RIGA, LA NUOVA CASA DEL GIORNALISMO RUSSO DISSIDENTE

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Più di una dozzina di giornalisti russi si incontrano ogni sabato in una foresta distante 20 chilometri da Riga. Alle prime luci dell’alba, intraprendono una passeggiata attraverso alcuni sentieri scivolosi e le calotte glaciali fino ad incontrarsi su di una spiaggia ricoperta di neve dove condividono “aneddoti dalla loro vita quotidiana nella capitale lettone mangiando dolci e bevendo tè”.

Hanno tutti lasciato la Russia meno di un anno fa, poco dopo l’invasione dell’Ucraina. Come centinaia di altri giornalisti russi in esilio a Riga, vivono senza un reddito stabile o una chiara prospettiva per il futuro.

A capo dell’attività sulle rive del Mar Baltico vi è la fondazione Riga Media Hub, che ha aiutato più di 300 professionisti russi esiliati a Riga a continuare il loro lavoro di informazione e le cui voci raggiungono ancora parte della popolazione russa, nonostante tutte le restrizioni applicate dal governo Putin. Anche decine di corrispondenti di media stranieri che hanno lavorato a Mosca prima della guerra hanno scelto la capitale lettone come loro nuova residenza.

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In Lettonia, un paese con meno di due milioni di abitanti che confina con la Russia e la Bielorussia, gran parte della popolazione ha visto e sta assistendo all’attuale sofferenza della popolazione ucraina e quella dei loro antenati.

L’invasione dell’Armata Rossa nel 1940 e le massicce deportazioni in Siberia dopo la seconda guerra mondiale sono sempre molto presenti nella memoria collettiva. Dalla sua indipendenza nel 1991, la coesistenza è stata delicata tra la maggioranza lettone e la minoranza russa ovvero circa il 25% degli abitanti.

A marzo dell’anno scorso, ogni settimana decine di giornalisti indipendenti in fuga dalle nuove leggi che li minacciavano con 15 anni di carcere per la pubblicazione di contenuti che contraddicevano la linea ufficiale del Cremlino, si trasferivano a Riga. Le autorità lettoni hanno iniziato a bloccare il segnale di 80 canali russi, alcuni dei quali molto popolari tra la comunità di lingua russa del paese.

Come è anche accaduto in Estonia e Lituania, il governo lettone ordinò la demolizione di tutti i monumenti sovietici in estate. A settembre, la Lettonia ha vietato l’ingresso ai turisti russi e le autorità hanno iniziato ad esaminare i visti per i giornalisti che cercavano rifugio a Riga, dopo che i servizi segreti avevano avvertito di possibili infiltrazioni da parte delle spie del Cremlino.

La maggior parte dei giornalisti e addetti stampa russi, consapevoli del disagio che creano tra i cittadini lettoni, stanno già preparando la loro seconda mossa. Nei prossimi giorni, in meno di un anno, si trasferiranno ad Amsterdam, dove potranno continuare a trasmettere notizie, sui vari canali web, utilizzando una licenza che verrà rilasciata dai Paesi Bassi.

Marlen Cirignaco

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