SIRIA: UNA GUERRA SENZA VINCITORI

La crisi siriana ebbe inizio il 15 marzo 2011. Dieci anni dopo, non è rimasto altro che sofferenza e macerie

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“In Siria la guerra sembra non avere fine. Durante questi 10 lunghi anni milioni di bambini sono stati costretti ad affrontare esperienze terribili: hanno perso la casa, a volte anche i loro cari, hanno dovuto abbandonare la scuola perché costretti a lavorare per sopravvivere e molti purtroppo hanno perso la vita. Il conflitto ha trascinato l’80% delle famiglie siriane nella povertà, oltre 6 milioni di bambini rischiano di non avere nulla da mangiare e più di 2 milioni non possono studiare”. Non ci sono riassunti migliori di quello fatto da Save the Children per poter spiegare, a chi dovesse risvegliarsi oggi dopo un lungo sonno durato dieci anni, che cosa sta succedendo in Siria. Quella siriana, tra le tante rivoluzioni della primavera araba scadute in dittature più feroci delle precedenti (non si vuol fare, in questa sede, una complicatissima valutazione politica sulle manifestazioni di allora, bensì citare un semplice dato storico, ndr), è forse la storia finita peggio.

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Tra i disordini creati dai manifestanti e la cruenta (ma è un eufemismo) repressione operata dal regime di Bashar al-Assad, si inserirono i fondamentalisti islamici, tra cui l’Isis, come la tradizione delle primavere arabe tristemente prevede. Queste infiltrazioni servirono ad Assad come giustificazione dei crimini efferati dei servizi segreti, e da allora in poi è stato solo il caos. La posizione strategica della Siria, territorio il cui controllo farebbe gola a molti, ha creato dissidi tra gran parte delle grandi potenze mondiali, le quali si sono dimostrate incapaci di fare un passo oltre gli interessi egoistici ed avviare una negoziazione produttiva.

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In ambito ONU, soprattutto, si è verificata una profonda spaccatura tra Stati Uniti d’America, Francia e Regno Unito che hanno espresso sostegno ai ribelli e Cina e Russia che invece sostengono il governo siriano: risulta quindi semplice spiegare l’immobilismo del Consiglio di Sicurezza, paralizzato dai veti incrociati. Cosa rimane della Siria dopo dieci anni di guerra civile? Praticamente nulla. Oltre a quanto spiegato in precedenza citando Save the Children, la Siria non è più neanche un vero e proprio Stato. Assad, ancora formalmente al potere, ha una capacità di controllo sul territorio molto ridotta, ed in gran parte dipendente dall’aiuto di potenze straniere; la crisi economica dilaga, riducendo alla fame la stragrande maggioranza della popolazione; la pandemia colpisce senza pietà, non essendoci un sistema sanitario a contrastarla.

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Il governo di Assad, inoltre, ha perso il controllo sul nord-est del Paese, controllato dalla fazione curda, che l’ha resa se non altro meno invivibile del resto della regione. Ovunque ci sono macerie: metà della popolazione è sfollata, praticamente tutti hanno perso degli affetti. Se c’è un esempio di guerra senza vincitori, eccolo qui. Un conflitto che oggi diventa decennale, senza vincitori, ma con 17 milioni di vinti.

(Foto Roberto Pedron)

Giulio Negri

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