RIMBORSARE LE SPESE MEDICHE!

La CGUE cancella la necessità di preventiva autorizzazione

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cms_19357/apertura.jpgImportante decisione della CGUE, quella recante gli estremi del 23 settembre sulla causa C-777/18. La questione trae origine dal ricorso preventivo inoltrato alla Corte Europea dal Tribunale ungherese a cui si era rivolto un cittadino per vedersi riconosciuto il diritto al rimborso di spese mediche sostenute in Germania. Tale possibilità non era esclusa dalle norme interne, ma era sottoposta alla “preventiva autorizzazione” delle autorità preposte alla verifica dei requisiti, con quel che si può immaginare in termini di tempi dilatati rispetto alle esigenze delle persone malate. La Corte ha sancito che la previsione di una autorizzazione preventiva del singolo Stato per consentire cure e spese mediche fuori dal proprio Paese (ma nell’ambito UE) viola il principio di libera prestazione dei servizi e della direttiva sull’assistenza sanitaria transfrontaliera. Il provvedimento precisa che in presenza di urgenza non si può imporre all’interessato la conclusione dell’iter amministrativo che spesso giunge al termine troppo tardi rispetto alle esigenze del richiedente. Piuttosto, commenta la Corte, al posto del dato formale costituito dal documento in cui si consacra il diritto del malato, va accertato in concreto, dal Giudice nazionale e/o dagli organi preposti, che tale urgenza effettivamente sussista. La Corte dà una spallata, in fin dei conti, al formalismo fine a sé stesso e libera il malato dall’angoscia di rischiare che un pezzo di carta possa non arrivargli mai e non possa farsi rimborsare spese per necessità mediche importanti. Certo questo non lo dispenserà dal fornire una prova di forte verosimiglianza circa la sussistenza di quei presupposti che normalmente sono consacrati nella “autorizzazione” preventiva, ma questa decisione rappresenta comunque un passo avanti perché la sua buona fede potrà trovare altrimenti un giusto riconoscimento. E siccome le istituzioni, anche interne, vanno aiutate a trovare modi sempre migliori per uniformarsi ai precetti europei e attraverso quelli a fornire un servizio sempre più utile e uniforme per i cittadini che ne fanno parte, vogliamo anche presumere e augurarci che, a fronte di un provvedimento così chiaro, le autorità preposte si organizzino meglio per facilitare il rilascio di una “autorizzazione” che non chiameremo più così, definendola magari, più semplicemente “verifica positiva”, evitando che la questione finisca nei Tribunali solo per il ritardo nell’espletamento della pratica di verifica. Buona fortuna ai cittadini europei malati e a chi li governa. Anzi: buona fortuna ai malati di tutto il mondo.

Nicola D’Agostino

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