Pregare insieme si può

Tutte le religioni unite in un grande abbraccio

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In questi anni si è parlato molto di come far convogliare tutte le espressioni di fede in un unico concetto. A distanza di molto tempo e oltre qualsiasi nozione tratta da manuali, il mondo intero si stringe intorno all’emergenza Coronavirus che tiene con il fiato sospeso milioni di esseri viventi. Solo qualche giorno fa Papa Francesco spiegava al mondo la debolezza dell’uomo, facendo emergere l’arte del saper piangere per il prossimo come massima espressione di solidarietà. Ebbene, oggi più che mai non devono esistere pregiudizi e diffidenza verso le altre religioni. In questo tempo difficile, dove purtroppo perdono la vita molte persone (e non semplici numeri), il mondo dei credenti e non, sta riscoprendo la bellezza della solidarietà quella vera capace di diffondere coraggio e speranza.

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Pertanto, la storia di Abraham Mintz (ebreo) e Zohar Abu Jana (musulmano), è l’emblema dell’unione senza confini e senza dogmi. Entrambi svolgono la professione da paramedici nel Magen David Adom (simile alla Croce Rossa italiana), cercando nella loro quotidianità di ritagliarsi un piccolo momento per pregare, invocando la benedizione di Dio per entrambi. Ovviamente, l’immagine ha fatto il giro del mondo catturando l’attenzione dei più grandi quotidiani. Dal canto loro, tutto questo non ha niente di straordinario: “Questa è la nostra quotidianità, infatti quando è il momento giusto fermiamo l’ambulanza e preghiamo insieme io per lui e lui per me”. Tutto questo ha qualcosa di unico e di raro perché spegne ogni polemica religiosa. Infatti, proprio questi due uomini ci insegnano il significato sublime della vita, che va oltre tutto e tutti. Abraham e Zohar sono due semplici eroi del quotidiano che combattono con tenacia l’emergenza Coronavirus. E oggi ci hanno lasciato un dono prezioso come quello della preghiera comune. Non occorre dare un nome a Dio, l’importante è cercarlo nel prossimo che soffre. Oggi più che mai abbiamo bisogno di riscoprire la preghiera come dono fraterno, capace di costruire ponti e non muri.

Giuseppe Capano

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