RILEGGENDO POESIA – REMO FASANI
Tra pioggia e sole…
Remo Fasani (1922-2011) è uno dei tanti poeti vissuti nella solitudine e nel silenzio, ragion per cui pochi se ne accorgono e ancor meno lo ricordano.
Avendo vissuto 99 anni quest’anno era (è) il decennale della morte (e il 2022 il centenario della nascita).
Nel dicembre 2002 (n. 167) POESIA gli tributava il giusto omaggio nella rubrica Inediti, Remo Fasani – Novenari.
Francesco Negroni così lo presentava nel 2011, l’anno della morte (https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/023264/2011-10-13/, link dove è anche reperibile l’opera omnia).
Nato a Mesocco, (un comune svizzero del Canton Grigioni, NdA) figlio di Rodolfo, contadino, e di Barbara Brocco. Celibe. Frequentò le scuole del villaggio e proseguì gli studi alla scuola magistrale di Coira e alle Univ. di Zurigo e Firenze; nel 1952 si laureò in letteratura con una tesi su Manzoni. Insegnò nelle scuole secondarie di Poschiavo e di Roveredo (GR) e alla scuola cant. di Coira; dal 1962 al 1985 fu professore ordinario di lingua e letteratura it. all’Univ. di Neuchâtel e in seguito professore emerito. L’iter poetico di F. si articola in quattro "stagioni": la prima è costituita dalle raccolte poetiche Senso dell’esilio (1945) e Un altro segno (1965), in cui la presenza della montagna (sia come luogo ostile che come dimensione interiore) è dominante. La seconda, contraddistinta da un impegno civile (ecologico in particolare), inizia dopo il 1968 e racchiude Qui e ora (1971) e Oggi come oggi (1976); il poemetto "Pian San Giacomo" (1983) è uno dei numerosi e interessanti esempi di poesia attiva, dove F. si alza contro i soprusi ecologici. La terza stagione vuol essere una sintesi tra le due precedenti (significativo è il titolo della raccolta Tra due mondi, 1983): il silenzio delle montagne accarezza la protesta del poeta. La quarta stagione, coronata dalla raccolta Un luogo sulla terra (1992), vuole essere un messaggio da un luogo ideale che completa e supera il cerchio artistico di F.; la sua raccolta di versi Giornale minimo (1993) è infine espressione di una vena ironica che serpeggia anche altrove. F. fu traduttore, spec. di liriche ted. (Rilke), e attento e originale critico letterario; numerosi sono gli studi dedicati a Manzoni e a Dante, di cui studiò in particolare la Divina Comedia facendo riferimento a una critica testuale basata sullo studio delle varianti. Ottenne il premio Schiller nel 1965, 1975 (per l’insieme della sua opera), 1983 e 2001, e il premio grigione per la cultura nel 1994. Fasani, poeta, saggista, critico ed artista e stato di rilevante influenza per Cristina Campo, che ne apprezzava la straordinaria cultura e ne condivideva gli interessi, come è documentabile dall’epistolario intrattenuto dalla stessa tra il 1951 ed il 1954. Sono stati uniti inizialmente dall’esperienza comune della “Posta Letteraria del Corriere dell’Adda” fondata da Gianfranco Draghi e dalla Campo che affidò allo scrittore alcuni dei suoi manoscritti. Andrea Paganini, in occasione dei 75 anni dell’autore, così scriveva: “È uno dei nostri, Remo Fasani, uno di quelli venuti su fra le montagne, sulle sponde di un fiume che scorre (scorreva) tra i loro pendii alpestri. E se n’è affezionato; si è avvincolato al nostro ambiente, alla sua Mesolcina, al suo Pian San Giacomo, ai nostri abeti, al vento.
È partito (che senso, l’esilio!), come un ragazzo della via Gluck, senza svellere però mai dal cuore, dall’anima colma, quelle radici genuine. Poeta contestatore, s’è scagliato con «ira funesta» contro l’ostentazione cieca del «progresso» e della tecnica irrispettosi dell’ambiente, delle bestie, della storia della gente: di quella gente tranquilla che, ignara, nell’abbaglio dell’autostrada — di cui si salutava con importanza l’arrivo a scapito dell’amico treno — riponeva le proprie speranze. È stato l’avvocato nostro (perdente? vincente?) nelle cause delle minoranze — linguistiche e non — minacciate dal nemico oscuro, della gente semplice, delle Valli, che, attonita e atona, restava a guardare. Immerso nella solitudine, Fasani, lo si trova ancor là, volto a cogliere il mistero della natura: descrizione, meditazione. Ed ecco: l’immagine acquista spessore. D’un tratto è il poeta che grida «Appari!»: e una voce si accenna (risponde?) dal monte; rimane sospesa diafana come una stella tremante sul far del mattino.” Ambientalista ante litteram, aveva intuito, presagito lo scempio che si stava compiendo. E, avendo vissuto così tanto, ne ha potuto costatare l’evidenza: i fatti (e i misfatti) gli hanno dato ragione.
Tra pioggia e sole esita oggi
la giornata; né quasi importa
chi vincerà. Il sole è buono,
buona la pioggia. L’importante
è questo essere tra i due
e questo moto verso l’uno
o l’altra. Non lo stare fermo,
l’indifferente soprastare,
inutile nebbia del mondo.
(in altre versioni: sabbia e salsedine del mondo, NdA)
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