SCUOLA, REGIONALIZZAZIONE Sì O NO?

Sanità, scuola, lavoro, sicurezza, e perfino casse di risparmio: su tutti questi temi l’autonomia regionale avanza per Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, scatenando dubbi nelle fila del M5s. Di fatto, il Consiglio dei ministri ha avviato il percorso delle intese con queste regioni che dovrebbe portare ad attribuire loro una serie di competenze che incidono sulla vita dei cittadini a danno di Roma e del Sud: dalla scuola, alla sanità, dalle casse di risparmio fino alla sicurezza sul lavoro. Una novità, se non una rivoluzione, che entusiasma la maggior parte degli abitanti delle tre Regioni, ma spaventa i residenti della Capitale e del Sud, che temono il venir meno di risorse che assicurano i servizi di base. Timori che attraversano anche la maggior parte dei partiti, a cominciare dal M5s che ha nel Mezzogiorno la sua ossatura elettorale, senza tralasciare l’opposizione: dal Pd e LeU a Forza Italia.
Tra le materie, per le quali le regioni Veneto, Emilia Romagna e Lombardia chiedono più autonomia, vi rientra l’istruzione.
Il sottosegretario Massimo Garavaglia e il governatore Luca Zaia hanno annunciato che proprio il 13 febbraio è stata sottoscritta l’intesa fra Regione e MEF con la quale sono stati sciolti gli ultimi nodi che rimanevano in sospeso. Al momento attuale non si conoscono ancora i dettagli relativi al settore istruzione per il quale resta da definire, in particolare, il trattamento che verrà riservato al personale. Le ipotesi sul tappeto sono sostanzialmente tre: la prima prevede il passaggio di tutto il personale alle dipendenze della Regione; una seconda possibilità prevede che il personale già in servizio resterà alle dipendenze dello Stato, mentre saranno regionali i nuovi assunti. Ma c’è anche una terza soluzione: il personale resta statale ma con un contratto integrativo stipulato a livello regionale (non è chiaro però che fine farebbero, a questo punto, i contratti di istituto). Fra le righe dell’intesa raggiunta sui fondi dell’autonomia differenziata si nasconde un miliardo in più per la scuola in Lombardia e Veneto. E 270 milioni aggiuntivi per la gestione di territorio e ambiente. Non ci sono tesoretti per l’Emilia Romagna, perché le sue richieste puntano su competenze legislative e programmazione più che su strutture e personale.
Per parte loro i sindacati maggiormente rappresentativi hanno già fatto sapere di essere nettamente contrari a ogni forma di regionalizzazione, mentre l’Unicobas ha anche proclamato uno sciopero per l’intera giornata del 27 febbraio, sciopero al quale ha aderito anche l’Anief.
In una nota, la coordinatrice nazionale dell’Unione degli Studenti afferma: “La scuola pubblica è sotto attacco più che mai: la nuova riforma dell’Esame di Stato ed il regionalismo differenziato sono gli ultimi calci sferrati al sistema nazionale di istruzione che non garantisce nè qualità nè gratuità”. E poi annuncia una grande stagione di fermento e mobilitazione nelle scuole: per una settimana, dal 15 al 22 febbraio, è previsto uno sciopero delle attività curricolari, bloccando così la didattica e le lezioni.
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