RILEGGENDO POESIA – CESARE VIVIANI

Dicono: è mancato, è scomparso

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cms_23674/POESIA_1635731929.jpgIn Cesare Viviani, osservava Enrico Testa nel n. 75 (luglio/agosto 1994), si è solitidistinguere una fase sperimentale, vicina alla neo-avanguardia, rappresentata dai primi due libri (poi vedremo quali, NdA) e le opere successive progressivamente orientate verso una dizione diretta, comunicativa e grammaticale.

Lo sperimentare del primo Viviani punta all’invenzione idiolettale, all’elaborazione di una sorta di lingua privata che dell’oltranza trasgressiva nei confronti delle forme sociali della langue si vale per disegnare il proprio percorso tra i poli dello psichismo individuale e della sua relazione, ora autocomunicativa, ora diretta, con le figure divine e parentali.

cms_23674/Cesare_Viviani.jpgApprendiamo dal sito https://www.italian-poetry.org/cesare-viviani/ che Cesare Viviani è nato a Siena nel 1947 e vive a Milano. Ha scritto i seguenti libri di poesia: L’ostrabismo cara (Feltrinelli, 1973), Piumana (Guanda, 1977), L’amore delle parti (Mondadori, 1981), Summulae 1966_1972 (Scheiwiller,1983), Merisi (Mondadori, 1986), Preghiera del nome (Mondadori, 1990, Premio Viareggio), L’opera lasciata sola (Mondadori, 1993), Cori non io 1975-1977 (Crocetti, 1994), Una comunità degli animi (Mondadori, 1997), Silenzio dell’universo (Einaudi, 2000), Passanti (Mondadori, 2002), Poesie1987-2002 (Mondadori, 2003), La forma della vita (Einaudi, 2005), Credere all’invisibile (Einaudi, 2009), Infinita fine (Einaudi, 2012), Osare dire (Einaudi, 2016). Nel 1987 ha pubblicato un romanzo dal titolo Folle avena (Studio Tesi). La produzione saggistica comprende questi titoli: La scena (Edizioni di Barbablù, 1985), Pensieri per una poetica della veste (Crocetti, 1988), Il sogno dell’interpretazione (Costa e Nolan, 1989), Il mondo non è uno spettacolo (Il Saggiatore, 1998), L’autonomia della psicanalisi (Costa & Nolan, 2008). Ha tradotto da Verlaine: Feste galanti (Guanda, 1979), Feste galanti-La Buona Canzone (Oscar Mondadori, 1988), Il profilo lieve delle voci antiche (Centro Nazionale di Studi Leopardiani, 1998), Paul Verlaine, Romanze senza parole (Feltrinelli, 2007). Ha curato, con Tomaso Kemeny, i convegni svoltisi a Milano nel 1978 e 1979 sulla “nuova poesia italiana” e i relativi atti: Il movimento della poesia italiana negli anni settanta (Dedalo, 1979), e I percorsi della nuova poesia italiana (Guida, 1980). Dell’ambiente letterario, durante gli anni senesi, conosce Carlo Betocchi, Mario Luzi e Franco Fortini che insegnava all’Università di Siena. Nel 1972 si trasferisce a Milano dove svolge il lavoro di giornalista e poi di psicologo nelle istituzioni sanitarie pubbliche. Nel 1973 si afferma come poeta con il libro di esordio L’ostrabismo cara. Collabora per anni con recensioni e interventi di argomento psicologico e sociale ai quotidiani “Il Giorno”, “Corriere della Sera” e “Avvenire”.

cms_23674/00_1635732639.jpgIn effetti anche il sito https://www.doppiozero.com/materiali/cesare-viviani osserva che per la prestigiosa “Collezione di poesia” di Einaudi Cesare Viviani pubblica Ora tocca all’imperfetto (2020), ultimo tassello di una lunghissima e prestigiosa carriera in cui l’autore ha attraversato fasi ed “epoche” diverse, sempre però mantenendo un alto grado di significatività, un’inconfondibile personalità (anche attraverso i cambiamenti) e, soprattutto, una costante qualità poetica; elementi che rendono Viviani uno dei poeti più autentici e “persistenti” del panorama italiano.

E a proposito di carriera. Si potrebbero cercare, andando a ritroso, antecedenti di questo volumetto – sia per i temi, sia per il taglio epigrammatico e gnomico – in raccolte quali Una comunità degli animi o, ancora di più, forse, in Passanti. Ma non credo che questa storicizzazione sia la prima cosa da rilevare di queste poesie. Il libro può essere aperto e apprezzato anche da chi non abbia mai letto nulla di Viviani (anzi: potrebbe essere l’occasione per un primo incontro non deludente). La prima cosa da dire su queste poesie è invece che esse parlano di cose importanti e che riguardano tutti: nulla di meno che il senso dell’esistenza, il mistero del sacro, il tempo, la felicità e l’infelicità, la vita e la morte. Un autore, dunque, che vale la pena incontrare. Quando sarà possibile anche “in presenza”, termine oggi ovviamente comprensibile. Visto quello che ci ha portato (e che ci ha portato via) l’emergenza sanitaria speriamo che tale espressione risulti ben presto desueta.

Raffaele Floris

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