REGINA COELI DI PENTECOSTE
Francesco torna sul conflitto in Ucraina

“Rinnovo l’appello ai responsabili delle nazioni affinché non portino l’umanità alla rovina”. Poche parole, ma intense. È questo l’incipit formulato da Francesco nel giorno di Pentecoste, in cui l’umanità ha il diritto di sperare. Ad oggi l’attenzione mediatica è rivolta principalmente al conflitto russo-ucraino, suscitando pareri contrastanti. Il sogno della Chiesa (e non solo) è quello di ottenere dei negoziati, atti concreti per raggiungere l’obiettivo del cessate il fuoco e per una soluzione sostenibile per tutti.
Il Papa non ha alcuna intenzione di indietreggiare sulle sue posizioni e sfida verbalmente tutti i capi politici: “Si ascolti il grido disperato della gente che soffre, si abbia rispetto per la vita umana”. Per questo, inseguire la pace non è solo un espediente per seguire la parola di Dio, bensì un esplicito desiderio dettato dall’etica umana, senza condizioni.
In cento giorni di guerra, abbiamo assistito ad atti di pura crudeltà umana, non solo in relazione al tema delle armi ma anche e soprattutto per la mancanza di volontà nell’arrivare a una trattativa. I martiri di oggi gridano verità e, nonostante la retorica bellicosa dell’Occidente, la quotidianità prima o poi presenta il suo conto. La guerra mette in scena il peggio del genere umano: i popoli si annientano, la gente viene allontanata dalle proprie case e privata della propria storia. Questa mancanza di umanità è strettamente proporzionale alla scarsa considerazione della dignità umana.
L’Ucraina non è altro che l’ennesimo scenario in cui i cittadini sono oggetto di scambio nelle mani di avvoltoi senza cuore. Per questo, la Chiesa continua imperterrita sulla sua strada, sebbene inascoltata. Le stesse dichiarazioni di Francesco vengono censurate, forse perché scomode o perché semplicemente non piacciono a qualcuno. Ad oggi, la certezza è solo una: i giorni passano e si rischia una grave escalation.
Dinanzi a questo orrore, la politica sembra aver perso la sua funzione guida, ovvero quella di creare uno stato civile che corrisponda fattivamente alle esigenze dei cittadini. L’Italia ripudia la guerra, come sancito dalla Costituzione in un articolo che sembra un lontano ricordo di chi ha lottato realmente per la pace. Nessuna presunta legittimazione può spingerci ad odiare un fratello, perché la pace (quella vera) richiede sacrificio, determinazione e volontà, elementi sconosciuti ai più…
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