RILEGGENDO POESIA – PIERO BIGONGIARI

Vetrata

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Incontriamo Piero Bigongiari nell’ottobre 1994 (n.77),inserito anch’egli nella nota e meritoria rubrica di Silvio Ramat che, in quell’occasione, si soffermava soprattutto su La figlia di Babilonia, uno dei primi libri di questo importantissimo autore che tuttavia non fu analizzato criticamente se non da Oreste Macrì.

È anche vero, tuttavia, che Piero Bigongiari aveva allora ventotto anni.

Per alcuni cenni biografici proponiamo il sito https://paolofabrizioiacuzzi.it/home/piero-bigongiari/di-piero/chi-e-piero-bigongiari/, che ha il dono dell’accuratezza e della sintesi.

Piero Bigongiari, poeta e scrittore, critico militante e comparatista, teorico del linguaggio e della letteratura, pensatore e traduttore è nato a Navacchio (Pisa) il 15 ottobre 1914 ed è morto il 7 ottobre 1997 a Firenze, la città dove è stato protagonista della vita culturale italiana e internazionale: dalla fervida stagione europeista degli anni Trenta legata a “Campo di Marte” e “Letteratura” a quella longhiana di “Paragone”, dalla partecipazione a “L’Approdo letterario” a “Paradigma”, la rivista da lui fondata e diretta dal 1977.

cms_23721/Piero_Bigongiari.jpgÈ stato professore dell’Università di Firenze, dove ha insegnato Letteratura italiana moderna e contemporanea. Ha abitato anche a Pescia, Pistoia, Forte dei Marmi e Barberino di Mugello. Le carte e parte della sua biblioteca sono conservati nel Fondo Piero Bigongiari della Biblioteca San Giorgio del Comune di Pistoia (documentato a cura di Paolo Fabrizio Iacuzzi in Voci in un labirinto, Firenze, Polistampa 2000). I primi sei libri di poesie, dal 1933 al 1963 (L’Arca, La figlia di Babilonia, Rogo, Il corvo bianco, Le mura di Pistoia, Torre d’Arnolfo sono raccolti in Tutte le poesie I (1994), a cura di Paolo Fabrizio Iacuzzi. Fra i volumi di poesie successivi: Antimateria (1972), Moses (1979), Col dito in terra (1986), Suite parigina (1987), Diario americano (1987), Nel delta del poema (1989), Gli Inni (1986), La legge e la leggenda (1992), Abbandonato dall’angelo (1992), Dove finiscono le tracce (1996), Tra splendore e incandescenza (1996). Sono uscite postume, a cura di Iacuzzi, le poesie del 1990, E non vi è alcuna dimora (1999) e del 1996-97, Il silenzio del poema (2003). Nel 2009 è uscita La pietà, la noia della pietà (1942-44). L’attività in prosa è attestata dai racconti giovanili de Il sole della sera (1994), da Testimone in Grecia (1954) e Testimone in Egitto (1958), da Visibile e invisibile (1985), Una città rocciosa (1994), Nel giardino di Armida (1996), L’occhio del vento (2014). Le traduzioni sono raccolte in Il vento d’ottobre (1961). In nostri lettori possono integrare l’elenco – se lo vorranno – con le opere di critica letteraria e di critica e teoria dell’arte, consultando lo stesso sito. La sua collezione di quadri del Seicento fiorentino, conservata presso la sede della Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia, è fra le più importanti.

cms_23721/1.jpgAggiungiamo inoltre che a Pistoia conobbe Roberto Carifi, la cui abitazione non era distante dalla sua. Molti anni dopo Carifi afferma: “Con la sua parola calma, discreta, impastata in quel silenzio da dove provengono le parole vere, Bigongiari raccontava la sua poesia. Poche esperienze poetiche e di pensiero di questo secolo sembrano al pari di quella di Bigongiari, la parola donata nella comune memoria del Bene. Un cammino in cui la poesia, nota che accomuna maestro e discepolo, è un luogo dove nessuno sarà mai a tal punto straniero da non potervi trovare l’accoglienza.” Viaggiò parecchio, nonostante si autodefinisse “un sedentario che si sposta”. Su Il Foglio, Daniele Mencarelli ha affermato: “Nella costellazione dei maestri fondamentali del Novecento, Piero Bigongiari occupa una posizione di rilievo, è grazie a lui se ancora oggi possiamo attingere a tanta grande poesia, senza dimenticare di quanti giovani poeti fu interlocutore e promotore.” Collaborò anche con la RAI e, con L’approdo, meravigliosa avventura culturale prima radiofonica e poi televisiva, veicolò la letteratura contemporanea al grande pubblico. Letteratura come gesto naturale, allievi da forgiare, amicizie da coltivare lungo tutto l’arco dell’esistenza, passione e disponibilità verso il mondo. “A confrontarlo con il nostro presente,” conclude Mencarelli, “ i presunti maestri inarrivabili, disponibili solo dietro pagamento di lauto corso, magari per poi scoprire che di maestria non v’è traccia alcuna, sembrano trascorsi secoli su secoli.”

Vetrata

O memoria, la terra è il tuo ritorno
negli occhi, le magnolie
in un torno di gridi dai cortili
traboccano, sui lividi ginocchi
spunta l’età più grande come un’alba.
Una febbre rimuove dagli stipiti
la madre dolcemente: là trasporta
simile a luce le vele dal porto:
afosa muove sulle braccia a chi
non scorda. Mentre un lampo rosa inonda
la finestra, l’attesa: una tempesta
di caldo, un bacio che fa vana ressa.
E i cani spenti di una festa delirano
di viola se grappoli di nulla
pendono già a un oriente.

Raffaele Floris

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