SIMBOLISMI NELLA CULTURA E NELL’ARTE

IL GALLO NERO (Parte prima)

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Pablo Picasso Le coq-1932

Pablo Picasso (1881-1973) è stato un pittore e scultore spagnolo, uno dei massimi artisti del Novecento. Fu un talento precocissimo. A dieci anni disegnava in modo eccellente: usava diversi mezzi espressivi ed ebbe tutta una serie di rivoluzioni stilistiche.

Era l’incubo degli artisti perché entrava nei loro studi, osservava e copiava ciò che lo colpiva, migliorandolo. Soleva dire: I mediocri imitano, i grandi copiano.

Come uomo deve essere stato terribile, portava avanti più relazioni contemporaneamente, mogli e amanti strapazzate e umiliate. La prima moglie impazzì, Marie-Therese sua amante e modella s’impiccò, Dora Maar altra amante, veniva picchiata ed ebbe un terribile esaurimento, la seconda moglie si sparò.

Il gallo nero della piccola scultura del 1932 è così emblematico nella sua virilità funerea.

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Leon Indenbaum- Le coq – 1928- Scultore e artista russo, naturalizzato francese, lavora a Parigi a fianco di Parigi: Soutine, Chagall, Modigliani di cui è intimo amico

Questo articolo, diversamente da quello che si può credere non è su Picasso, ma sul gallo e precisamente quello nero.

Il gallo ha una simbologia molto forte e sfaccettata. E’ stato raffigurato sin dall’antichità (si pensi alle pitture di Pompei). Per i romani il pollo non era solo cibo, veniva utilizzato per i combattimenti nell’arena ma soprattutto era adoperato come oracolo per responsi e vaticini (il gallo era consacrato al dio della medicina Esculapio).

I cristiani invece lo raffiguravano come simbolo di San Pietro e di Resurrezione, nonché come emblema di vigilanza. Più tardi, dal Seicento in poi, con l’avvento delle pitture di genere e di nature morte, il gallo viene visto come simbolo di vigore, virilità e lussuria, ripreso anche da artisti moderni come Picasso, Gino Severini, Ligabue o Manfred W. Jürgens.

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Joseph Csaky – Le coq- 1926- Artista d’avanguardia, scultore ungherese, uno dei primi scultori ad applicare i principi del cubismo pittorico alla scultura

Non scriverò sul gallo in generale e le sue rappresentazioni artistiche, ma iniziando da una connessione fra matematica e arte, discorrerò sul gallo nero.

È indubbio che per disegnare occorra conoscere la linea, la prospettiva (e ve ne è più di una) la sezione aurea, la geometria e altro; si pensi a Piero della Francesca, a Leonardo, ma anche ai moderni Escher o Mondrian o Cezanne, quest’ultimo riduceva tutto ciò che dipingeva in forme geometriche soleva dire: «Occorre trattare la natura secondo il cilindro, la sfera e il cono».

Dall’Ottocento in poi l’artista è visto come genio e sregolatezza, infatti l’arte spesso scaturisce da emozioni vicine alla follia, nel sublime e nell’oltre in cui l’artista pesca, vi pesca anche il matematico o lo scienziato, per pensare “diverso” occorre esserlo.

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Francois Pompom – Le coq- 1928 – Scultore francese specializzato in animali, è ricordato come precursore della scultura moderna e influenzò tra gli altri Constantin Brancuși

Iniziamo dal gallo nero di John Napier (1550-1617) proprio quel Napier matematico scozzese che inventò i logaritmi, quel Napier che ha dato il nome al numero naturale di Nepero, che è una di quelle costanti matematiche di cui non si può fare a meno, alla pari del “pi” greco (simbolo π).

Napier nonostante fosse un mago dei numeri, durante la sua vita fu più famoso come teologo e come negromante che come studioso. Sosteneva che il papa fosse l’Anticristo, prevedeva che la fine del mondo sarebbe giunta più o meno all’inizio del Settecento, progettava macchine da guerra da usare contro i nemici per terra e per mare, antesignane dei carri armati e dei sommergibili, portava sempre con sé una scatoletta con un ragno nero e girava con un gallo nero appollaiato sulla spalla che amava teneramente.

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Gino Meloni- Il gallo- 1954- Museo MAGA- Gallarate- Varese

Si raccontava che il gallo nero di Napier fosse in grado di scovare i mascalzoni, tuttavia le stranezze del matematico nascondevano una mente vivace. Infatti, per smascherare i servi che lo derubavano, escogitò un tranello. I servi dovevano accarezzare il gallo, quest’ultimo gli avrebbe poi detto in un orecchio chi era il ladro. Il tranello era psicologico, faceva leva sulla credenza delle arti magiche di Napier. Il gallo era stato ricoperto da fuliggine e Napier era certo che il colpevole per timore non avrebbe toccato il gallo, così bastava controllare fra i servi chi non aveva le dita sporche di nero.

Un altro simpatico aneddoto su Napier è quello dei piccioni del suo vicino che a frotte scendevano sui suoi campi e mangiavano gran parte del grano. Napier avvisò il suo confinante che li avrebbe stregati e poi catturati; la mattina dopo fu visto mentre attorniato dai piccioni li prendeva e facilmente li infilava nei sacchi, questo fatto aumentò la sua nomea di stregone.

Ciò che la plebe credeva una stregoneria era solo un’astuzia, Napier la sera prima aveva seminato sul campo molti piselli in cui aveva siringato del brandy, al mattino i piccioni storditi furono agevolmente acchiappati.

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Ritratto di John Napier- Autore sconosciuto- 1616

Questa cosa del gallo da compagnia se un tempo pareva strana, oggi che c’è un grande ritorno alla tradizione, ad esempio anche i cittadini diventano ortolani e coltivano i pomodori sul terrazzino dell’appartamento. Pare sia in auge scegliere un pollo come animale da compagnia, è infatti un animale socievole ed ecologico, che ricicla fino a 200 kg di avanzi alimentari in un anno, se poi invece di un gallo si prende una gallina si avranno anche le uova… questo articolo non finisce qui.

(Continua)

Paola Tassinari

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