ROMA (Seconda parte)

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Roma e l’Egitto: due culture da sempre legate, sin dal momento in cui i romani conquistarono le terre dei faraoni. Impossibile per i nuovi arrivati restare insensibili davanti alla maestosità dei monumenti, così come non poterono restare indifferenti ai culti misterici locali. I romani presero come modello le piramidi, e ne costruirono almeno 3 nella città eterna, di cui ne rimane solo una: quella di Caio Cestio, a Porta San Paolo. Si tratta di una struttura alta 36.40 metri, interamente rivestita di marmo di Carrara. Il fatto di essere stata fatta inserire nelle mura aureliane, come torrione difensivo, l’ha preservata dai razziatori di marmi. Caio Cestio visse nel I secolo a.C., e la tomba venne eretta dai suoi eredi, in quanto aveva scritto nel proprio testamento che, per poter ricevere l’eredità, avrebbero dovuto costruire un sepolcro a forma di piramide.

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Ma Egitto voleva dire anche obelischi: quelle steli che si innalzavano verso il cielo fecero presa sugli abitanti della città dei sette colli, e ancora oggi se ne contano in città ben 13, addirittura di più di quanti ne siano rimasti nella stessa terra del Nilo. L’obelisco che si trova in Piazza San Giovanni in Laterano ha 3.500 anni, è il più alto del mondo, con i suoi 32.18 metri, e proviene dal tempio di Ammone a Tebe, l’attuale Karnak. Inizialmente venne innalzato davanti al Circo Massimo, in corrispondenza dell’obelisco Flaminio, ma una volta ritrovato, in tre segmenti, nel 1587, venne ricollocato di lato alla Basilica di San Giovanni in Laterano. L’obelisco Flaminio invece si trova oggi in piazza del Popolo, e venne fatto arrivare a Roma da Augusto. Un altro obelisco molto famoso è quello che attualmente si trova al Pincio, nella famosa Villa Borghese, che in origine sovrastava la tomba di Antinoo, l’amante dell’imperatore Adriano che trovò il proprio destino affogando nel Nilo. Quello in piazza Montecitorio invece, davanti al Parlamento, risale all’epoca del faraone Psammetico, risalente circa al 590 a.c., importato da Eliopoli. Fu sempre Augusto a farlo portare a Roma, e con i suoi 30 metri di altezza venne utilizzato come gnomone per la meridiana di Augusto, che si trovava in Campo Marzio. Fu fatto spostare in seguito al crollo, dovuto ad un incendio.

cms_7846/3p.jpgE poi Egitto voleva dire templi, culti isidei: anche molte vestigia antiche sono ormai andate perdute, oppure inglobate nei basamenti di altri edifici. Qualcosa ancora permane però, come sul Colle Aventino e sul Colle Quirinale, dove si trovano i resti di templi dedicati a Serapide, divinità identificata con tutti gli altri dèi maggiori dei diversi pantheon, da Zeus ad Ade a Dioniso. Inoltre, il fatto di essere adorati dai romani assieme ad Iside, li rendeva invisi agli altri, in quanto si comportavano come i fanatici cristiani. Del tempio sotto il Quirinale sono ancora visibili i resti, nell’area compresa tra palazzo Colonna e l’Università Gregoriana, mentre per quanto riguarda il tempio sul colle Aventino, le rovine si trovano in parte sotto la Basilica di Santa Sabina, dove venne trovato il Serapide Aventino, la statua di un dio giovane e nudo avvolto dalle spire di un serpente. Un altro tempio, dedicato ad Iside, si trovava sul Colle Oppio; i resti di questa costruzione si trovano nella piazza che porta il nome della dea egiziana, vicino via Labicana. E poi non si può non citare il serapeo Campense, che era il tempio egizio più antico di Roma. Era ubicato vicino al Pantheon, e dalla sua costruzione, nel 43 a.c., venne restaurato e arricchito nel tempo. Ora i suoi resti si trovano sotto il Palazzo del Seminario e le chiese di Santa Maria della Minerva e di Santo Stefano del Cacco. Anche il nome della chiesa deriva dal ritrovamento di una statuetta egizia, quella del dio Anubis, con la testa a forma di cane, che invece il popolo scambiò per una scimmietta e chiamò macacco (macaco). Il nome, in seguito, venne abbreviato appunto in cacco.

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Ma diverse testimonianze dell’importanza che attribuivano i romani all’Egitto sono ravvisabili anche in altre opere, spesso chiamate con nomi diversi dagli originali, grazie all’abitudine squisitamente romana di attribuire soprannomi dialettali. I due magnifici leoni ai piedi del Campidoglio sono appunto egizi, come la statua del Nilo in Vaticano e come anche la statua di Iside in piazza San Marco, appellata dai romani Madama Lucrezia. Il viaggio alla scoperta di Roma misteriosa prosegue.

Paolo Varese

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