Rileggendo POESIA – GIANNI D’ELIA
Umanità, sei tu…

Sempre per la rubrica Inediti, vorremmo oggi catturare l’attenzione dei lettori sulla figura e l’opera di Gianni D’Elia. Ci riferiamo ad un articolo apparso nel n. 93 (marzo 1996) intitolato Congedo della vecchia Olivetti.
“Nel Congedo della vecchia Olivetti il dialogo di un poeta con la sua vecchia macchina per scrivere diventa memoria del passato e del presente, ricordo dei maestri (a partire da Franco Fortini, che fu l’ideatore del nome Lettera 32 quando lavorava all’Olivetti, e di cui nel libro è riportato un inedito sonetto di risposta), scuola di scrittura e di poetica, bilancio esistenziale, storico, epocale. Poesia come esercizio di coscienza, nutrito di letteratura ma profondamente calato nella vita, Congedo della vecchia Olivetti allinea una compresenza di generi diversi, dal lirismo della quotidianità (i piccoli segni, le percezioni di una realtà urbana e impoetica) ai poemetti incivili, che danno voce all’effettiva non cittadinanza di ogni diversità e minoranza, intendendo ritrovare in modi nuovi l’andamento ragionativo e affettivo di Pasolini, soprattutto nel lungo poemetto La delusione.” In queste poche righe, densissime, allora pubblicate c’era davvero già molto della poetica di Gianni D’Elia.
Gianni D’Elia vive a Pesaro, dove è nato nel 1953. Libero docente e traduttore, tiene corsi e seminari di letteratura italiana e francese. Traduce dal francese e collabora con le riviste “Rendiconti” e “L’Indice”. Ha fondato e diretto la rivista "Lengua" (1982-1994), collaborando come critico a numerosi quotidiani e riviste. Suoi saggi sono usciti sul “Manifesto”, “Poesia”, “Nuovi argomenti”, “L’Unità”. La sua poesia si muove nella tradizione della poesia civile di Leopardi e Pasolini. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie e su Pasolini ha realizzato due volumi: "L’eresia di Pasolini" e "Il petrolio delle stragi" (vedi bibliografia). Con Claudio Lolli e Paolo Capodacqua ha realizzato un cd dal titolo "La via del mare" (dal sito personale dell’autore, https://giannidelia.altervista.org/biografianuova.htm). Dal medesimo link si può accedere alla bibliografia completa: citiamo per brevità solo le raccolte di poesia: Non per chi va (Savelli, 1980; Marcos y Marcos, 2000), Interludio (Taccuini di Barbablù, 1984), Febbraio (Il lavoro editoriale, 1985), Città d’inverno e di mare (Campanotto, 1986), Segreta (Einaudi, 1989), La delusione (Edizioni L’Obliquo, 1991), Notte privata (Einaudi, 1993), Congedo della vecchia Olivetti (Einaudi, 1996), Guerra di maggio (San Marco dei Giustiniani, 2000), Sulla riva dell’epoca (Einaudi, 2000), Bassa stagione (Einaudi, 2003), Coro della cometa (LietoColle , 2004), Trovatori (Einaudi, 2007), Coro dei fiori (Edizioni Banca di Teramo, 2007, con immagini di Fabrizio Sclocchini), Quadri della Riviera (Edizioni Banca di Teramo, 2009, con immagini di Fabrizio Sclocchini), Riscritti Corsari (Effigie, 2009). Aggiungiamo inoltre che nel 1993 ha vinto il premio Carducci e nel 2007 — assieme ad Antonio Pascale, Carlo Ginzburg e Titos Patrikios — è stato insignito del Premio Brancati. Nel 1994 la sua poesia "Memoria" è stata posta su una lapide a Pesaro nel piazzale Falcone e Borsellino, di fronte al Monumento alla Resistenza. Impegno civile dichiarato quasi con militanza e che tuttavia non rinuncia a spunti autenticamente lirici, con una spiccata predilezioni per Leopardi e Pasolini, come afferma lui stesso. Quindi, deduciamo, con un’altrettanto chiara riluttanza alla forma di poesia-racconto così importante per Pavese. Perché diciamo questo? Cosa c’entra Pavese? E perché una scelta dev’essere per forza antitetica a un’altra? Invitiamo perciò i nostri lettori all’ascolto di questa interessante e pur breve intervista che Pier Paolo Pasolini rilasciò nel 1972: https://www.youtube.com/watch?v=enq2PIVNh5c.
PPP stroncava Pavese! È un invito al dibattito, solo apparentemente tangenziale all’opera (importante) di Gianni D’Elia (a sua volta stroncato su https://www.poetastri.com/delia-gianni-4.html). Ogni commento è bene accetto, nell’apposito spazio sottostante, purché non travalichi i limiti dell’educazione e del buon gusto. Che sono sempre dovuti, sia ai vivi sia, soprattutto, ai defunti. Mentre proponiamo ai lettori dell’International Web Post una poesia di Gianni D’Elia, non ci dispiacerebbe affatto che anch’egli si unisse al dibattito.
Umanità, sei tu l’umanità disastrosa,
degli ultimi giorni? Abbiamo visto, vivimorti,
tutto, o dobbiamo ancora vedere qualcosa?
Innalzi roghi ardenti cento piani,
spari bombe su errori collaterali,
diffondi polveri di batteri micidiali;
nomi, che i nostri nonni contadini
avevano imparato a temere: carbonchio,
provocato dall’antrace, che entra nel corpo;
umanità, non vedi, sei la tua stessa brace,
continui a uccidere ogni altro in te,
crudele per fede e per potere, infame,
il tuo tanfo s’espande, per terre e per mare;
avessi dato ogni religione e ideologia
per l’unica liberazione vera: la poesia
umana, universale, non confessionale!
Sola ci potrà salvare un’eresia …
Ché da sempre comanda, politica, l’economia …
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