Reddito emergenza, via ai pagamenti (Altre News)

Gualtieri: "Italia sostiene Recovery plan" - Governo critica ArcelorMittal ma trattativa in stallo. Sindacati delusi - Intesa-Ubi, Antitrust: "Operazione allo stato non autorizzabile" - Contanti non dichiarati, arriva la sanatoria

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Reddito emergenza, via ai pagamenti

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"Da ieri l’Inps ha avviato le procedure di pagamento per le prime 67mila domande di Reddito di Emergenza. Con questa misura straordinaria, introdotta con il Decreto Rilancio, assicuriamo una protezione economica ai cittadini più duramente colpiti dall’emergenza Coronavirus". Lo annuncia su Twitter il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo.

Gualtieri: "Italia sostiene Recovery plan ambizioso"

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"L’Italia sostiene un Recovery plan ambizioso e rivolto al futuro. La proposta della Commissione è un compromesso equilibrato e non deve essere ridimensionata. Adesso al lavoro su investimenti e riforme. Ecofin". Ad affermarlo su un tweet è il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.

Dal canto suo, il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea Valdis Dombrovskis, in videoconferenza stampa al termine dell’Ecofin, a Bruxelles, ha spiegato che tra gli Stati membri c’è "chiaramente un’ampia maggioranza che considera la proposta della Commissione Europea" sul Recovery Plan come una "base per la discussione. Naturalmente ci sono questioni su molti elementi: tutto questo andrà discusso e finalizzato nel corso dei negoziati, ma complessivamente si può vedere che c’è un sostegno piuttosto ampio per la proposta avanzata dalla Commissione".

"Incoraggiamo gli Stati membri ad arrivare ad un accordo" sul piano per la ripresa "in modo che gli esborsi possano avere luogo all’inizio dell’anno prossimo. Siamo pronti a discussioni informali" sui piani nazionali degli Stati membri "anche prima che la Recovery and Resilience Facility venga adottata", ha aggiunto.

"Naturalmente - continua Dombrovskis - serve un accordo il più rapidamente possibile, dato che ci sono varie fasi. Prima serve un accordo politico, poi gli Stati membri devono approvare la decisione sull’aumento del tetto delle risorse proprie, che permetterà alla Commissione di emettere obbligazioni. Da quel punto di vista, sarebbe molto positivo se ci fosse accordo politico già in luglio: siamo qui per agevolarlo, perché prima si fa meglio è. E’ una risposta alla crisi, non possiamo tirare in lungo", conclude.

Governo critica piano ArcelorMittal ma trattativa in stallo. Sindacati delusi "serve svolta"

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(Alessandra Testorio)- Sulla vicenda Ilva il governo boccia duramente il piano di A.Mittal ma non scopre le carte. E al termine delle oltre 3 ore di confronto , oggi con i sindacati, incassa tutta la delusione di Fim Fiom Uilm e Ugl che invece si sarebbero aspettati indicazioni certe sul futuro della presenza di Mittal nell’acciaio italiano e sulla salvaguardia di una situazione sociale e occupazionale delicata. "Serve una svolta radicale", chiede per tutti il leader Fiom, Francesca Re David. Tanto più che l’incontro era scandito dai tamburi ’virtuali’ dei lavoratori di tutto il Gruppo Ilva, in sciopero oggi per 24 ore contro gli esuberi in arrivo. E invece no.

Pur criticando, infatti, il nuovo piano industriale del gruppo franco-indiano, "è inaccettabile" aveva commentato in apertura di confronto il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli, il governo, che però non ha reso noto i dati inoltrati da Mittal, ha essenzialmente ribadito ai sindacati la strategia messa in campo in questi mesi: continuare a trattare con la multinazionale per convincerla al rispetto degli accordi firmati il 4 marzo scorso a chiusura della battaglia giudiziaria offrendo la disponibilità, "a fronte di investimenti certi e della tutela dell’occupazione", di un progetto strategico che veda la partecipazione dello Stato e che attinga alle risorse del Green Deal europeo per la decarbonizzazione della produzione.

La sintesi arriva dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri al tavolo con i sindacati: "se il nuovo piano significa che la controparte ha modificato le proprie intenzioni ne trarremo le debite conseguenze ma ora i passaggi devono essere fatti tutti e devono essere fatti bene: e il primo passaggio da parte nostra sarà quello di assumere una valutazione approfondita di quale sia stato l’impatto Covid e chiamare tutti alle proprie responsabilità pretendendo un impegno adeguato a quanto sottoscritto", spiega. Il piano infatti, come dettaglia lo stesso Patuanelli, "è inaccettabile per due ragioni: mette in discussione sia i livelli occupazionali che il piano di investimenti allungandone a dismisura il tempo" e si allontana "radicalmente" da quanto firmato il 4 marzo scorso che aveva fissato paletti importanti a partire dalla garanzia sull’occupazione, "quella in organico agli impianti compresi i lavoratori in amministrazione straordinaria". (Segue)

La volontà di disattendere gli impegni rende dunque evidente "come l’abolizione dello scudo penale era una scusa per restituire gli impianti", prosegue Patuanelli che ribadisce: "non possiamo retrocedere rispetto alla produzione siderurgica italiana: lo Stato farà la sua parte" perché "non c’è la bacchetta magica ma abbiamo le idee chiare sul fatto che non possiamo rinunciare alla siderurgia italiana, a prescindere dai partner industriali", conferma. Critica anche il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo e i Commissari straordinari che tra 10 giorni renderanno comunque noti gli esiti delle ispezioni nel sito di Taranto avviate proprio oggi.

Ma i sindacati escono dall’incontro sostanzialmente delusi. Un incontro "inconcludente e insoddisfacente" che si è chiuso "senza risposte", per la Uilm di Rocco Palombella che aveva incitato il governo a sottrarsi al "ricatto di Mittal", a riprendersi quel 1,5 miliardi di prestiti concessi con il Dl liquidità e ad investirli piuttosto sulla sicurezza degli impianti e la tutela dell’occupazione. "Il tempo è scaduto. Quello di Mittal è solo un piano di liquidazione e non di rilancio degli stabilimenti che comporta un disastro occupazionale e uno scempio ambientale ed il governo pur considerandolo ’inaccettabile, inadeguato, insoddisfacente e irrealizzabile’ non è arrivato a nessuna determinazione su quali saranno i prossimi passi da compiere", dice al termine prevedendo come le reali intenzioni di Mittal siano solo quelle di arrivare "a fine anno quando con soli 500 milioni di euro potranno andarsene e lasciarci le macerie".

Non meno duro il giudizio della Fiom che mette in fila le domande a cui non è stata data risposta. " Il Governo ha ribadito il giudizio negativo già anticipato sull’ultimo piano presentato. Ma non è arrivata nessuna risposta su come intende procedere in questa grave situazione di abbandono degli stabilimenti e di crisi occupazionale. Nessuna risposta su quale progetto anche alternativo di ingresso dello Stato, con quante e quali risorse, tendendo anche conto di quelle che possono essere messe a disposizione dal Green New Deal. Come pure nessuna risposta alla richiesta del tavolo sulla siderurgia", dice il leader Francesca Re David. (segue)

E forti critiche arrivano anche dalla Fim soprattutto sulla disponibilità dello Stato al co-investimento ribadita dal governo: "in questo contesto bisogna assolutamente verificare se esiste ancora un soggetto industriale che si senta ancora impegnato nel rilancio e ambientalizzazione del Gruppo ex-Ilva", dice il leader Fim Marco Bentivogli per il quale la salita sulla vicenda Ilva è iniziata quando il governo Conte1 cancellò per legge lo scudo penale ai vertici di Mittal.

"L’azienda pagava allora 1,8 miliardi per acquisire Ilva e ora metterà 500 milioni per una partecipazione di minoranza, magari con il Prestito previsto dal Dl Liquidità. E tutto il resto lo metteranno i contribuenti. Un capolavoro", commenta ancora. Anche l’Ugl metalmeccanici chiede al governo "impegni concreti" per un rilancio del settore e degli impianti, dice il segretario generale Antonio Spera.

Risposte che potrebbero arrivare la prossima settimana quando, come annunciato al termine del confronto dal ministro Patuanelli, dovrebbe essere convocato un nuovo round; questa volta triangolare, governo, sindacati e azienda.

Intesa-Ubi, Antitrust: "Operazione allo stato non autorizzabile"

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Al momento per l’Antitrust l’ops di Intesa su Ubi banca non è "suscettibile di essere autorizzata" e questo in ragione delle elevate quote che la ’combined entity’ verrebbe a detenere in numerosi mercati. L’operazione, secondo quanto rilevano nelle prime risultanze dell’istruttoria, è idonea a "produrre la costituzione o il rafforzamento della posizione dominante di Intesa".

L’accordo non basta secondo l’Antitrus a eliminare "le criticità concorrenziali" dell’offerta, come si si legge nelle 58 pagine delle prime risultanze dell’istruttoria dell’Antitrust sull’operazione.

Ciò, spiega l’Authority nel documento di cui l’Adnkronos è in possesso, per "l’indeterminatezza del perimetro del ramo di azienda di Ubi oggetto di cessione a favore di Bper" e in più per "le incertezze in merito alla effettiva attuazione di tale accordo" nello scenario in cui Intesa raggiunga il controllo al 50% più una azione. Poi, l’accordo viene ritenuto inadeguato a ristabilire una effettiva concorrenza post fusione in numerosi mercati, tra cui Calabria, Marche e Abruzzo. Le parti ora possono presentare memorie fino al 15 giugno, mentre la prossima audizione sarà il 18 giugno alle 10.

La nota - "Non è stata assunta alcuna decisione da parte dell’Autorità sulla compatibilità dell’operazione con le regole della concorrenza". E’ quanto precisa l’Antitrust in una nota sull’ops Intesa-Ubi.

"Allo stato - spiega - è stata trasmessa alle imprese interessate la sola Comunicazione delle Risultanze Istruttorie, che rappresenta la valutazione preliminare degli uffici dell’Autorità in ordine alle possibili criticità concorrenziali dell’operazione di concentrazione".

Per questo, "la decisione definitiva in merito alla compatibilità della concentrazione sarà assunta dal Collegio solo all’esito del contraddittorio con le imprese interessate".

Contanti non dichiarati, arriva la sanatoria?

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Introdurre la Voluntary Disclosure sul contante e altri valori derivanti da redditi non dichiarati (anche connessa all’emersione del lavoro nero) a fronte del pagamento di un’imposta sostitutiva e dell’impiego per un periodo minimo di tempo (ad esempio 5 anni) di una parte significativa dell’importo in attività funzionali alla ripresa (ad esempio investimentonel capitale dell’impresa del soggetto che fa la Voluntary Disclosure, o investimento in social bond nominativi o altri strumenti analoghi).

Condizionare gli effetti premiali in ambito penale a specifici requisiti di coerenza; promuovere un’iniziativa per mettere rapidamente fuori corso le banconote in Euro di maggior taglio (500 e 200). Questi i suggerimenti contenuti nel rapporto ’Iniziative per il rilancio ’Italia 2020-22’ del Comitato di esperti in materia economica e sociale, la cosiddetta task force guidata da Vittorio Colao.

La regolarizzazione tramite Voluntary Disclosure del contante e di altri valori potrebbe avvenire attraverso un duplice meccanismo, sottolinea il rapporto. "Il pagamento di una imposta sostitutiva (di imposta sui redditi, addizionali, sostitutive, Irap, Iva, eventuali violazioni relative alla dichiarazione dei sostituti d’imposta, sanzioni e interessi) in misura tale da rendere attrattiva l’emersione (ad es. il 10%-15%) anche considerando che la somma emersa potrebbe essere molto superiore al reddito evaso"; "l’obbligo di investimento di una parte significativa dell’ammontare (ad es. il 40%-60%) per un periodo di tempo significativo (ad esempio 5 anni) in strumenti che supportino la strategia di rilancio del Paese, quali ad esempio: investimento in social bonds nominativi finalizzati a progetti quali la ristrutturazione delle scuole, o specifici progetti infrastrutturali, o altri strumenti analoghi; investimento nel capitale di rischio della società di cui è azioni sta di controllo la persona che effettua la Voluntary Disclosure (a condizione che tali ammontari non vengano restituiti prima del termine prestabilito come dividendi o aumento dei compensi da amministratore ecc)".

Gli effetti premiali in ambito penale (reati tributari, riciclaggio ed autoriciclaggio), si sottolinea ancora, "potrebbero essere legati ad uno specifico ’requisito di coerenza’ del contribuente definito in base ad ammontare del contante e/o dei valori oggetto di regolarizzazione e qualifica professionale e attività lavorativa svolta dal contribuente autore della regolarizzazione. Nell’ipotesi di integrazione del «requisito di coerenza» non sussiste necessità di fornire spiegazione sulla provenienza delle somme. In caso contrario la persona che effettua la Voluntary Disclosure sarebbe tenuta a dimostrare la provenienza dei valori oggetto di regolarizzazione per avere gli effetti premiali in ambito penale. L’Italia dovrebbe farsi promotrice presso le istituzioni europee competenti perché vengano messe fuori corso le banconote sopra i 100 euro".

Redazione

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