REPUBBLICA CECA, ANDREJ BABIŠ PERDE LE ELEZIONI
Ma Zaman vuole comunque affidargli il governo
L’attuale primo ministro populista della Repubblica Ceca, Andrej Babiš, ha perso le elezioni legislative. Così, per la prima volta dal 2011, dopo il voto di venerdì 8 e sabato 9 ottobre il miliardario 67enne potrebbe non rientrare nel nuovo governo.
L’affluenza è stata del 65% e ha premiato la coalizione europeista di centrodestra, Spolu (Insieme), formata da tre partiti. La coalizione ha già chiesto al presidente Milos Zeman di incaricare il suo leader Petr Fiala, ex professore universitario di 57 anni. Buoni anche i risultati della coalizione liberale di centrosinistra del partito Pirata e del gruppo di sindaci, Stan, che ha ottenuto il 15,6%. I suoi 27 seggi, sommati ai 71 di Spolu, confermano la maggioranza del prossimo governo.
Ano (Sì), la formazione di Babiš, è stato il singolo partito più votato, ma la sua percentuale di preferenze, poco più del 27%, non è sufficiente per farlo governare da solo. Babiš potrà dare comunque del filo da torcere dall’opposizione: Zaman ha già fatto sapere che gli affiderà l’incarico di formare il nuovo Governo, in quanto leader del singolo partito più votato. Spolu ha replicato che non intenderà governare con lui, considerato anche il recente scandalo Pandora Papers in cui è rimasto coinvolto.
Da tempo però il presidente non è considerato molto lucido, a causa delle sue instabili condizioni di salute: soffre infatti di diabete ed è in sedia a rotelle a causa di una patologia del sistema nervoso. Nelle ultime ore pare sia stato ricoverato in terapia intensiva, in un ospedale militare di Praga, per problemi cardiaci. Zeman è noto per essere un forte bevitore e un fumatore accanito; in molti hanno sostenuto che il repentino peggioramento delle sue condizioni di salute sia legato al suo stile di vita malsano.
Parte dell’opinione pubblica ha festeggiato i risultati elettorali come l’ennesimo segno di un avvicinamento del Paese all’Unione Europea, nonostante le tensioni degli ultimi giorni, dopo che la Repubblica Ceca, con altri undici Stati, ha chiesto all’Unione europea fondi per costruire muri anti-migranti.
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