Quale integrazione?

Prospettive educative per una società consapevole

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In tempi in cui l’integrazione dovremmo prima farla e poi discuterla, per farne oggetto di studio e di approfondimento nella scuola ma anche in ogni altro luogo dove si educa, di grande interesse risulta l’attenzione del Ministero rispetto ai “Modelli culturali e lingue nella diversità delle storie”.

Bisognerebbe incentivare l’esperienza educativa, che passa attraverso il gioco dei bambini e non finisce neanche nel massimo ordine o grado di scuola, per approfondire la conoscenza della cultura delle minoranze linguistiche, specie in quei territori, nazionali e/o regionali, non interessati storicamente ad una matrice etnica, tale da risultare come lingua minoritaria. In tal senso, la scuola ha un ruolo determinante, essendo un’agenzia in cui la multiculturalità costituisce, sempre più, una delle chiavi di lettura di apprendimento, rispetto ai modelli e alle stesse strategie di apprendimento.

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Da anni, ormai, si fa riferimento alla necessità di confrontarsi tra le identità acquisite e le appartenenze “altre”, che constano di elementi linguistici, culturali, antropologici, psicologici, ecc.

La società è, per fortuna, “etnocentrica”, non può prescindere dall’accoglimento e la conservazione di tutto un ‘mondo’ che proviene da realtà sempre più articolate, sia dal punto di vista antropologico ma anche linguistico. Si tratta di una società (e in essa la scuola, la chiesa, la famiglia, il centro ricreativo, ecc.) contaminata, ma che è consapevole di essere anche contaminante, in quanto motivata a mettere in moto, di pari alle caratterizzazioni individuali e di gruppo, percorsi, esperienze e stili, che hanno una loro precisa e prioritaria valenza: la conoscenza.

Solo in tal senso, si potrà (ri)discutere il concetto, tanto bistrattato, oggi, di “memoria”. E’ necessario che ci si focalizzi sui concetti di identità e minoranza, per fare memoria di quello che ogni popolo, ogni uomo e donna, sono stati, per essere, nell’oggi, destinatari e mittenti di valori sempre nuovi e rinnovati dal contatto-scambio. Il mondo è casa privata e pubblica di tutti. In esso ci si gioca, ci si contamina e ognuno ci si fa minoranza, in rapporto al dato culturale, in generale.

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Questa apertura interessa la scuola, soprattutto, che deve tener conto di una società pluriculturale, di cui deve studiare, approfondendo, mediante una lettura complessiva - soprattutto in termini culturali - il fenomeno degli alunni provenienti dalle comunità di minoranza linguistica, per i quali, in altri contesti e latitudini, da un bel po’ di tempo, già si parla di “cultura ad intreccio”.

Francesco Leccese

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