Possibile nesso tra la sindrome di Kawasaki e il Covid-19

Lo dimostra uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista “The Lancet”

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I medici dell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo hanno rilevato un aumento di casi di una malattia infiammatoria che colpisce in modo particolare i bambini. Si tratta probabilmente della sindrome di Kawasaki, una rara vasculite che si manifesta nei più piccoli con sintomi di febbre, eruzione cutanea, occhi rossi, labbra e bocca screpolate, talvolta anche arrossamento del palmo delle mani e della pianta dei piedi.

Questa patologia, che colpisce perlopiù soggetti di età inferiore ai 5 anni, in Italia è molto rara. Allo stesso tempo, però, la sindrome di Kawasaki è difficile da diagnosticare, soprattutto in un periodo come questo, nel quale a tenere banco sono le strategie volte a individuare e trattare il nuovo coronavirus. D’altro canto, i medici bergamaschi hanno espresso le loro preoccupazioni in merito all’aumentata incidenza della patologia in uno studio pubblicato su The Lancet, una rivista scientifica di caratura internazionale.

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L’analisi esplicata nell’articolo accoglie la possibilità che i disturbi infiammatori diagnosticati ad alcuni pazienti della provincia di Bergamo possano essere in qualche modo connessi al Covid-19. Infatti, mentre nei cinque anni prima che scoppiasse la pandemia erano stati riscontrati solo 19 casi di bambini affetti da sindrome di Kawasaki, da metà febbraio 2020 in poi se ne sono registrati ben 10 in soli 2 mesi, di cui 8 sono risultati positivi al Covid-19. Inoltre, i bambini che si sono ammalati durante l’epidemia hanno mostrato sintomi più gravi rispetto a quelli che avevano contratto la sindrome negli anni precedenti. “Anche se questa complicanza rimane molto rara, il nostro studio fornisce ulteriori prove su come il virus può colpire i bambini" ha aggiunto il pediatra Lucio Verdoni.

I dati, tratti dalle cartelle cliniche dei pazienti, hanno svelato che i soggetti a cui è stata diagnosticata la sindrome in questo periodo d’emergenza hanno mediamente 7 anni, rispetto a quelli curati nei cinque anni precedenti, che invece riportavano un’età media di 3 anni. Inoltre, il 60% dei 10 bambini trattati in questi due mesi ha presentato delle complicanze cardiache, rispetto al 10% dei casi emersi prima della pandemia; perciò è stato necessario aggiungere una cura di steroidi, oltre a quella di immunoglobuline con cui erano stati trattati gli altri 19.

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Gli autori della ricerca hanno aggiunto che si è registrato un aumento di pazienti affetti da sindrome di Kawasaki anche in altre città duramente colpite dalla pandemia in corso, tra cui New York e Londra.

Secondo i ricercatori, l’unica certezza emersa dallo studio condotto è che analisi più approfondite possano aiutare i medici di tutto il mondo a comprendere gli effetti del Covid-19 sui bambini.

Francesco Ambrosio

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