Riforma Magistratura di Pace – riflessioni critiche. La Corte Europea vigili sull’Italia!

Di Antonino di Renzo Mannino V.Presidente Vicario Ass.Naz.GdP

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La riforma della Magistratura Onoraria e dei Giudici di Pace approvata dal Senato ed ora al vaglio della Camera dei deputati vede il Ministro della Giustizia On.Andrea Orlando a portare avanti una riforma attesa da anni. Va dato il giusto merito al Ministro per la determinazione che ha posto per questa riforma che presenta aspetti critici più volte ed in più occasioni evidenziate dalla nostra Associazione.

La conferma con le disposizioni transitorie della permanenza in servizio per 4 mandati (previa verifica degli Organi competenti per la riconferma) dei Giudici di Pace in attività, è un aspetto positivo del confronto avuto con il Ministro, anche se la richiesta era quella di ottemperare al programma elettorale che il PD (scritto dall’on.Andrea Orlando all’epoca responsabile della giustizia del PD) nelle scorse elezioni, aveva sostenuto con conferma di mandati plurimi fino al compimento del 70esimo anno di età.

Invece, il Ministro sembra avere subito una certa influenza della burocrazia avendo recepito il limite dei 68 anni che non appare suffragato da un contesto motivazionale logico posto che la Magistratura tout court vede fissato il limite di quiescenza al compimento del 70esimo anno di età.

La riforma, poi, con l’intento di stabilire regole unitarie con la Magistratura onoraria (GOT e VPO) rispetto ai Giudici di Pace ha formulato un testo che presenta lacune posto che, i Giudici di Pace sono contemplati nell’art.116 della Costituzione e l’articolato avrebbe dovuto vedere anche un interpello da parte delle Regioni, non dimenticando la peculiarità istitutiva del giudice di prossimità conferita al GdP.

Se il Giudice di Pace è originariamente nato dalle spoglie del vecchio Conciliatore, con l’introduzione di leggi che nel tempo hanno attribuito competenze specifiche (vedasi L.274/2000) sembra essere più verosimilmente l’erede del vecchio Pretore. Anche qui, il Legislatore - nel tempo - ha sciupato anni e risorse perché invece di sopprimere le vecchie Preture avrebbe potuto tranquillamente mantenerle con la distinzione che a reggere i detti Uffici sarebbe stato il Magistrato di Pace reclutato con le modalità concorsuali che ne hanno consentito l’inserimento quale primo gradino della Magistratura.

Infatti, ciò che si dimentica - artatamente - è che il Giudice di Pace è stato inserito attraverso un bando con procedura concorsuale che la stessa giurisprudenza riconosce essere di secondo livello, mentre i GOT ed i VPO sono reclutati in diverso modo ed anche la procedura disciplinare è distinta.

Il testo della riforma fa un minestrone che fa pagare sia ai GdP che ai GOT e VPO, per la superiore finalità del cosiddetto Ufficio del Processo, la cui articolazione sembra allo stato estremamente carente.

Considerare, poi, che a presiedere gli Uffici dei Giudici di Pace sia il Presidente del Tribunale è altro aspetto contraddittorio posto che il Tribunale che è il grado di appello veda il Presidente preposto alla governance dell’Ufficio. Com’è noto, in Italia nessun Presidente, pur preposto alla vigilanza dei detti Uffici dei GdP, vi ha mai messo piede e la Magistratura professionale sa poco o punto del lavoro svolto dai GdP.

Vi è poi il parere che l’Ordine degli Avvocati territorialmente connessi agli Uffici dei GdP esprime in costanza delle riconferme dei GdP apparendo, tale previsione, una chiara lesione del principio di indipendenza e di terzietà del GdP per le ovvie logiche ragioni che lo stesso Legislatore ed il Ministero avrebbero dovuto -previamente - considerare.

In margine alla norma transitoria che interessa i GdP in servizio, fermo restando quanto detto per le conferme pluriennali vi è il problema della indennità prevista per i primi quattro anni con l’attuale sistema (Decreti Ingiuntivi € 10, sentenze e fascicoli comunque definiti in altro modo € 56, decreti di archiviazione € 10 esclusi quelli contro ignoti, per ogni udienza € 36 con il limite delle 120 annue, importi lordi), per poi approdare ad una indennità fissa e variabile che costituisce una reformatio in peius del sistema retributivo del Giudice di Pace.

Anche qui, la filosofia è stata quella di considerare anche le posizioni di GOT e VPO con una reformatio in peius - come detto - del sistema retributivo per i GdP, sottacendo "diritti acquisiti" a motivazione delle risorse economiche carenti. Occorre evidenziare che lo Stato fa esborsi di circa 500 milioni di euro all’anno per la c.d.legge Pinto per il giusto processo ed i GdP costituiscono l’unica Magistratura con statistiche positive (vedasi la relazione del DOG Dr.Barbuto del Ministero della Giustizia) per cui, una maggiore considerazione per i GdP avrebbe dovuto implicare una diversa sensibilità nei Loro riguardi, magari prevedendo una parte delle risorse di risparmio dovute alla attività dei GdP per soddisfare e disciplinare meglio la posizione dei GdP in servizio da oltre 15-20 anni. Sul punto vi è una procedura d’infrazione contro l’Italia che peraltro vide la Corte Europea focalizzare il principio che il precariato nella P.A.non può eccedere i 36 mesi, vedremo quale sarà lo sviluppo di tale pendenza. Laddove l’Amm.ne della Giustizia dovesse sostenere in quella sede che l’Italia sta sistemando la posizione della Magistratura Onoraria e dei Giudici di Pace, dovrebbe con onestà non mistificare, ben sapendo che la riforma non risolve in radice la posizione del denunciato precariato.

Se poi si considera che i GdP in servizio non hanno mai avuto alcuna contribuzione e/o tutela previdenziale potremmo dire "alea iatta est" ed il Ministero dovrebbe affrontare e farsi carico di una simile anomala situazione. E’ chiaro che sulla questione previdenza, allo stato pagata personalmente dai GdP in servizio, grazie alla sensibilità della Cassa degli Avvocati, il Ministero su questo fronte ha fatto flop.

Ciò che duole è il fatto che sia il Ministero, della Giustizia appunto, sia il Legislatore che, dovrebbero fare leggi giuste, percorrano soluzioni contraddittorie e carenti volte a minare ciò che funziona.

Occorre dire ad onor del vero che il Legislatore in qualche frangente nel disciplinare la funzione del GdP ha con - lungimiranza - previsto riti alternativi che si sono rilevati d’interesse al punto che si stanno in qualche modo paracadutando nei Tribunali (v. ad es.il 131 bis cpp).

Da ultimo, la riforma prevede l’aumento della competenza sia civile che penale per la cui circostanza la nostra Ass.ne si è sempre dichiarata disponibile.

Abbiamo registrato la preoccupazione della Confedilizia per la materia condominiale - ritenendo i GdP non "all’altezza" del compito per la complessità della materia, ebbene, detta Organizzazione si avvale per le proprie tutele e per quelle dei propri associati di Avvocati, ed i GdP in servizio sono nella quasi totalità degli Avvocati anche Cassazionisti dunque, vale il detto che se si è buoni per il Re si è buoni anche per la Regina (fatta riserva -ovviamente - per le eccezioni che ci possono essere ma che, non possono vedere estesi giudizi sommari e generalizzati che, potrebbero riguardare anche la stessa Magistratura professionale).

Su tutta la questione della riforma della Magistratura onoraria e dei Giudici di Pace invochiamo la vigilanza della Corte Europea di Giustizia perché da sempre crediamo che ci sia un "giudice a Berlino".

L’auspicio è che il Ministro, che comunque ringraziamo per il Suo impegno profuso per una riforma attesa da anni, con l’emanazione dei decreti legislativi riesca, per quanto possibile, a colmare le lacune e le contraddizioni della riforma, di prossima emanazione .

Ci auguriamo che si riconosca l’evidenza dei fatti, nel superiore interesse della Giustizia al Servizio dei Cittadini, principio costitutivo ispiratore della Ass.ne Naz.dei GdP.

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