SHIREEN ABU AKLEH, LA GIORNALISTA DI AL JAZEERA UCCISA A JENIN

La reporter è stata colpita al volto durante uno scontro tra le forze armate palestinesi e israeliane

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La reporter palestinese di Al Jazeera Shireen Abu Akleh, 51 anni, è stata uccisa durante un’operazione in Jenin, nella Cisgiordania, delle forze armate israeliane.

Conosciuta e stimata da tutti, la giornalista dell’emittente con sede in Qatar seguiva da vicino le vicende della Palestina degli ultimi vent’anni.

Dalle prime indiscrezioni trapelate emergono notizie contrastanti circa la dinamica dei fatti, in quanto l’Autorità nazionale palestinese riporta l’accusa verso i militari di avere assassinato la donna, mentre il premier israeliano Naftali Bennett ritiene responsabile un gruppo di palestinesi armati che stavano sparando senza un obiettivo preciso.

Bennett ha dichiarato che “dalle informazioni raccolte, sembra probabile che palestinesi armati siano responsabili per la sfortunata morte della giornalista.

Ho offerto ai palestinesi di condurre un’indagine patologica congiunta, basata su tutta la documentazione esistente e sulle prove per trovare la verità, ma finora hanno rifiutato.

Quanto accaduto non fermerà le operazioni antiterrorismo delle forze armate, con l’obiettivo di porre fine all’ondata di terrorismo e ripristinare la sicurezza dei cittadini di Israele”.

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Nella sparatoria è rimasto ferito alla schiena anche il giornalista Ali al-Samoudi, che ora versa in condizioni stabili. L’uomo ha così testimoniato: “Non c’erano miliziani palestinesi sul posto. Stavamo andando a filmare il raid dell’esercito israeliano e improvvisamente ci hanno sparato senza chiederci di andarcene o di smettere di riprendere, un proiettile mi ha colpito, il secondo proiettile ha colpito in viso Shireen”.

La reporter Shatha Hanaysha, presente sul luogo, ha dichiarato che “non c’erano scontri o colpi sparati da palestinesi, i soldati erano di fronte a loro e dietro c’era un muro. Avevamo tutti giubbotti antiproiettile ed elmetti, eravamo quattro giornalisti in un’area esposta. L’esercito israeliano era deciso a sparare per uccidere, non ha smesso di sparare anche dopo che lei è collassata, non potevo neanche allungare il braccio per raggiungerla a causa degli spari”.

Tale avvenimento ha scosso la comunità internazionale tanto che Tor Wennesland, inviato speciale Onu per la pace in Medio Oriente, ha detto di “condannare duramente l’uccisione di Shireen Abu Akleh. I media non dovrebbero mai essere presi di mira”.

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Lolwah Al Khater, vice ministra degli Esteri del Qatar, si è fortemente scagliata contro gli autori del femminicidio in quanto la reporter indossava un gilet con la scritta “Press” e un elmetto ed era riconoscibile, dichiarando altresì che “si è trattato un vero e proprio atto di terrorismo dello Stato israeliano”.

Il corpo della reporter sarà sottoposto ad autopsia e solo successivamente si terrà il funerale. Sebbene tutti i giornalisti riuniti sotto la casa della donna si siano detti scioccati, l’accaduto non sembra aver scalfito la loro vocazione: al contrario, hanno manifestato la volontà di continuare a documentare i soprusi e le ingiustizie che il popolo locale continua a subire da anni.

Antonio Conversano

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