RIO 2016: Non è oro tutto quello che luccica

Fatti e misfatti delle Olimpiadi di Rio, definite dalla stampa italiana “Fantozziadi”

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Lo sport dovrebbe insegnare valori importanti come l’ amicizia, la solidarietà, il lavoro di squadra, la lealtà, l’autodisciplina, la modestia, la condivisione, la fiducia in se stessi e negli altri. Il suo linguaggio dovrebbe essere universale: squadre di diverse nazionalità in campo si intendono, come per magia, perfettamente. Dovrebbe essere un mezzo straordinario per scaricare la tensione e favorire il dialogo, facendo scomparire sul campo le differenze culturali e politiche per lasciar spazio alla pace.

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Non sempre questo accade. Durante le Olimpiadi di Rio c’è stato un incidente diplomatico: il giudoka egiziano Islam El Shehaby ha dimostrato scarsa sportività, rifiutando di inchinarsi e stringere la mano dell’avversario israeliano Ori Sasson. Il pubblico lo ha fischiato. Gli ufficiali olimpici hanno ritenuto di dare un segnale forte, rispedendolo a casa, probabilmente senza saluto. Ori Sasson ha detto: " nel mio paese ci sono persone buone e rispettose. Come israeliano sono cresciuto rispettando gli altri. Io penso solo allo sport e non alla politica". La Federazione Internazionale di judo ha fatto notare che notevoli passi in avanti sono stati fatti da questi popoli, infatti oggi gli atleti dei paesi arabi accettano di affrontare gli israeliani. Stringere la mano nelle loro cultura non è obbligatorio, ma l’inchino si.

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Oltre a questo episodio tanti altri hanno caratterizzato le Olimpiadi 2016 tenutesi Rio de Janeiro in Brasile. Partite male, con un organizzazione che si è fatta sorprendere impreparata su più fronti, facendo acqua da tutte le parti. Il villaggio olimpico ha aperto i battenti agli atleti con docce e sanitari che non funzionavano, finestre ancora da montare. L’Italia è stata costretta ad appaltare i lavori in proprio per completare la sua palazzina. La metropolitana non terminata in tempo, traffico impazzito su strade incomplete.

Ci hanno messo lo zampino anche il vento che ha fatto crollare il pontile per i velisti e l’acqua che a Capocabana ha invaso la famosa Avenida Atlantica causandone la chiusura. Insomma, una serie di fatti e misfatti che le hanno portate alla ribalta in tutto il mondo, aggiudicandosi meritatamente non una medaglia d’oro, né di bronzo, ma l’appellativo di "Fantozziadi". Agli addetti ai lavori questo non è dispiaciuto anzi... Questo mondo sportivo, sempre più esasperato, sempre più alla ricerca di fenomeni e recordman desidera spettacolarità. Una gara di atletica o di nuoto oggi non richiede più dei campioni, ma dei personaggi che facciano parlare di se, che attirino l’attenzione. La qualità degli atleti non è più importante, l’importante è sorprendere in qualche modo, anzi in qualsiasi modo.

Tutti i giornali internazionali hanno parlato del caso Lochte. Quattro nuotatori americani Bentz, Couger, Lochte e Feigen, si danno ai bagordi e sotto l’effetto dell’alcol distruggono il bagno in una stazione di rifornimento, spingendo addirittura una guardia della sicurezza a tirar fuori l’arma in dotazione per fermarli. I quattro, al loro rientro nel villaggio olimpico raccontano di essere stati vittime di una rapina. I dettagli non convincono e di fronte ad alcune incongruenze, la giustizia brasiliana decide di capirci qualcosa in più. Infatti non era stata commessa ai loro danni nessuna rapina, le riprese delle telecamere di sorveglianza inchiodano gli atleti, costringendoli a una misera figura di fronte al mondo. Lochte non è stato ascoltato perché già al sicuro nel suo paese, gli altri tre lo seguiranno a breve. La stampa li ha resi dei personaggi, non per le prodezze atletiche, ma per uno squallido e infantile comportamento.

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E’ rimbalzato su tutti i quotidiani il problema dei trucchi sull’età delle atlete cinesi di ginnastica artistica. Il problema esplose già nel 2000 a Sidney, quando la Cina dovette restituire il bronzo per aver taroccato la carta di identità di Dong Fangxiao dai 14 anni reali ai 16. La questione si ripropose nel 2008, dove la Cina trionfò e finì sotto inchiesta al CIO (Comitato olimpico Internazionale). Le indagini si conclusero con la conferma “dell’età delle atlete in questione". Nel 2013 la direttrice tecnica degli USA Marta Karoly disse: “noi rispettiamo le regole, credo che la Cina stia gareggiando con atlete che non hanno l’età minima". L’età minima prevista dal regolamento della ginnastica femminile è di 16 anni, da compiersi nell’anno solare. Però basta osservare alcune ginnaste cinesi per notare corpi troppo acerbi martoriati da stressanti e disumani allenamenti. Un reportage del Daily Mail svela e documenta con foto terribili i retroscena degli allenamenti a cui sono sottoposti i bambini cinesi, allevati con metodi inconcepibili. L’Articolo 31 della Convenzione sui diritti dell’infanzia cita: Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale e artistica.

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I bambini dovrebbero essere solo quello che sono, pieni di sogni, di giochi e di fanciullezza.

Il mondo dello sport dovrebbe essere “tutti per uno, uno per tutti” perché il gioco di squadra è fondamentale nella vita.

Prima di creare campioni, bisognerebbe formare gentiluomini in senso lato.

Tina Camardelli

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