SIAMO QUELLO CHE MANGIAMO

Intervista al Dottor Andrea Sonnino - Presidente della Federazione Italiana dei Dottori in Scienze Agrarie e Scienze Forestali

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Gli esperti sostengono che “Siamo quello che mangiamo” perché il cibo è parte integrante della nostra cultura come tradizione da vivere e non solo come nutrimento ma anche come aspetto rappresentativo di una società.
Il cibo è vita e quindi se si sceglie un buon cibo potremmo garantirci una vita migliore. La Triade società, cultura e cibo è molto forte. Purtroppo un forte impoverimento culturale moderno, la perdita delle tradizioni culturali culinarie alimentari, l’aggravarsi degli squilibri economici tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo, l’aumento delle malattie causate da un’alimentazione errata, creano uno squilibrio tra uomo e cibo che dovremmo correggere senza lasciarsi influenzare dal Fast Food e abbandonando i cibi spazzatura per tornare alla cucina tradizionale e alla Dieta Mediterranea. Sempre seguendo le regole dell’ecosostenibilità, la protezione dell’ambiente e delle risorse idriche.

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cms_20230/0.jpgIntervista al Dottor Andrea Sonnino Presidente della FIDAF (Federazione Italiana dei Dottori in Scienze Agrarie e Scienze Forestali)

Cosa s’intende per Diete sostenibili?

Orientiamo i nostri consumi verso cibi che aiutino la sostenibilità dei sistemi agroalimentari e che quindi abbiano basso impatto ambientale per la produzione e nello stesso tempo siano buoni per la salute del consumatore e che gli permettano di avere una vita sana e attiva e che aiutino la convivialità e l’instaurarsi di relazioni di convivialità con altre persone.

Perché non bisogna buttare via del cibo?

La produzione del cibo ha un costo di risorse naturali, per produrre il pane o le verdure o qualsiasi altra cosa che usiamo per alimentarci, dobbiamo consumare suolo, acqua energia e biodiversità. Tutto il cibo che viene prodotto ha un impatto sull’ambiente ma se non viene consumato danneggia l’ambiente senza avere nessuna utilità. E’ un doppio spreco.

Cosa consiglia per rendere sostenibile la nostra alimentazione?

cms_20230/1.jpgBisogna orientare i nostri consumi cercando di avere la consapevolezza di ciò che usiamo. Per il consumatore è molto difficile orientarsi in una selva di marchi ed indicazioni, informazione che spesso è confusa. Ci sono però dei principi che sono importanti: Il primo è quello di consumare frutta e verdura in grande quantità e soprattutto che sia stagionale e non conservata a lungo o trasportata per lunghe distanze. La seconda è quella della frugalità delle porzioni. Nel mondo esistono due miliardi di persone che sono sovrappeso e cinquecento milioni di obesi. Dobbiamo quindi commisurare le porzioni alle nostre effettive esigenze nutrizionali. Dobbiamo privilegiare prodotti del nostro territorio che non hanno grandi necessità per essere trasportati o conservati prima di arrivare sulla nostra tavola. Sono più freschi, più buoni e impattano di meno sull’ambiente.

L’ONU ha creato un secondo obiettivo di sviluppo sostenibile “Fame zero” di cosa si tratta?

In questo momento nel mondo ci sono milioni di persone che soffrono la fame e che non hanno un apporto sufficiente di alimenti per poter condurre una vita sana e attiva. La situazione che si è venuta a creare con il Covid sta peggiorando le cose, per cui l’ONU stima che un gran numero di altre persone potrebbero aggiungersi a questi che oggi soffrono la fame. L’obiettivo è quello di fare in modo che tutti abbiano a disposizione cibo sufficiente, nutriente e sano, in modo da poter soddisfare le loro esigenze per vivere bene.

La sostenibilità è sempre dichiarata in etichetta?

No perché purtroppo le etichette sono difficili da leggere per il consumatore e comunque indicano alcun aspetti come ad esempio gli apporti nutrizionali e non sempre sono complete.

Riduco, riciclo, riutilizzo… Lo fanno tutti? Le nuove generazioni sono più informate e si attengono a ridurre, riciclare e riutilizzare?

Spero vivamente di sì visto che sono più informate non solo personalmente ma perché vengono svolte vare attività dalle scuole oppure attingono ai Media. Non tutti hanno dei comportamenti corretti, non tutti riciclano, risparmiano, usano tutti gli accorgimenti o fanno un consumo consapevole.

cms_20230/2.jpgIl 24 novembre c’è stato un evento digitale “Virtù! Cento ingredienti della dieta sostenibile” che prende il nome da un piatto tradizionale abruzzese co n circa 100 alimenti diversi e che per tradizione viene servito il 1° maggio a Teramo. Che piatto è?

E’ una tradizione della città di Teramo, ho avuto modo di andarci e l’ho assaggiato. E’ delizioso e lo consiglio a tutti. E’ una zuppa che è preparata con 100 ingredienti. C’è una grande quantità di legumi, di verdure, di piante officinali, di piante aromatiche che riescono a dare più sapore. E’ un piatto completo che promuove la biodiversità in campo ed in cucina in quanto utilizza prodotti molto differenziati tra di loro ed è un piatto che permette di riciclare le provviste invernali che erano state fatte. IL piatto è l’occasione per svuotare le dispense in modo da ricominciare il nuovo ciclo. E’ anche un piatto sociale perché la sua preparazione è molto laboriosa, in genere le persone ne preparano in abbondanza e non solo per la propria famiglia ma lo scambiano con vicini, parenti, amici. Si fanno addirittura delle gare per sapere chi ha preparato il piatto nel modo migliore. E’ un’occasione di scambio sociale e di convivialità.

Elisabetta Ruffolo

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