RILEGGENDO POESIA – LUCA CANALI

A mio padre

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cms_29855/Poesia.jpgLa rivista mensile di cultura poetica edita da Crocetti pubblicava, nell’aprile 2009 (n. 237), inediti di Luca Canali, intitolando il pezzo La sfida solitaria, senza tuttavia neppure un cenno biografico del grande latinista, poi scomparso nel 2014 a 89 anni.

Probabilmente la scelta editoriale puntava a offrire il massimo spazio possibile all’autore, già molto noto. A otto anni dalla morte (e a quasi cento anni dalla nascita, era del ’25) ci pare invece necessario presentarlo ai nostri lettori. Ha insegnato letteratura latina all’università di Pisa. Più che per i suoi studi accademici (pregevoli e originali quelli su Cesare e Lucrezio), è noto come finissimo traduttore (di Virgilio, di Lucano), nonché come poeta e narratore. Come poeta è autore di numerose raccolte, in cui una cultura raffinata (fino al virtuosismo mimetico di Alla maniera di, 1986) si associa a una forte tensione espressiva, emblematica di un disagio in cui confluiscono motivi storici e personali (Un’altra stagione, 1959; La deriva, 1979, Il naufragio, 1983; Toccata e fuga, 1984; Giuro di dire, 1985).

Più direttamente autobiografica è la produzione narrativa: La Resistenza impura, 1965;La vecchia sinistra, 1970; Il sorriso di Giulia, 1979; Autobiografia di un baro, 1983; Spezzare l’assedio, 1984; Amate ombre, 1987; Diario segreto di Giulio Cesare, 1994; Nei pleniluni sereni (Lucrezio), 1995; Pietà per le spie, 1996;Reds, 2003; Cronaca di follie e amori impossibili, 2004. Tra le sue opere più recenti occorre ancora citare: Giulio Cesare (2006); Come leggere Virgilio (2007); L’interdetto (2009); Augusto. Braccio violento della storia (2011); Match nullo (2013).

(da https://www.treccani.it/enciclopedia/luca-canali/)

cms_29855/Luca_Canali.jpgDobbiamo costatare, contrariamente ad altre volte, che Treccani ha tracciato un ritratto sommario.

Canali partecipa alla Resistenza con il Partito d’Azione e, “attratto dal marxismo” (Wikipedia), a vent’anni si iscrive al Partito Comunista Italiano dove sarà per diversi anni militante attivo e dirigente di sezione; intanto, compiuti brillantemente gli studi classici all’Università di Roma, diventa assistente prima di Natalino Sapegno e poi di Ettore Paratore, con il quale si era laureato con una tesi su Lucrezio, il suo autore preferito assieme a Leopardi e James Joyce. Nel 1956, dopo i fatti di Ungheria, fonda insieme con Elio Petri, Tommaso Chiaretti, Ugo Attardi, Renzo Vespignani e altri, Città aperta, una rivista di cultura che esprime il dissenso di molti intellettuali comunisti dalla linea del partito di ortodossa fedeltà all’Unione Sovietica, e per questo viene espulso - con altri - nel 1958, con l’accusa di «revisionismo». La scoperta dei crimini staliniani rappresentò, per lui che aveva riposto nel comunismo la sua fede (così come molti altri marxisti della sua generazione, Canali era ateo), il "crollo di tutto il suo mondo", come ha spesso affermato, anche se rimase di sinistra, pur abbandonando il PCI. In seguito non si occuperà più di politica. Collabora anche con Nuovi Argomenti, Il Verri di Luciano Anceschi e Paragone. Vince quindi la cattedra di Letteratura latina all’Università di Pisa, dove insegna per quindici anni. Soffre fin da giovane di alcuni disturbi psichici che lo costringono successivamente anche a ricoveri in clinica, cure psichiatriche e numerose sedute di psicoanalisi. Sposatosi con Maria, una donna spagnola, da lei ebbe una figlia. Collabora anche con Federico Fellini per il Satyricon, e, lasciato l’insegnamento universitario per l’aggravarsi dei disturbi, dal 1981 si dedica a un’intensa attività di scrittore di romanzi e racconti. Trascorse la maggior parte della vita a Roma. La sua opera narrativa affronta con lucidità e durezza gli anni di guerra e di resistenza, la militanza nel PCI del dopoguerra, e le mille imprevedibili pieghe dell’animo umano, tra incontri, affetti, eros e solitudine, nei meandri della nevrosi compulsiva e della depressione. Famose e importanti sono le sue traduzioni delle Bucoliche (1978), delle Georgiche (1983) e dell’Eneide di Virgilio (in sei volumi, 1978-83) e de La natura delle cose di Lucrezio. Saggi, traduzioni e romanzi sono talmente numerosi che c’impediscono addirittura un elenco. Le sillogi poetiche sono nove, tra cui Un’altra stagione (1959), La deriva (1979), Il naufragio (1983), Toccata e fuga (1984).Deliri. Discepole in sogno, Milano, Crocetti, 2005. Alcuni siti letterari, facendo riferimento alla sua biografia, lo definiscono di “estrema sinistra”, affermazione fuorviante e antistorica, se non contestualizzata, tanto più che ultimamente aveva collaborato alle pagine culturali de Il Giornale, durante la direzione di Vittorio Feltri. Rassegniamoci: il pressapochismo dilaga.

A mio padre

Ci siamo forse sempre
amati
senza incontrarci mai.
L’unico adulto
errore senza indulto
nella tua vita di ragazzo
mai cresciuto
(al pari di me)
è averci generati.

Raffaele Floris

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