SEMPLICITA’, GENUINITA’, GENEROSITA’ E VERACITA’ SONO ELEMENTI CHE COLPISCONO AL CUORE!
Intervista a Gennaro Cannavacciuolo

Gennaro Cannavacciuolo è figlio e sublime cantore della tradizione napoletana eduardiana. Considera Pupella Maggio ed Eduardo De Filippo i suoi genitori adottivi. Li ricorda per la loro grande umanità e sensibilità. Rappresenta la Napoli delle tradizioni colte e delle infinite voci popolari. Ancora una volta saprà sorprendere il suo pubblico con emozioni senza fine.
Un annuncio su Facebook di Gennaro Cannavacciuolo desta la nostra curiosità. Per i cinquant’anni della Fondazione Campus di Musica, ci dà appuntamento il 4 dicembre alle ore 21, in diretta on line, sulla pagina Facebook del @Campusinternazionale di musica con Volare –concerto a Domenico Modugno.
E’ un modo come un altro per coltivare la sua mente vitale e anche quella degli estimatori che lo seguono da sempre.
“Volare”. Concerto Musicale dedicato a Domenico Modugno, in sette anni è stato rappresentato in vari Teatri raggiungendo le cinquecento repliche.
Nel 1987 hai incontrato Domenico Modugno per la prima volta. Cosa hai provato?
E’ stato uno degli incontri più importanti della mia vita, era la prima volta che incontravo un mostro sacro come Modugno e fu veramente sensazionale. Fu un impatto di grandi emozioni. Modugno fu felicissimo di questa proposta perché di solito gli omaggi si fanno post mortem invece il mio desiderio era quello di farlo ad una persona viva e credo di essere stato il primo in Italia. Lui fu molto contento, era già stato colpito dalla malattia due anni prima e mi disse “Fai tutto tu ma se hai bisogno di qualche consiglio, sono a casa e puoi disporre di me”. Era una persona molto generosa. C’è stato questo allestimento, lui l’ha seguito telefonicamente e poi alla Prima, con il suo bastoncino, accompagnato dalla moglie Franca Gandolfi, scese tutte quelle orribili scale del Teatro dell’Orologio e venne a vedermi. Cominciò così quest’avventura.
Quale reinterpretazione hai dato alle strade percorse da Modugno?
Ho voluto dare una mia impronta. Nasco come attore eduardiano, poi ho iniziato a cantare. Sicuramente c’è un’impronta molto personale e molto teatrale. Ho cercato di seguire i suoi principi: la semplicità, la genuinità, la generosità e la veracità che sono dei sentimenti che colpiscono al cuore e sono senza sovrastrutture, senza sopraffazione.
Stai parlando dell’anima vibrante che dispieghi nel Recital?
Non so se ho un’anima vibrante, non so niente di quello che faccio in palcoscenico perché come diceva Totò “Io sono Antonio de Curtis, dall’altra parte c’è Totò”. Mi dicono che arrivano delle grandi emozioni.
L’hai portato all’estero, Barcellona, San Pietroburgo, Tirana, Liegi, Ginevra, Amsterdam e Istanbul. Com’è andata oltre confine?
A Ginevra siamo stati nel Teatro più importante della città “Alhambra” dove si esibiscono artisti internazionali. Abbiamo fatto sold out. C’era un pubblico misto, francofono e italiano, è stato un grande successo come negli altri luoghi e ne sono molto felice. Spero prima o poi di portarlo a Parigi.
Com’è andata ad Istanbul?
Erdogan vuole chiudere i teatri, ha proibito la rappresentazione di alcuni autori, vuole dire no alla cultura… Intanto noi siamo stati richiesti dall’Istituto di Cultura Italiana e non dalla Comunità turca. Lì ero già stato nel 2008 a portare Volare, tra l’altro accompagnato da Franca Gandolfi.
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