SANTA RITA DA CASCIA

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Colei che è universalmente conosciuta come la “santa dei casi impossibili” - Rita da Cascia - nasce a Roccaporena nel 1381.

Dal suo certificato di battesimo, uno dei pochi documenti storici in nostro possesso, sappiamo che il suo vero nome è Margherita Lotti e che i genitori si chiamano Antonio Lotti e Amata Ferri. I coniugi sono proprietari di terreni agricoli e il comune di Roccaporena li ha investiti del ruolo di "pacieri di Cristo”, dandogli autorità nelle dispute politiche e familiari tra guelfi e ghibellini.

Essendo già avanti negli anni, molto presto indirizzano la figlia alle nozze nonostante il desiderio della ragazza sia di consacrarsi a Dio. Margherita sposa, per obbedienza ai genitori, il nobile Paolo Mancini, un ghibellino orgoglioso e collerico.

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Santa Rita da Cascia

La vita matrimoniale di Margherita non è idilliaca perché il marito le dà filo da torcere. Tuttavia con la sua dolcezza e la sua fede, riesce a piegare quel carattere irrequieto fino a portarlo totalmente dalla sua parte. Paolo lascia l’esercito e si mette a lavorare presso il mulino da poco accomodato come loro casa.

Nascono due gemelli, Giangiacomo Antonio e Paolo Maria, che Margherita educa all’amore di Dio e del prossimo.

Dopo diversi anni, il marito viene ucciso mentre rincasa di notte: probabilmente un agguato da parte di coloro che vogliono vendicarsi di lui per antichi rancori. La santa li perdona, ma non i figli, che meditano vendetta nell’ombra. Disperata, prega con fervore il Cristo, chiedendogli di impedire che i suoi ragazzi si macchino di un delitto così grave. Da lì a breve Giangiacomo e Paolo Maria si ammalano e muoiono nel giro di poco l’uno dall’altro.

Straziata dal dolore, si consola pensando che le loro anime sono salite pure fino a Dio ma la casa ormai vuota e l’abbandono da parte degli altri membri della famiglia, riaccende l’antico desiderio di darsi alla vita consacrata.

Decide, così, di presentarsi al monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena, a Cascia. Margherita ha ventisei anni.

Per ben tre volte chiede di essere ammessa al noviziato ma viene sempre respinta. Il motivo di tale rifiuto è, verosimilmente, la presenza in monastero di una parente del marito che ce l’ha con lei per non aver vendicato il suo sposo.

Ma la sua grande fede compie il miracolo. Nel 1407, in piena notte, viene trasportata in volo dal cosiddetto “scoglio” di Roccaporena - dove soleva ritirarsi a pregare - fin dentro le mura del convento. Furono i suoi santi protettori - Sant’Agostino, San Giovanni Battista e San Nicola da Tolentino - a portarla lì, mentre tutte le suore dormivano. La mattina seguente, quale non fu la sorpresa delle monache di trovarsi di fronte Margherita che, finalmente, fu accolta in comunità.

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Il miracolo della vite

Inizia la seconda parte della vita di Margherita - da quel momento suor Rita - che, per quarant’anni, vive nell’umiltà e nella preghiera, nella penitenza e nella carità verso i poveri e gli ammalati di Cascia.

Non tardano a circolare voci di guarigioni miracolose che causano un certo scompiglio all’interno del convento. Così la madre abbadessa decide di mettere suor Rita alla prova per vagliare la sua virtù. Il fatto più famoso è quello della vite.

Pare che un giorno, la superiora ordinò a suor Rita di annaffiare un arbusto di vite secco, presente nel chiostro del monastero. Ogni giorno la santa bagnava quel legno morto sotto gli occhi divertiti delle sorelle, che la consideravano un po’ toccata. Quale fu il loro stupore quando, con il tempo, la pianta riprese prodigiosamente a vivere ed è tutt’oggi rigogliosa.

La sua compassione per i poveri e gli ammalati, la porta a spendersi in preghiere e in opere di carità che le valgono il titolo di taumaturga dei casi impossibili. Cristo stesso la “premia” per tanta devozione rendendola simile a Sé.

Si narra che la sera del venerdì Santo - 18 aprile 1432 - Rita riceve una spina dalla corona del Crocifisso, che le si conficca in fronte. Questa stigmata, unica nell’agiografia mistica, perdurerà fino alla sua morte, provocandole un intenso dolore fisico e una grande umiliazione. Difatti, la piaga purulenta che si sviluppa a seguito di questo evento, obbliga la comunità ad isolare la suora che mal sopporta l’odore nauseabondo proveniente dalla ferita.

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“Santa Rita riceve la spina” - dettaglio. dipinto conservato nella Cappella del Monastero delle Agostiniane di Cascia

Malgrado ciò, nel 1446 suor Rita volle recarsi a Roma per assistere alla canonizzazione del predicatore agostiniano Nicola da Tolentino, uno dei tre santi che l’introdussero in monastero. La superiora si oppose per via della ferita purulenta sulla fronte, ma questa scomparve il giorno prima, per poi riapparire al suo rientro dal pellegrinaggio.

Nell’inverno precedente la sua morte, Rita chiese alla cugina di portarle due fichi e una rosa dall’orto della casa paterna. È gennaio ma la donna accondiscende a quello che giudica essere il delirio di una moribonda. Quale non fu il suo stupore quando trovò nell’orto esattamente ciò che Rita aveva chiesto! Per Rita questo era il segno che l’anima di suo marito e dei suoi due figli erano al sicuro tra le mani di Dio.

La leggenda narra anche che, attorno al suo letto, apparve uno sciame di api, così come erano apparse attorno alla sua culla di neonata, quale segno premonitore della sua futura santità.

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Urna contenente il corpo di Santa Rita da Cascia

Rita lascia il corpo nella notte tra il 21 e il 22 maggio dell’anno 1447. Il suo culto - vox populi - inizia immediatamente, tant’è che il suo corpo non è mai stato sepolto. I miracoli riferiti alla sua intercessione sono tanti e tali da essere chiamata "santa degli impossibili". Nonostante ciò fu beatificata solo nel 1626, 180 anni dopo la sua morte e proclamata Santa il 24 maggio 1900 da Papa Leone XIII.

Rita da Cascia ha saputo fiorire nonostante le spine che la vita le ha riservato; per questo il simbolo che la contraddistingue è la rosa.

È invocata dagli studenti, soprattutto prima degli esami, e dalle donne che hanno problemi coniugali. È invocata anche dalle mamme e dalle donne che desiderano avere figli.

La sua memoria liturgica cade il 22 maggio.

Simona HeArt

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