SCRITTRICI NAPOLETANE

Matilde Serao

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cms_21646/1.jpgMatilde Serao nasce a Patrasso nel 1856 e muore a Napoli nel 1927.

Una donna non molto bella, robusta, sensuale nella sua tenacia, nella sua voglia di scrivere, nella sua scrittura.

Figlia di un avvocato e giornalista napoletano. Lo scenario a Napoli a metà dell’ottocento la vede governata dai Borboni. Antiborbonico l’avvocato dovette esiliare in Grecia dove conobbe la moglie e dove nacque Matilde che solo all’età di quattro anni toccò le sponde italiane, campane, prima in provincia di Caserta e poi a Napoli dove visse con i genitori.

Il profumo del giornalismo lo annusò nella redazione dove lavorava il padre e lì si approntò la sua passione per la scrittura. Lei fu analfabeta fino all’età di otto anni ma nonostante il ritardo nell’istruzione riuscì ad avere un’ottima istruzione, a diplomarsi, riuscì a scrivere i primi articoli inviandoli al Giornale di Napoli a cui poi poi seguirono le raccolte di novelle.

cms_21646/2.jpgMatilde diventata giovane donna con la voglia di formarsi e di vivere diversamente la fece lasciare Napoli per andare a Roma. Si ambientò ben presto, per una rivista si occupò di critica letteraria e cronaca rosa ed entrò a far parte dei salotti romani.

Lei si presentava come donna libera, indipendente, forte, senza remore per la sua femminilità, si muoveva e agiva al pari di un uomo, cosa sconveniente per quegli anni e quella società.

La fama le fu offerta dal suo primo romanzo Fantasia.

La Serao dall’esperienza giornalistica prendeva le storie, gli spunti per scrivere i suoi romanzi

Il destino volle che s’innamorasse dell’uomo, Scarfoglio, critico letterario che aveva dissacrato il suo primo romanzo degli onori letterari.

I due, uniti dalla passione della scrittura e del giornalismo, fondarono il quotidiano Corriere di Roma che però non versava in ottime condizioni economiche.

Un incontro fortunato fu quello con un banchiere che convinse lei e il marito a trasferirsi a Napoli e continuare lì la carriera giornalistica nel suo giornale accollandosi i debiti del loro quotidiano che dopo un po’ fu chiuso.

Dal Corriere di Roma al Corriere di Napoli e Matilde chiamò a scrivere i grandi della letteratura dell’epoca Carducci, Di giacomo.

cms_21646/3.jpgDopo un po’ la Serao e Scarfoglio decisero di lasciare il Corriere di Napoli per fondarne un altro Il Mattino nel 1892, un anno difficile che la vide protagonista del tradimento del marito e del suo allontanamento da Napoli.

Dopo varie questioni burocratiche, politiche, accuse infondate di corruzione, abbandonò il marito e il Mattino.

La Serao da donna forte quale era non si diede per vinta e la sua passione ritornò a farle fondare un nuovo quotidiano a Napoli, il Giorno.

Dopo la morte di Scarfoglio si risposò con un giornalista convivente con cui ebbe una figlia.

Nel 1917 la Serao è una delle donne candidate al Nobel per la letteratura, ma le fu bloccata da Mussolini essendo lei contro la guerra.

Annovera nel suo bagaglio letterario un vasto assortimento di romanzi, raccolte di novelle.

Una donna napoletana avanguardista, quasi femminista nel suo genere, che da una tardiva istruzione è riuscita a costruire, modellando, studiando, mossa dalla passione insita in lei della scrittura, un patrimonio letterario che ha dato onori alla città di Napoli che annovera nel suo ventre molti scrittori, poeti, letterati.

cms_21646/4.jpgUno dei libri più famosi della Serao è il Ventre di Napoli.

Dal Libro Il Ventre di Napoli

Questo libro è stato scritto in tre epoche diverse. La prima parte, nel 1884, quando in un paese lontano, mi giungeva da Napoli tutto il senso di orrore, di terrore, di pietà, per il flagello che l’attraversava, seminando il morbo e la morte: e il dolore, l’ansia, l’affanno che dominano, in chi scrive, ogni cura, d’arte, dicano quanto dovette soffrire profondamente, allora, il mio cuore di napoletana. La seconda parte, è scritta venti anni dopo, cioè solo due anni fa, e si riannoda alla prima, con un sentimento più tranquillo, ma, ahimè, più sfiduciato, più scettico che un miglior avvenire sociale e civile, possa esser mai assicurato al popolo napoletano, di cui chi scrive si onora e si gloria di esser fraterna emanazione. La terza parte è di ieri, è di oggi: nè io debbo chiarirla, poichè essa è come le altre: espressione di un cuore sincero, di un’anima sincera: espressione tenera e dolente: espressione nostalgica e triste di un ideale di giustizia e di pietà, che discenda sovra il popolo napoletano e lo elevi o lo esalti! NAPOLI, autunno 1905 Matilde Serao

Qualche assaggio dal libro:

Efficace la frase, Voi non lo conoscevate, onorevole Depretis, il ventre di Napoli. Avevate torto, perchè voi siete il Governo e il Governo deve saper tutto. Non sono fatte pel Governo, certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie, che parlano della via Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto, delle signore incantevoli e dei vapori violetti del tramonto …

… Abita laggiù, per forza. È la miseria sua, costituzionale, organica, così intensa, così profonda, che cento Opere Pie non arrivano a debellare, che la carità privata, fluidissima, non arriva a vincere; non la miseria dell’ozioso, badate bene, ma la miseria di colui che fatica quattordici ore al giorno. Questo lavoratore, quest’operaio non può pagare un affitto di casa, che superi le quindici lire il mese: e deve essere un operaio fortunato, vi è chi ne paga dieci, chi ne paga sette, chi ne paga cinque; questi ultimi formano la grande massa del popolo. …

… È vero, infatti: la pizza rientra nella larga categoria dei commestibili che costano un soldo, e di cui è formata la colazione o il pranzo, di moltissima parte del popolo napoletano. Il pizzaiuolo che ha bottega, nella notte, fa un gran numero di queste schiacciate rotonde, di una pasta densa, che si brucia, ma non si cuoce, cariche di pomidoro quasi crudo, di aglio, di pepe, di origano

… Avete mai provato il sottile e malinconico piacere, piene di segrete sorprese e d’intimi sussulti, di frugare fra i vecchi ritratti in un antico albo di cui da anni, non si schiudeva il fermaglio, una polverosa cartella di cui, da tanto tempo non si scioglievano i nastri? Avete mai fissato gli occhi sui pallidi ritratti di colori che sono morti, poichè, misteriosamente, tutti i ritratti dei morti appaiono scolorati? Volti di morti, volti di persone scomparse, che, non rivedrete mai più, volti di creature che, forse vi amarono e che voi amaste male, forse, e, che non vi amarono a tempo, forse, volti già consunti dalla tristezza o floridi di una beltà quasi intangibile, volti di tanto vecchi ritratti, di persone che portarono via una parte del vostro cuore, che vi tolsero una luce dall’anima, forse, o che, forse, vi lasciarono un profondo e indelebile ricordo! Questo sottile piacere di scorrere con le dita trepide, fra gli antichi ritratti, dalla malinconia vi fa passare allo spasimo: e quando, sgomento dai fantasmi che voi stessi avete evocati, lasciate cader l’albo e chiudete la cartella, onde di amarezza seguitano a fluttuare nel vostro sangue. …

Matilde Serao una donna, una mamma, una moglie, una giornalista, una scrittrice dai temi ancora attuali, leggere i suoi romanzi ci trasporta indietro nel tempo ma con un tuffo nel presente, fa riflettere.

Un mancato Nobel della letteratura che lo è.

Carla Abenante

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