una differenza di intensità, mostrando ciò in cui s’imbattono. In questo modo, gli archeologici dello ScanPyramid Project sono riusciti a stabilire la presenza della cavità dopo averne identificate altre più piccole.

cms_7655/2.jpgLa rilevazione di una prima anomalia, già nel 2016, aveva annunciato il ritrovamento di un corridoio vicino alla parete nord. La scoperta odierna è il risultato degli studi su una seconda anomalia, individuata sempre l’anno scorso, che ha consentitol’identificazione di questa estesa cavità, la cui funzione è per ora un mistero. Un’ipotesi è che la grande camera possa essere stata realizzata per ragioni statiche, cioè per alleggerire in alcuni punti la struttura soprattutto in prossimità della Grande Galleria che porta verso la camera del re, al fine di proteggerla dal pericolo di crolli. Ma, secondo Hany Helal dell’Università del Cairo, sarebbe troppo estesa per soddisfare solo questa necessità. L’ipotesi è che possa nascondere la mummia del faraone Khufu della IV dinastia.

E’ impressionante e nessuna teoria ne aveva previsto l’esistenza - ha commentato Mehdi Tayuobi dell’Hip Institute di Parigi, responsabile delle tecniche usate per arrivare all’inaspettato risultato – adesso dobbiamo scoprire come si sviluppa cercando di comprenderne contorni e caratteristiche, se sia orizzontale oppure obliqua, se sia un vuoto unico o se ci sono altre strutture minori al suo interno”.

La Piramide di Cheope, conosciuta anche come Grande Piramide di Giza o Piramide di Khufu, è la più antica e la più grande delle tre piramidi principali della necropoli di Giza, confinante con quello che oggi è El Giza, in Egitto.

E’ la più “anziana” delle sette meraviglie del mondo antico e l’unica ad essere rimasta in gran parte intatta. Secondo alcuni scienziati, il risultato odierno è il più importante raggiunto dal diciannovesimo secolo nello studio delle piramidi.

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Con i suoi 146,6 metri iniziali, è stata la più alta struttura artificiale del mondo per oltre 3800 anni, fino a circa il 1300 d.C., quando fu innalzata la guglia centrale della Cattedrale di Lincoln, in Inghilterra.

E’ una storia piena di misteri e di leggende quella che circonda le tre piramidi della Necropoli di Giza, Cheope, Kefren e Micerino; l’ipotesi più suggestiva contempla una possibile correlazione tra la posizione delle principali tre Piramidi e le tre stelle centrali della costellazione di Orione. Questo legame simbolico sarebbe stato volontariamente creato da chi costruì le Piramidi, con l’intento di collocare l’impresa in un importante momento storico, cioè quello di 10.500 anni fa, epoca di glaciazioni, retrodatando quindi la data di costruzione che, secondo gli egittologi tradizionali, sarebbe da attribuire al Faraone Khufu (Cheope in Greco) e al periodo in cui visse. D’altra parte, l’attribuzione a Cheope è deducibile dalla concordanza tra rilievi archeologici e dati storici a disposizione.

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Gli egiziani costruivano imponenti strutture funerarie per dimostrare l’importanza del defunto e aiutarlo nell’ascesa verso l’altra dimensione, quella del paradiso. Tra le più famose ed enigmatiche costruzioni di questo popolo, la Piramide di Cheope è senza dubbio la più mistica tra tutte.

Erodoto (V secolo a.C.) fu il primo studioso di cui gli scritti sulla piramide siano giunti fino a noi. Nei 1200 anni successivi, il monumento fu studiato per lo più allo scopo di penetrarlo per saccheggiarlo. Il califfo al-Ma’mun vi riuscì attorno all’820 d.C. scavando una galleria, ma trovò la piramide già vuota. Una volta violata se ne perse l’interesse e, alla fine del XIV secolo, venne trasformata in una cava. Dalla metà del XVIII secolo divenne meta di esploratori occidentali in cerca di emozioni. Solo dopo le guerre napoleoniche (1799-1801) e lo scoppio dell’egittomania europea iniziarono le campagne sistematiche di studio da parte degli archeologi europei. Con l’indipendenza dell’Egitto, il controllo del sito è passato nelle mani dello Stato egiziano, che ne regola i permessi di scavo e studio.

cms_7655/5.jpgL’imponenza della piramide è un mistero nella sua stessa essenza. Il monumento è composto da 2.300.000 blocchi di calcare e granito, pesanti in media 2,5 tonnellate ciascuno. Per questo, la vera sfida è capire come sia stata costruita: pur con tutte le moderne tecnologie di cui oggi disponiamo, infatti, opere di tale fattezza difficilmente potrebbero essere realizzate. Quindi il mistero più grande a cui la scienza cercherà di dare ora risposta è: come fecero gli architetti del Faraone a realizzarla, senza gli adeguati mezzi?

La sfida della ricerca alza con questa scoperta un’ulteriore asticella verso la conoscenza. Nel frattempo, alcune regole: sappiate che l’accesso alla piramide è ristretto a un massimo di 100 persone ed è vietato scattare fotografie all’interno.

Maria Cristina Negro

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