RILEGGENDO POESIA – MASSIMO LIPPI

"Recide un’altra gioia"

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cms_20518/0.jpgPoeta e scultore, di lui scriveva Luca Lenzini: “Non so se Massimo Lippi non voglia scrivere un autoritratto – come mi è stato detto – o piuttosto non sappia. Di astensioni è fatta la sua esistenza quotidiana. Uno scultore che si guadagna da vivere con la scultura. Franco Fortini lo descrive lontano e sconvolto, com’è davvero. Camminando con lui si viene interrotti da persone della più varia estrazione, ma più spesso parroci e maestre, studenti e falegnami e fabbri, che lo fermano per raccontargli le proprie giornate, le storie, i lutti di cui nessuno parla con nessuno.”

Chi era e chi è dunque Massimo Lippi? Leggiamo dal suo sito personale https://www.massimolippi.com (laddove, evidentemente, qualcosa di sé ha giocoforza dovuto dire): Massimo Lippi è nato il 14 Gennaio del 1951 a Ponte a Tressa, vicino a Siena, dove vive e lavora. Sono essenziali alla sua formazione l’apprendistato presso lo zio Olinto, figura di ingegnoso artigiano, e l’insegnamento di Zita Pepi, che gli fa incontrare la poesia. Frequenta l’Istituto d’Arte di Siena avendo fra i suoi insegnanti più cari Virgilio Carmigniani. Inizia a frequentare il maestro Albert Lassuer.

Si laurea in Storia dell’Arte con Giuliano Briganti con una tesi sullo scultore Alberto Sani.Enzo Carli accompagna con un importante scritto di presentazione la sua personale a Empoli (1987). Si sposa con Elisabetta da cui ha quattro figli. Insegna per 10 anni scultura all’Istituto D’arte di Siena, e quindi all’Accademia di Carrara e Macerata.

Lascia l’insegnamento per dedicarsi interamente all’attività artistica che lo vede presente in Italia, in Europa e nelle Stati Uniti con opere monumentali. Viaggia per motivi di studio e di lavoro negli Stati Uniti, in Russia e Cina. Espone in Italia e all’estero. E’ del 1982 l’esordio poetico nell’antologia einaudiana dei Nuovi Poeti Italiani, con prefazione di Alfonso Berardinelli. Escono quindi presso Scheiwiller i suoi primi libri di poesia, Non popolo mio (1981) e Passi il mondo e venga la Grazia (1999, finalista al Premio di Viareggio), autorevolmente prefatti da Franco Fortini e da Giovanni Raboni, che lo segnalano tra i poeti più forti e originali della sua generazione.

Seguono altri tre volumi di poesia, Nuziale (Giorgio Lucini, 2003), Dell’invincible Sogno (Giorgio Lucini, 2004), ed il recente Exilium (Cantagalli, 2008, finalista al Premio Viareggio-Rèpaci 2009).

cms_20518/unnamed.jpgIn una recente intervista ha affermato: “Io non fo avanguardia per stupire, per una trovata che ne macina un’altra, all’infinito. Gli altri vedono l’estetica, io la spiritualità profonda. La Chiesa deve uscire da un problema di estetica, solo allora ci sarà una salvezza per l’estetica.

Non possiamo pretendere di prendere il Vangelo e chiuderlo in una scultura se l’arte non c’è. Senza la religione la bellezza è inutile o peggio è falsa. L’arte di per sé non salva. Solo la bellezza-Cristo salverà il mondo”. Un’affermazione perentoria.

Nel tempo del relativismo, del politically correct, di tutte le mezze misure usate e abusate per sfruttare ogni vento favorevole, Massimo Lippi va controcorrente: e oggi è più difficile di un tempo confessare pubblicamente la propria fede, così come (paradossalmente, ma non troppo) è altrettanto difficile proclamare il proprio completo ateismo. In una lapide a S. Anna di Stazzema Lippi ammonisce: “la nuova gente sappia/di quale ferocia/l’uomo/si governi.” Dovrebbero ricordarselo anche molti altri “cristiani”.

Recide un’altra gioia
lo spasimo d’ombre
che la Fonte salutare
appiana.
Come per noi
come per noi
vedo salire e crescere
il solitario battistrada
fragile ostaggio
del fuoco dell’Amore
muto fiore
che invoca intatto
per dentro l’anima
che geme
dal trasparente
nostro gelo.

Raffaele Floris

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