SIMBOLISMI NELLA CULTURA E NELL’ARTE (II)

Il Pavone

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Mosaico VI secolo-pavone con colombo- San Vitale- Ravenna

A Ravenna, all’interno di San Vitale, nell’antico sacello, si trovano raffigurati dei pavoni, altri sono posizionati agli angoli della cupola, mentre un altro pavone sta tra fiori ed erbe con una zampa alzata quasi a ghermire un colombo, a questo proposito Ivan Simonini, studioso ed editore ravennate, ha scritto non molto tempo fa, su un quotidiano on line locale, che nel libro di Azelio Ortali “Gli uccelli nei mosaici bizantini” (1995 Edizioni del Girasole) si trova anche questa curiosa immagine, che definisce un “dibattito teologico” tra il colombo e il pavone, con “il mistero trinitario (vessillo del pavone) che rimane inaccessibile al colombo, che è pur simbolo dello Spirito Santo”. Altri pavoni si trovano sui sarcofagi ravennati e due placchette d’avorio con pavoni sono incastonate, sulla cattedra vescovile di Massimiano. Quest’ultimo fu il primo arcivescovo di Ravenna (dal 546 al 557), la cui nomina coincise con la presa della città da parte dei bizantini di Giustiniano e non fu ben accetta dagli abitanti in quanto lo ritenevano un sopruso verso l’autonomia della Chiesa ravennate.

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Statua equestre di Giustiniano con la toupha

Massimiano ebbe stretti legami con la corte imperiale di Costantinopoli e a Ravenna è sontuosamente raffigurato, sulle pareti di San Vitale nel corteo imperiale di Giustiniano, dalla parte opposta proprio di fronte vi è il corteo imperiale di Teodora, l’imperatrice.

Ravenna era ai tempi capitale d’Italia e l’imperatore e sua moglie, nonostante non siano mai venuti di persona, erano comunque presenti perché in quel periodo storico l’immagine aveva lo stesso valore della persona: i due cortei in San Vitale ribadiscono che Ravenna e l’Italia era un loro territorio, infatti non molto tempo dopo ci fu la triste guerra gotica e Giustiniano inviò i suoi generali che fecero tabula rasa di quello che era restato dell’impero occidentale.

Che il pavone fosse un animale molto apprezzato da Giustiniano e dai cristiani dell’epoca è innegabile. Forse più da Giustiniano che dalla Chiesa, l’imperatore infatti aveva idee di grandezza, voleva fortemente riconquistare l’Occidente in mano ai barbari e forse primeggiare sul regno persiano, che aveva come simbolo “nazionale” proprio il pavone. Nonostante il pavone fosse un volatile simbolico del femminile: era uso lanciare un pavone al funerale delle regine, un’aquila a quello del re, Giustiniano sembra appropriarsene, a tal punto che si fece incoronare con la toupha, una corona decorata da piume di pavone. La toupha fu poi posta sulla corona della statua equestre di Giustiniano nell’Augustaion, uno spazio chiuso al centro di Costantinopoli. La toupha era di dimensioni notevoli e fu assai ardua l’impresa di collocazione. Personalmente penso che Giustiniano con questo gesto volesse accentrare su di lui tutti i poteri, quello imperiale, quello religioso e anche quello regale persiano.

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Sempre a Ravenna una sinopia (disegno preparatorio) attesta che nell’abside di Sant’Apollinare in Classe (VI sec.) non doveva esserci il Santo con le pecore bensì una decorazione con coppie di pavoni affrontati, intercalati da cesti di fiori e racemi che simbolizzano l’albero della vita.

Perché ci fu il cambio iconografico? Perché solo un paio di anni dopo l’edificazione di San Vitale, dove il simbolo del pavone era assai presente, addirittura sembra scacciare il piccolo colombo, a Sant’Apollinare in Classe addirittura eliminano il simbolo del pavone durante i lavori in corso? Molto probabilmente perché la Chiesa ravennate voleva essere più autonoma e più libera dalla sottomissione orientale.

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Il sarcofago coi pavoni di Isacio è riferibile al VII sec., l’esarca fu contro Roma e favorì un re di fede ariana; Teodoro (sarcofago del VI sec., coi pavoni), cercò di togliere i privilegi al clero, costruì un monastero accanto alla basilica di Teoderico e donò alla chiesa del re goto tre calici d’oro, forse non era troppo ostile agli ariani. Papa Paolo I non fu molto amato a Roma, per la sua politica mutevole tra franchi, longobardi e bizantini, pare che donasse un mantello di piume di pavone a Pipino re dei franchi, siamo nell’VIII secolo. Più o meno a questo periodo risale la lastra col pavone che si abbevera al calice, proveniente dalla zona della Villa di Teoderico a Galeata.

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Lastra con pavone- VIII secolo- Museo di Santa Giulia- Brescia

Un’altra lastra bellissima con pavone e un pavone mosaicato si trovano a Brescia riferibili al tempo del re longobardo Liutprando (VIII sec.). Infine il simbolo dei Camaldolesi di San Romualdo raffigurava inizialmente due pavoni che si abbeverano, tramutati poi in colombe. San Romualdo (951/1027) convertì Ottone III, il giovane imperatore germanico, che lo nominò abate di Sant’Apollinare in Classe.

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Simbolo dei frati camaldolesi- a destra quello coi pavoni- a sinistra quello attuale con le colombe

È possibile che la simbologia del pavone diventi negativa in quanto ricorda le eresie? Presso molti Padri della Chiesa la sua coda dai molti occhi e dai molti colori simboleggiava la ricchezza delle possibili interpretazioni della Scrittura.

Ma dopo il concilio di Nicea, (325) con il quale si intendeva ristabilire la pace religiosa e raggiungere l’unità dogmatica, certe interpretazioni furono considerate eretiche. È possibile riscontrare un perdurare dell’iconologia del pavone dal VII secolo in poi, sulla strada che poi sarà chiamata “Romea germanica” che dal Brennero, scendeva a Brescia, Verona, Ravenna, Forlì seguendo poi il Bidente/Ronco sino a Galeata ed oltre. Strada battuta inizialmente dai celti, dai goti, dai longobardi, infine dai pellegrini del Nord Europa per recarsi a Roma. È possibile che i popoli del Nord Europa che si ri-cristianizzarono, attorno al 1000, in quanto il loro cristianesimo era considerato eretico, avessero il pavone come loro simbologia molto antica.

A Gokstad in Norvegia, il Tumulo del Re è un sito funebre vichingo del IX secolo, nella nave-tomba di un importante re vichingo vi erano seppelliti anche due pavoni.

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Gokstadhaugen,- Sandefjord- Norvegia

I parte

https://internationalwebpost.org/contents/SIMBOLISMI_NELLA_CULTURA_E_NELL%E2%80%99ARTE_(I)_22013.html#.YLBeQqgzaR8

(Continua)

Paola Tassinari

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