RISCALDAMENTO GLOBALE E COMPORTAMENTO UMANO: GLI STUDI
Con l’aumento delle temperature detenuti più violenti e lavoratori meno produttivi
Le temperature estreme dell’estate che sta per lasciarci ci stanno mettendo a dura prova. A confermarlo, stavolta, sono i dati tratti da alcune recenti ricerche scientifiche, raccolti anche in paesi (come il Canada e la Russia) in cui sfiorare i 40° significa discostarsi di molto dalla normalità.
Un studio importante da citare, condotto da un team di scienziati presieduto da Anita Mukherjee e Nicholas J. Sanders, è stato reso noto dal National Bureau of Economic Research. L’indagine ha riguardato, in particolare, gli effetti del caldo sui detenuti del Mississippi: studiare un ambiente poco climatizzato come il carcere ha aiutato i ricercatori ad isolare gli effetti delle alte temperature. Si è riscontrato che con l’afa le interazioni violente aumentano del 20%, così come la probabilità che vengano perpetrati atti violenti sale del 18%. Ciò conferma quanto viene riscontrato già da decenni in vari studi: il caldo tende ad esacerbare le tendenze violente, determinando gravi picchi di irritabilità.
Ma non finisce qui: un’ulteriore indagine svela che, quando la colonnina di mercurio sale vertiginosamente, per proporzionalità inversa la nostra produttività subisce un calo. Per parlare di questa ricerca ci spostiamo in India, dove non di rado si raggiungono i 50°. Un team di esperti con a capo Meenu Tewari ha osservato che gli anni particolarmente caldi coincidono con i momenti meno proficui del mercato, ancor più se si prendono in considerazione i Paesi emergenti o in difficoltà economica. La spiegazione a questo fenomeno risiederebbe proprio nel fatto che le alte temperature abbassano le performance in campo lavorativo – premettendo che nelle aziende indiane non è consuetudine far uso dell’aria condizionata. Citando i numeri, è stato rilevato che quando si superano i 35° la produzione giornaliera cala mediamente del 2%, sino a raggiungere l’8% nell’industria tessile.
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