RILEGGENDO POESIA – FERNANDO BANDINI

Lucciole

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cms_29331/poesia.jpgLa rubrica Lo scaffale di POESIA, che mensilmente selezionava e recensiva una decina di libri in uscita, trattava, nell’ottobre 2007 (n. 220) – tra gli altri – anche l’ultimo libro di Fernando Bandini: Dietro in cancelli e altrove (Garzanti).

Silvio Ramat affermava “Quella di Bandini è una musica alta ma comunicativa, che avvince sia negli endecasillabi perfetti sia nel loro variare per eccedenze o potature, nonché nel gioco della rima, che dalle combinazioni più agevoli si spinge alle più peregrine, rafforzando in noi l’impressione di una rara maestria, che nella forma e nella materia salda il moderno all’arcaico, il semplice al sublime.” […] “Un’ombra luttuosa aggiuntiva, una musica più grave ispirata a un senso del morire che non è solo un colore diffuso ma un tema individuale, autobiografico,” si salda con le due precedenti pubblicazioni (vedremo quali nelle note biobibliografiche). Ramat aggiungeva che Bandini aveva un prestigioso curriculum come poeta in lingua latina (sulle orme del Pascoli) nonché come poeta dialettale in lingua vicentina.

Chi era e che cosa scrisse Fernando Bandini lo apprendiamo da https://www.treccani.it/enciclopedia/fernando-bandini/.

cms_29331/Fernando_Bandini.jpgFernando Bandini, poeta italiano (nato a Vicenza nel 1931 e scomparso nel 2013), è stato docente di Filologia Romanza e Stilistica, poi di Metrica italiana all’Università di Padova e successivamente di Letteratura italiana Moderna e Contemporanea all’Università di Ginevra. Alla produzione poetica ha affiancato quella di saggistica e di traduzione.

Al 1962 risale la sua prima raccolta di poesie In modo lampante, a cui sono seguite, tra l’altro: Per partito preso (1965), Memoria del futuro (1969), La màntide e la città (1979), Il ritorno della cometa (1985), Santi di dicembre (1994) e Dietro i cancelli e altrove (2007). Nel 2018 è stato edito il volume Fernando Bandini. Tutte le poesie, che ne raccoglie la produzione poetica. Vincitore di vari premi letterari, ha scritto poesie anche in latino e in dialetto vicentino. B. è stato consigliere della Biennale di Venezia nei primi anni Ottanta e presidente dell’Accademia Olimpica di Vicenza dal 2003 al 2011. Per note biografiche ancora più accurate vale la pena affidarsi a

https://www.accademiaolimpica.it/wp-content/uploads/2016/09/Vita-e-opere-di-Fernando-Bandini_-di-Lorenzo-Renzi.pdf.

Il blog https://www.nazioneindiana.com/2018/03/14/ gli ha tributato un amplissimo omaggio, in cui si legge fra l’altro: “la poesia di Fernando Bandini, sebbene non abbia goduto del riconoscimento e del successo pubblico che meritava, sia a causa della sua atipicità e del severo virtuosismo formale, sia per il profilo discreto e riservato della persona, ebbe molti estimatori tra letterati e critici: Zanzotto e Raboni, in primis, e poi i più giovani allievi e seguaci Paolo Lanaro e Rodolfo Zucco.

Andrea Zanzotto lo definì: «poeta eccezionale tra pacatezza e meditazione», e Giovanni Raboni commentò con ammirazione la sua «poesia percorsa da una sottile mobilità e inquietudine», e il suo «parlare sommesso e ragionativo».

cms_29331/FERNANDO_BANDINI___2.jpgDello stile di Bandini si occupa specificamente l’introduzione di Gian Luigi Beccaria, che evidenzia «la limpidità della lingua… la sensibilità e la perizia metrica… la piena sostanza sintattica… una medietà e colloquialità simulata» praticate da questo poeta che si muoveva «fuori da scuole o gruppi», consapevole però del valore di tutta la tradizione letteraria italiana, e contiguo agli esiti di Giudici e Raboni, piuttosto che alle dissacrazioni, agli ermetismi e ai tecnicismi delle avanguardie. In relazione ai contenuti della sua scrittura, Beccaria sottolinea l’«appartata / tenerezza», affettuosamente complice, con cui Bandini guardava agli affetti familiari e alla quotidianità domestica, alle presenze animali e vegetali della natura, alla «farragine di tetti» della sua piccola Aznèciv («questa città dove all’alba / riconosco alla voce ogni campana», «questa città / indotta e bigotta»)”. Si noti, en passant, che Aznèciv è semplicemente Vicenza scritto al contrario: Bandini lo faceva spesso. Dunque possiamo affermare che – in questi tempi sconquassati, parafrasando Silvio Raffo – essere (o essere stati) pacati, meditativi, appartati, con sensibilità e perizia stilistica, sintattica e metrica, essere “fuori da scuole o gruppi”, essere consapevoli del valore di tutta la tradizione letteraria italiana, insomma essere stato un poeta con la P maiuscola, in lingua italiana, in lingua latina, in dialetto vicentino, tutto questo è stato quasi di ostacolo al riconoscimento e al successo pubblico che meritava. Non che i riconoscimenti siano indispensabili per le sorti di un poeta, tanto meno lo sono per quelle della poesia. Il problema è che se Bandini ne ha ricevuti pochi, a chi sono stati dati?

LUCCIOLE

Ci sono ancora le lucciole. Sbandano

dai loro greggi di tremulo fosforo

su pendii non talmente desolati

da non avere un nome sulle carte.

Lasciano cicatrici d’oro nelle tenebre

a futura memoria.

Raffaele Floris

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