RILEGGENDO POESIA – LALLA ROMANO

Il richiamo

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cms_24803/poesia.jpgSolo il silenzio vive. Lalla Romano e la poesia era un articolo pubblicato nel febbraio 1998 (n. 114) a cura di Antonio Ria, suo compagno di vita e di lavoro, conosciuto nel 1986, dopo la scomparsa del marito Innocenzo.

Molta era la differenza di età, ma molte altre cose li accomunavano, in primis l’amore per l’arte sotto tutti i profili, sia umani ed esistenziali che progettuali. Antonio Ria dunque affermava: “Lalla Romano è soprattutto conosciuta come autrice di libri di narrativa: in oltre quarant’anni ne ha pubblicati una quindicina,. Alcuni sono molto noti (…). Sono libri che in qualche modo hanno segnato la narrativa della seconda parte del Novecento. Meno nota è Lalla Romano poeta. Invece per Lalla Romano occorrerebbe dire: in principio era la poesia. Perché la poesia ha segnato l’arte di Lalla Romano sin dall’inizio. Da giovane disprezzava i romanzi, non voleva leggerli; leggeva soltanto poesie. Questo di disprezzo l’ha superato durante la guerra, quando per incarico di Pavese tradusse i Trois contes di Flaubert e capì che anche la prosa poteva essere poesia.” Oggi esiste anche un sito dedicato all’autrice, curato sempre da Antonio Ria, in collaborazione con Giulio Einaudi editore (che tuttavia aveva rifiutato Fiore, la prima silloge di Lalla Romano, poi pubblicata da Frassinelli).

cms_24803/Lalla_Romano.jpgDa https://www.lallaromano.it/. Scrittrice fra le più interessanti del Novecento italiano, Graziella Romano, detta Lalla, nasce nel 1906 a Demonte, un paesino della provincia di Cuneo. Conseguita la maturità classica e intrapresi gli studi letterari all’Università di Torino, Lalla Romano preferisce in un primo momento dedicarsi alla pittura, frequentando – su consiglio del suo maestro Lionello Venturi – la scuola di Felice Casorati. Per vent’anni alterna l’attività pittorica a quella della scrittura, mentre lavora come insegnante. Incoraggiata da Eugenio Montale, nel 1941 esordisce come poetessa con la raccolta di versi Fiore. Nel 1947 si trasferisce a Milano, smette di dipingere e scrive il primo libro in prosa Le metamorfosi(1951), seguito da Maria (1953). Il romanzo Le parole tra noi leggere la rende nota al grande pubblico e le fa vincere il premio Strega nel 1969. La sua scrittura indaga, con limpidezza e concentrazione di stile, l’esistenza quotidiana, spesso a partire dalla propria, alla ricerca di uno squarcio di verità. I rapporti interpersonali, la riflessione sul senso della memoria e sul legame fra vita e letteratura sono i temi principali dei suoi libri, fra cui La penombra che abbiamo attraversato, Una giovinezza inventata, Nei mari estremi.Fervida romanziera, ha continuato a scrivere fino agli ultimi anni, nonostante la cecità progressiva. Si è spenta a Milano nel 2001. Postumo è uscito Diario ultimo, la sua estrema testimonianza narrativa. Aggiungiamo: collaborò con Il Giorno, Il Corriere della Sera, Il Giornale Nuovo; fu eletta in consiglio comunale a Milano come indipendente nelle liste del PCI (alcuni siti fanno riferimento al 1976, ma a nostro avviso si trattò delle elezioni amministrative del ’75). In brevissimo tempo si dimette “delusa e annoiata”. cms_24803/0.jpgL’opera omnia dell’autrice piemontese è consultabile sullo stesso sito: non abbiamo qui spazio sufficiente, che comunque Lalla Romano meriterebbe. Ecco invece la sua produzione poetica: Fiore, Torino, Frassinelli, 1941 L’autunno, con note di Carlo Bo, Milano, Edizioni della meridiana, 1955; Giovane è il tempo, Torino, Einaudi, 1974; Poesie, Torino, Einaudi, 2000 (contiene Fiore, L’Autunno e Giovane è il tempo); Poesie per il Sig. E. Montale; seguite da Parole ultime, a cura di A. Ria, Einaudi, Torino 2001; Poesie (forse) utili, Novara, Interlinea, 2002; Poesie per Giovanni, Ventimiglia, Philobiblon, 2007. Quindi, circa trent’anni dopo, Einaudi era tornato sui suoi passi. Concludeva così Antonio Ria, citando un’epigrafe definitiva alla scrittura e alla ricerca artistica di Lalla Romano: “Per me scrivere è sempre stato cogliere, dal tessuto fitto e complesso della vita qualche immagine, dal rumore del mondo qualche nota, e circondarle di silenzio.” Andrea Cortellessa ha evidenziato come «il nitore d’immagine e la dizione classica di Lalla Romano abbiano valore reattivo. Per non dire, proprio, esorcistico». Il critico legge nel tema della metamorfosi, del sogno, un continuum che attraversa l’opera dell’autrice, dai primi testi poetici («Entrò nel sogno una farfalla…», Fiore, 1941) alla vita «assolutamente irreale» dell’ultimo capitolo di Ho sognato l’Ospedale, intitolato proprio «Metamorfosi». Una metamorfosi intatta per Lalla Romano.

Il richiamo

Nasce dalla mia pena questo canto
che sale nel meriggio sonnolento
più accorato di un pianto?

Io tenevo segreto il mio pianto,
e ritorna più vasto e più lento.

S’è mutata in aperto lamento
la gelosa amarezza del pianto:

e il richiamo profondo vi sento,
che risponde nel muto mio pianto.

Raffaele Floris

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