SAN MARTINO DI TOURS

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Ci avviciniamo a grandi passi alla cosiddetta “estate di San Martino”, nome con cui viene indicato il periodo autunnale in cui, dopo i primi freddi, si verifica un repentino ritorno al cielo soleggiato e alle temperature miti.

A onor del vero, in questo 2022 così climaticamente inusuale, pare che l’estate di San Martino abbia precorso il calendario di almeno due mesi!

Questo fenomeno si osserva, nell’emisfero boreale, all’inizio del mese di novembre, in corrispondenza, appunto, della sua festa (11 novembre), mentre nell’emisfero australe, tra la fine di aprile e i primi di maggio.

Ma vediamo chi è il Santo a cui è legata questa leggenda.

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San Martino di Tours

San Martino di Tours nasce tra il 316 e il 317 nel villaggio di Sabaria, in Pannonia, l’attuale Ungheria, allora avamposto dell’Impero Romano.

Suo padre era un Tribuno militare, ovvero un ufficiale capo dell’esercito romano che, per onorare la sua “professione”, chiamò il figlio Martino in onore di Marte, dio della guerra.

Quando il padre di Martino lasciò la carriera militare in qualità di veterano, si trasferì con tutta la famiglia a Pavia, dove l’Impero gli aveva assegnato un podere per ripagarlo dei suoi anni di servizio.

Quando, nel 331, un editto imperiale obbligò tutti i figli di veterani ad arruolarsi nell’esercito Romano, anche Martino fu reclutato. Fu assegnato alle Scholae imperiali, un corpo scelto dell’esercito, e gli furono messi a disposizione un cavallo uno schiavo.

Fu inviato subito in Gallia - l’attuale Francia - nella città di Amiens, dove trascorse quasi tutta la sua carriera militare. Le sue mansioni erano: garantire l’ordine pubblico, trasferire i prigionieri e scortare i personaggi importanti. Doveva anche ispezionare i posti di guardia e fare le ronde notturne per garantire la sicurezza.

Fu proprio durante una di queste ronde che accadde qualcosa che gli cambiò totalmente la vita.

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Era l’inverno dell’anno 335.

Mentre il soldato Martino è a cavallo per adempiere al suo dovere, incontra un mendicante seminudo. Mosso a compassione, taglia in due il suo mantello e ne riveste il poveretto. La notte seguente gli appare in sogno Gesù, rivestito della metà del suo mantello militare, il quale gli dice: «Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato: egli mi ha vestito». Al suo risveglio, Martino si accorge che il suo mantello è ritornato integro.

Questo mantello entrò a far parte della collezione di reliquie dei re Franchi, uno dei popoli germanici che, federatisi con l’Impero Romano, si stabilirono in Gallia cambiandone il nome in Francia, cioè terra dei Franchi.

Una curiosità. Sapete perché ai sacerdoti viene anche dato il nome di cappellano? Questo termine viene dal latino ed è legato proprio alla storia del nostro santo.

Infatti “cappella” è il termine medievale per indicare il “mantello corto” dei militari romani e questo stesso termine venne esteso alle persone incaricate di conservare il mantello di san Martino: i cappellani, per l’appunto.

Al mantello di San Martino venivano, tra l’altro, attribuiti poteri straordinari e il suo culto, nel tempo, raggiunse i limiti del fanatismo.

Ma torniamo al nostro protagonista.

Il sogno mistico ebbe un tale impatto sul soldato Martino, che questi decise di farsi battezzare.

Non lasciò subito l’esercito, vi rimase per circa un ventennio e, quando ormai quarantenne, decise di congedarsi, diede il “la” alla seconda parte della sua vita.

Nonostante la sua conversione, non perse mai lo spirito del guerriero: cambiarono soltanto le battaglie e i “nemici”.

Martino lottò con tutte le sue forze contro l’eresia ariana che sosteneva che Gesù Cristo fosse inferiore al Padre e da Lui creato all’inizio dei tempi.

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Per questo suo impegno contro le eresie venne fustigato e infine cacciato, sia dalla Francia che da Milano, dove erano stati eletti vescovi ariani.

Per quattro anni fece vita eremitica, poi tornò a Poitier dove divenne monaco. Ben presto si riunirono attorno a lui altri uomini : nacquero così i primi monasteri d’Occidente a Ligugé, sotto la guida di Sant’Ilario.

Arriviamo al 371. A clamor di popolo, Martino diventa Vescovo malgrado l’opposizione di alcuni chierici che non lo ritengono degno di tale incarico per via del suo aspetto trasandato. Anche da Vescovo, infatti, continua a vivere semplicemente e senza sfarzo disseminando nel territorio numerose comunità monastiche.

Il vescovo Martino è amato da tutti per la sua coerenza tra il predicare e l’agire e per la sua grande compassione e carità nei confronti di chiunque, soprattutto dei più bisognosi. Da buon soldato di Cristo, non si limita a comandare ma è sempre il primo a “sporcarsi le mani” nella lotta all’evangelizzazione.

Nel 375 fonda un monastero a Tours che diventa, per qualche tempo, la sua residenza.

Lascia le spoglie mortali l’8 novembre 397 a Condes-Saint-Martin e, a partire da quel momento, inizia a diffondersi ovunque il suo culto.

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San Martino di Tours di Simone Martini e San Francesco d’Assisi di Giotto

Qualche secolo più tardi, Francesco d’Assisi - aspirante cavaliere - ripete lo stesso magnanimo gesto di San Martino di Tours.

Primo tra i santi non martiri proclamati dalla Chiesa cattolica, Martino è patrono dei mendicanti e uno dei fondatori del monachesimo in Occidente.

Simona HeArt

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