RINVIATI I NEGOZIATI PER LA BREXIT
Unione Europea e Gran Bretagna lavorano a modi alternativi per i colloqui
Si ferma anche la Gran Bretagna. Fa notizia, a prescindere dal periodo storico. Gli inglesi (e ci sono decine di avvenimenti a testimoniarlo) sono sempre stati abbastanza restii ad adeguarsi alle decisioni prese e condivise dagli altri stati, preferendo essere un fiume autonomo salvo fare dietrofront e accodarsi al resto.
Perciò la notizia dell’annullamento della seconda tornata di negoziati face to face (per utilizzare un’espressione a loro cara) sul dopo Brexit non poteva passare inosservata, in virtù del fatto che l’uscita dall’Unione Europea è stata fortemente voluta dal popolo inglese. Il processo è stato lungo e faticoso, e può essere necessario un breve riepilogo. Procediamo.
L’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea ha dato un appiglio al popolo britannico per tenere un referendum sulla permanenza nella UE. Il risultato è stato 52% contro 48% per l’uscita. A questo punto siamo quasi alla fine del primo quarto del periodo di transizione che si concluderà il 31 dicembre.
Ripercorriamo le fasi salienti di questa controversa rivoluzione. Alla fine di giugno del 2017 cominciano i negoziati per il ritiro, con l’accordo di recesso firmato nel novembre 2018, nonostante il parlamento d’Oltremanica avesse votato contro la ratifica per ben tre volte. Il quadrimestre marzo-luglio 2019 è un crocevia fondamentale, sia per la Brexit che per tutto ciò che riguarda il presente e il futuro della politica della Gran Bretagna: la May si dimette dalla carica di premier e viene sostituita da Boris Johnson, che rivede i precedenti accordi per l’Irlanda del Nord.
Arriviamo, dunque, alle tre date fondamentali. Il 29 gennaio 2020 il Parlamento Europeo approva definitivamente i termini stabiliti dall’accordo di recesso (621 voti favorevoli a fronte di soli 49 contrari) e il 30 gennaio il Consiglio dell’Unione Europea completa una volta per tutte il processo. Dalle ore 23 (orario britannico) il Regno Unito cessa ufficialmente di essere uno stato membro dell’UE e dell’Euratom.
Durante il periodo di transizione, che (come già accennato) si concluderà alla fine di quest’anno, dovranno chiudersi tutte le trattazioni. E ora? L’emergenza in corso ha costretto i negoziati faccia a faccia all’annullamento, come riportano fonti di Downing Street. “I negoziatori di Unione Europea e Regno Unito – si legge nel comunicato ufficiale – sono al lavoro per esplorare modalità alternative per proseguire le discussioni”. Modalità alternative che corrisponderebbero ad un colloquio telefonico o, più probabilmente, ad una videoconferenza, poiché a questo tipo di riunioni partecipano decine di persone alla volta. Da quel che si percepisce, David Frost (portavoce del governo britannico) e Michael Barnier (capo dei negoziatori dell’UE) dovrebbero trovare comunque un modo, senza che avvengano richieste di proroga dell’arco temporale di transizione.
(foto dal web)
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