RILEGGENDO LA POESIA...AMALIA GUGLIELMINETTI
Vortice
“Gli incontri di Poesia”, meritoria rubrica della nostra rivista, illustrava – nel n. 10 – il carteggio fra Amalia Guglielminetti e Guido Gozzano. Come forse i nostri lettori ricorderanno, abbiamo già parlato del poeta di Agliè in PROPOSTE DI LETTURA. Ora è il momento di Amalia, e lo facciamo proprio partendo da una sua lettera: “Che avete Guido, contro di me? Vi sento fasciato di freddezza e di ostilità, Vi avevo riserbato libero il pomeriggio di mercoledì. Non potete.” “ Perché mi fate piangere, Guido, perché mi fate rimpiangere quel poco che v’ho dato di me? Non dovevo venire con voi quel giorno per soffrirne dopo, così.” Per poi passare al tu: “Io non voglio che tu mi sfugga, Guido, io non voglio che tu mi segua da lontano come un estraneo…Lascia ch’io ti dica tu come un compagno, ch’io non senta fra noi il gelo di quella parola dura. Tu solo che non mi ami, tu solo che mi sfuggi.” Occorre innanzi tutto precisare che non è nostra intenzione procedere oltre col gossip. Vogliamo pertanto citare un’importate pubblicazione, firmata Silvio Raffo (grande poeta e grande divulgatore di poesia): Lady Medusa – Vita, Poesia e Amori di Amalia Guglielminetti; eccone alcuni stralci (da un articolo apparso su https://www.piemontemese.it/2017/06/30/quando-lamore-e-una-chimera-silvio-raffo-racconta-amalia-guglielminetti): “Se a scriversi sono due poeti come Guido Gozzano e Amalia Guglielminetti, due esteti della parola, due sognatori inguaribili, penetrare nella loro corrispondenza d’amorosi sensi è un privilegio” “La Guglielminetti è stata la protagonista di uno dei più clamorosi casi di damnatio memoriae della letteratura novecentesca. Scrittrice, giornalista d’avanguardia, ma soprattutto brillante poetessa, ebbe un successo effimero nell’Italietta dannunziana e liberty, per poi sprofondare ingiustamente nell’oblio”. “L’esperienza degli istituti cattolici e dei conventi di monache negli anni dell’adolescenza lascia un’intensa traccia nell’immaginazione della giovane”, sottolinea Raffo, “traccia che ritroviamo nel suo primo importante libro di poesie, Le Vergini Folli”.
Amalia Guglielminetti (1881-1941) nasce e cresce in una famiglia clericale e monarchica, il padre muore pochi anni dopo; studia in istituti religiosi e nel 1901 inizia a collaborare con La Gazzetta del Popolo. Colta, brillante, schietta, conosce nel frattempo Gozzano; Silvio Raffo afferma che la passione che lei sente, inalterata e incalzante, per Guido”, si scontra con “l’aridità sentimentale di lui che, seppur annichilito dalla sua bellezza, sa concederle soltanto una fraternità ispirata dalla comune dedizione alla poesia. Sono evidenti le corrispondenze tra Le seduzioni e l’epistolario dei due”. In ogni caso, se anche relazione fosse stata, sarebbe stata breve: il “suo” Guido non sarebbe vissuto a lungo. Nel 1935 tenta la carriera giornalistica a Roma, con scarso successo, tornando quindi a Torino nel ’37. Ebbe una relazione con Pitigrilli, che finì in modo burrascoso: carte bollate e tribunale (Dino Segre, invidioso di lei, falsifica alcuni carteggi inserendovi frasi di dileggio verso Mussolini). È la fine, e non solo della sua carriera. Ma Le vergini folli e L’insonne sono grande letteratura. Se abbiamo riscoperto la sua opera è anche grazie al contributo di Silvio Raffo. Dopo la morte di Gozzano - occorre ricordarlo - Amalia non scriverà più poesie. Forse perché scrivere poesie “non è un atto di buona volontà, ma di estrema volontà” (Alessandra Paganardi). Sino all’estremo della sua rinuncia.
Vortice
Noi ci fissammo, con un folgorio
d’occhi tenace. Io so che in quel momento
il cuore ti tremò del tremor mio.
Eravamo seduti con il mento
nella mano, in un’ombra di veranda,
in qual tempo, in qual giorno, io non rammento.
Rammento che giungeva a ondate, blanda,
una lontana musica e che spesso
ripeteva un motivo di domanda.
A un tratto ci trovammo così presso
da provarne vertigini, e smarriti
impallidimmo del pallore stesso
come su un buio vortice che inviti.
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