RILEGGENDO POESIA – GAETANO ARCANGELI

Giungere al polso fermo

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cms_23076/Gaetano_Arcangeli.jpg“Ci sembra giusto ricordare l’opera poetica di Gaetano Arcangeli ai nostri lettori e a quanti, saggisti e antologisti, l’hanno dimenticata e voluta dimenticare.

Basti pensare che nella nuova edizione della Storia della Letteratura Italiana dell’editore Garzanti è stata tolta persino la menzione del suo nome.

Ci consoli sapere che neppure Franco Fortini sarebbe stato presente se l’estensore de Il secondo Novecento, Giovanni Raboni, non si fosse fatto carico di colmare la lacuna uscendo dall’ambito cronologico che gli competeva.” Così esordiva il n. 10/1 del nostro mensile.

Se già nel 1988 Arcangeli era un autore dimenticato – e quindi poco noto – cosa pensare ora? Forse oggi, sommessamente e modestamente, ma risolutamente, tocca a noi colmare questa lacuna. Nell’era della comunicazione globale e dell’accesso quasi illimitato a molte informazioni le possibilità non mancano: basta volerlo.

Sul sito https://www.bibliotecasalaborsa.it/content/mappascrittori/autori/gaetano_arcangeli Gaetano Arcangeli (1910-1970) è presente nella Mappa degli scrittori a Bologna tra 800 e 900: nasce a Bologna in una delle maggiori famiglie intellettuali bolognesi del Novecento. Il fratello Nino è musicista, la sorella Bianca pittrice, Francesco scrittore e noto critico d’arte. I fratelli vivranno quasi sempre assieme: “microcosmo compatto e quasi inespugnabile”.

cms_23076/poesia.jpgTra Tanuccio e Momi il rapporto è speciale: un po’ più grande, il primo aiuta il secondo "a capire l’arte e a penetrare gli incanti della poesia". Insieme visitano le mostre d’arte e leggono l’amato Pascoli (la sua tesi di laurea sarà appunto su Giovanni Pascoli, NdA). Francesco definirà in seguito il fratello poeta "maestro della mia sensibilità".

Gaetano esordisce nel 1939 con Dal Vivere, opera mista di prosa e poesia. In Solo se ombra, del 1951, la sua lirica sembra adeguarsi all’ermetismo dominante. A Ungaretti questo libro appare "calmo di grazia e di luce, nutrito di memoria, fatto per durare nelle memorie". Il suo lavoro più importante è L’Appennino, del 1958, ripreso alcuni anni dopo con il titolo L’Appennino e nuove poesie. È autore anche di due opere di narrativa: I passi notturni (1959) e L’anima del mare (1968).

Collabora a "Paragone", "L’Approdo", "La Rassegna italiana" e “Il Resto del Carlino”; per la sua opera poetica e narrativa ottiene vari riconoscimenti, tra i quali i premi "San Pellegrino", "Taranto", "Ausonia", "D’Annunzio". Nel 1971 apparirà postuma l’antologia delle Poesie, che comprende Canzonetta all’Italia, del 1969.

Spirito indipendente, refrattario sia ai cenacoli culturali che alle poetiche conclamate, sul finire della prima metà del secolo Arcangeli rappresenta una voce solitaria, controcorrente, teneramente allusiva, come quelle ceramiche morandiane che, nella loro dimessa quotidianità, conservano la patina delle memorie e del tempo (M.L. Bramante Tinarelli). Ungaretti in quell’occasione si sbagliava: i libri di Gaetano Arcangeli non sono “durati nella memoria”. Quando un autore percorre per tutta la vita il suo solitario sentiero, controcorrente (talvolta addirittura in modo involontario) rispetto ai “cenacoli culturali”, ai “manifesti”, ai codazzi allineati e coperti, stia pur certo che l’oblio non tarderà a manifestarsi. A cinquant’anni dalla morte un silenzio assordante dal cosiddetto “panorama culturale”, trita espressione che non vuol dire niente. Sarebbe ora di dedicargli qualcosa. Magari soltanto la nostra lettura.

Giungere al polso fermo

Giungere al polso fermo e regolare

che batte nella marcia agli autotreni

dilati alla terra e alla notte,

ferma carezza rude sulle strade

nella veglia virile che non ha

nemmeno indugio per la notte bella,

ma lancia fari a dissolvere ombre

e getta rombi incontro a casolari

dormenti o trasognati…

Raffaele Floris

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