SAFER INTERNET DAY
Generazioni iperconnesse ma più consapevoli

Il Safer Internet Day ovvero la Giornata mondiale per la sicurezza in Rete, celebrato in tutto il mondo l’8 di febbraio e istituita e promossa dalla Commissione Europea, è diventato un appuntamento che assieme allo slogan “Together for a better Internet”, porta nelle scuole un programma ricco di iniziative organizzate dal Ministero dell’Istruzione, con la partnership dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, la Polizia di Stato, Telefono Azzurro e Save the Children. L’evento ha un nobile obiettivo nei confronti delle generazioni iperconnesse: informare i giovani su un corretto utilizzo della rete. Non mancano in questa occasione le ricerche e i conseguenti dati sulla quantità e sulla qualità delle ore passate in Rete dai giovani in Italia con dei risultati che sono molto incoraggianti sulle abitudini d’uso delle tecnologie dell’informazione e comunicazione. Cala il tempo trascorso online, anche se rimane ancora tanto, per il 42% degli intervistati, si va dalle 5 alle 10 ore al giorno, rispetto al 59% dello stesso periodo dell’anno scorso. Scende anche la quota dei ragazzi che si dichiarano “sempre connessi”, si passa infatti da un 18% rilevato nel 2021 a un 12% nel 2022, un calo dovuto in particolar modo al graduale ritorno alla normalità dopo le restrizioni del periodo più duro della pandemia. Aumenta poi il numero di coloro che dichiarano di essere più informati sui rischi della Rete (il 55% dei giovani), grazie soprattutto all’impegno dei docenti in materia di Media Education.
Meno tempo speso online e maggiore consapevolezza dei rischi in cui si può incappare sul web sono dunque gli aspetti delle azioni virtuose intraprese dai giovani e relative all’uso delle nuove tecnologie, ovvero su nuove opportunità che il web può dare insieme a una discussione sulle criticità connesse al mondo delle tecnologie digitali. Tra quest’ultime vi è la percezione dei rischi legati alle esperienze personali nel mondo digitale emersa in particolar modo grazie all’indagine Ipsos-Changes di Unipol che ha rilevato come circa 10 milioni di italiani hanno subito violazioni digitali. Nel dettaglio il 53% degli italiani ha dichiarato di sentirsi esposto alle violazioni digitali e più di un 1 Italiano su 2 si sente minacciato da possibili intrusioni digitali; soltanto il 30% degli Italiani non percepisce il grado di rischio mentre naviga sul web come un pericolo, mentre il 17% degli intervistati non è in grado di valutare questo rischio e le relative conseguenze, evidenziando poca consapevolezza e molta vulnerabilità; oltre 1 italiano su 2 si protegge dai rischi informatici fornendo solo dati personali obbligatori e indispensabili mentre il 35% ritiene sufficiente non divulgare proprie foto o quelle di minori; 8 italiani su 10 percepiscono l’e-commerce e i pagamenti online sicuri, i più scettici sono meno giovani. Le violazioni digitali coinvolgono in misura maggiore, come è normale aspettarsi, la Generazione Z (le persone tra i 16 e i 26 anni), seguita dai Millennials (tra i 27 e i 40 anni), la Generazione X (tra i 41 e i 56 anni) e, infine, i Baby Boomers (tra i 57 e i 64 anni).
I social network risultano ancora una volta un campo minato dove maggiore è il rischio di incorrere in violazioni della propria privacy come il furto di identità e la diffusione non autorizzata di fotografie personali. Le generazioni cosiddette iperconnesse sembrano finalmente aver adottato uno stile di vita e comportamentale sano quando navigano sul web, consono cioè a un uso responsabile innanzitutto dei propri device, vere e proprie appendici della loro e della nostra quotidianità. Una delle sfide nell’immediato futuro sarà adesso iniziare ad addomesticare e a rendere maggiormente funzionale al nostro benessere emotivo l’incredibile facilità con cui gli smartphone e gli Iphone suscitano una congerie di emozioni positive temporanee che ci distolgono invece da attività immersive e creative in cui è richiesta tutta la nostra attenzione. Immediatezza e facilità d’uso con cui oggi comunichiamo attraverso il digitale è sì un’opportunità, ma è anche un fattore di rischio che richiede a tutti un uso meno passivo delle nostre emozioni, una dinamica che ci consenta di concentrare i nostri sforzi su qualcosa che ci dia perlomeno una parvenza di felicità e non ci faccia invece rilassare pericolosamente in ambienti artificiali in cui il potenziale di distrazione incide sul nostro benessere interiore.
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