RAPPORTO CENSIS, I GIOVANI SE LA PASSANO MOLTO PEGGIO DEI LORO NONNI
Aumenta il turismo e si spende per il digitale

Che la generazione dei nostri ragazzi se la passi molto peggio di quella dei loro nonni, non è proprio una novità. Infatti, rispetto a 25 anni fa, i giovani di oggi hanno un reddito del 26,5% più basso di quello dei loro coetanei di allora, mentre quello degli over 65 anni è aumentato del 24,3 per cento. Al Sud la disoccupazione giovanile tocca punte dell’80 per cento in certe aree. Quanto spreco di risorse, di umanità, di intelligenze vive e vitali.
Al suo cinquantesimo rapporto, il Censis propone un affresco sulla situazione socio-economica del Paese, in un momento centrale della vita politica dell’Italia e in quadro internazionale di totale incertezza. “Sono evidenti gli esiti di un inedito e perverso gioco intertemporale di trasferimento di risorse che ha letteralmente messo ko economicamente i millennial”, annota l’istituto. Il rapporto Censis parla di un’Italia sfiduciata e insicura, che si rifugia nel risparmio e nelle rendite immobiliari. Un’Italia “ruminante”, come recita il rapporto, dedita a masticare sempre la stessa ricchezza, senza mai avventurarsi in strade nuove. Gli under 35, vittime di un “ko economico”, hanno un reddito inferiore del 15 per cento al resto della popolazione e del 26 per cento più bassi dei loro coetanei nel 1991. Certo, sono mantenuti e coccolati da genitori e nonni, spesso si ritrovano a fare lo stesso mestiere dei padri ma non se ne vanno mai via di casa.
Il rapporto ha indagato un 2016 che rimarrà impresso nella storia. E’ l’anno in cui alcune “retoriche politiche a lungo dominanti hanno subito contraccolpi o smentite”: la globalizzazione, la retorica europeista (che deve fare i conti con la Brexit e le rivendicazioni nazionali) e la democrazia del web, dice il Censis. In Italia non hanno preso quota forti ondate di populismo nazionalista, il 67% dei cittadini è contrario all’uscita dalla Ue, ma l’increspatura c’è se si pensa che l’89% ha un’opinione negativa verso i politici. I partiti sono al penultimo posto nella graduatoria dei soggetti in cui gli italiani hanno più fiducia: al di sotto si collocano solo le banche.
Inoltre, - si legge ancora nel rapporto Censis - effetti regressivi delle manovre di contenimento e di taglio alla spesa sociale, hanno indotto 11 milioni di italiani a rinunciare, o rinviare, nel 2016 alcune prestazioni sanitarie, specialmente odontoiatriche, specialistiche e diagnostiche. Obsolescenza delle strutture, lunghissime file d’attesa, chiusure delle strutture pubbliche. L’insieme di questi fattori ha portato a un nuovo boom della sanità privata. La spesa per curarsi fuori dal pubblico è tornata ad aumentare negli ultimi due anni (+2,4% dal 2014 al 2015), e ha raggiunto nel 2015 i 34,8 miliardi di euro. Poco meno del 24% della spesa sanitaria totale va ai privati, annota il Censis.
Comunque, l’Italia ha anche solidi pilastri. E’ l’Italia del turismo che aumenta (arrivi a +31,2% e presenze straniere a +18,8% tra il 2008 e il 2015, meno sostenuto invece il turismo interno), anche se si polarizza tra quello low cost e di lusso. Il nostro è, inoltre,il Paese dei “flussi”: occupa infatti un posto di rilievo - resta al decimo posto nella graduatoria mondiale degli esportatori con una quota di mercato del 2,8%a – a livello mondiale nell’economia delle merci, dei servizi e della finanza. Accanto a queste attività economiche che godono ancora di una forte spinta propulsiva, c’è un unico canale di consumi che sembra convogliare la passione per gli acquisti degli italiani: la comunicazione digitale. L’utenza del web, nel 2016, è arrivata al 73,7%, mentre il 64,8% usa uno smartphone e il 61,3% Whatsapp (la percentuale dei giovani sale all’89,4%).
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