RISPETTO DELLE DONNE COLTE?

Sicuramente nel …Medioevo

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Chi tra voi, che mi leggete, immaginerebbe mai che nel Medioevo una donna erudita potesse godere di una dignità maggiore rispetto a quella a lei riservata dai secoli a venire, lumi e attuale compresi?

Prima di azzardare una scommessa sulla disparità dei sessi vi prego di rimuovere ogni preconcetto sulla condizione femminile feudale rigorosamente marginalizzata alla funzione genitrice e di ancella del focolare domestico e di dedicare qualche minuto di attenzione a quanto vado a dirvi.

Donne colte e potere

Ho anticipato in premessa che mi riferisco ad una donna colta e, dunque, necessariamente appartenente ad un ceto sociale elevato (nobiltà e borghesia).

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Il possesso di una cultura era, lo si sa, privilegio solo delle caste della nobiltà e del clero e tale status non era causa di disuguaglianza tra i sessi. La donna, al pari degli uomini, fin dall’infanzia riceveva l’educazione morale e la formazione intellettuale necessarie a consentirle di assumere un ruolo conforme al proprio rango.

Tale “tipologia” di donna godeva di una grande libertà di espressione (nelle novelle dell’epoca non di rado insulta il marito e si prende gioco di lui) e di movimento, per motivi di famiglia o pellegrinaggi. Madonna Ortolana, madre di Santa Chiara d’Assisi, incinta si recò in pellegrinaggio nella Gerusalemme occupata dai Turchi e Giovanna d’Arco, per obbedire alle sue voci, a diciassette anni si mise in cammino alla ricerca di Baudricourt, prima di andare dal re.

Il possesso di un’elevata cultura permetteva alle signore di affiancare il marito nella conduzione dell’impresa artigianale o mercantile nonchè nel governo del feudo in caso di vedovanza. Situazione, questa, molto diffusa data l’elevata mortalità prematura degli uomini, decimati in ogni dove dalle guerre e dalle faide, alimentate con spirito di masochistica passione.

La vedova (solitamente giovane e con figli) doveva sapere amministrare il patrimonio in difesa degli interessi degli eredi minori e proteggerlo dalle aggressioni fameliche dei familiari ingordi e dai nemici di casata. Il problema diventava più grave se il marito finiva prigioniero perché, in tal caso, le toccava anche adoperarsi per raccogliere il denaro necessario a pagare il riscatto per la sua liberazione.

Al bambino erede al trono, rimasto orfano del papà, era la madre che faceva da reggente, curando i suoi interessi e i privilegi.

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Qualche esempio

Bianca di Castiglia marciò contro i feudatari ribelli, li cinse d’assedio a Bellême in pieno inverno fino a farli capitolare. Anna di Beaujeu, voluta da suo padre Luigi XI come reggente durante la minore età di Carlo VIII, sconfisse i nemici che le si opponevano facendone giustiziare i capi, eccetto il duca d`Orleans, che trattiene per due anni in prigione.

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La storia non riporta solo esempi di donne coraggiose e ma anche di donne sagge e determinate. La contessa Matilde, governò da sola la Toscana e l’Emilia per mezzo secolo (1076-1125) con il favore della Santa Sede. Rimase vergine, pur sposando rispettivamente, per ragioni politiche, Goffredo il Gobbo duca di Lorena, e Guelfo V duca di Baviera.

La libertà della donna veniva ridimensionata moltissimo se la sfortunata apparteveva a un gran casato: in tal caso doveva riguardarsi dall’adulterio e dai sospetti sulla legittimità dell’erede da lei generato.

Esempi sono le mogli di Luigi X l`Attaccabrighe e di Carlo IV il Bello, entrambi figli di Filippo il Bello, accusate di adulterio, e condannate alla prigione a vita. Sempre, tuttavia, in par conditio: i loro presunti amanti saranno sottoposti a un supplizio atroce. Luigi VII, meno severo, si accontenta, dubitando della fedeltà di Eleonora, di ottenere l’annullamento del matrimonio per ripudiarla.

Durante tutto il Medioevo, la donna era oggetto di venerazione e protezione. A partire dal XII secolo, questo sentimento, si diffuse la cultura dell’amor cortese, con il quale il cavaliere o il poeta votava alla sua dama un fervore generoso e disinteressato. Sotto quest’influenza, la corte, in origine una riunione politica o amministrativa attorno al signore, finì con il divenire il luogo in cui i trovatori al Sud e i trovieri al Nord cantavano poesie in onore delle grandi dame.

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L’amor cortese ha trovato espressione in due grandi generi letterari: il romanzo cortese e la poesia lirica. Per la sua dama, il cavaliere attraversava pericoli e si sottoponeva a innumerevoli prove. Così, in Chretien de Troyes, il più illustre dei romanzieri medievali, Erec per Enide, Lancillotto per Ginevra, Ivano per Laudine.

La lirica cortese è ridondante e leziosa ma, tra versi ritmici e assonanze, intrisa di passione. Passi che la passione dell’uomo era spesso rivolta ad una donna diversa dalla moglie legittima (uno per tutti il Sommo Dante) ma benedetta sia la lealtà.

Un tributo, prima di concludere, desidero renderlo a due donne straordinariamente “toste” del XII secolo: Herrade di Landsberg, badessa di Mont-Saint-Odile, autrice di una gigantesca enciclopedia (l’Hortus Deliciarum) e Ildegarda di Bingen, badessa di San Ruperto presso Magonza, esperta delle virtù medicinali delle piante viene considerata tra i medici più eccellenti del Medioevo.

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Antonella Giordano

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