SPIGOLATURE STORICHE

Ciarlatani e saltimbanchi: la medicina popolare nel Settecento

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L’età moderna è ricordata come l”età aurea della medicina e della chirurgia”, il razionalismo dilaga in Europa rivoluzionando tutto ciò che diviene oggetto di indagine sotto la sua lente minuziosa. Osservazione, esperimenti, meccanicismo e causalità, ricerca di leggi generali per spiegare i fenomeni, sono solo alcuni dei concetti chiave e dei passaggi che stanno alla base della ‘nuova Scienza’. La crisi del galenismo, che verrà accelerata dalle osservazioni anatomiche dal vivo, e che trova il suo germe nell’ “inquieto” fervore intellettuale e conoscitivo delle Accademie del Seicento, vive nel Settecento il suo sviluppo pieno. A cavallo tra questo secolo ed il successivo avverrà il definitivo passaggio dall’idea di malattia basata su umori e fluidi, ad una basata sulla ricerca di una causa (agenti patogeni) ed effetti. Il quadro epistemologico tra XVIII e XIX secolo infatti diviene quello ascrivibile al metodo ipotetico- sperimentale alla base della medicina come la conosciamo oggi, modificando irrimediabilmente oltre l’idea di malattia, anche quella di cura sostituita con il moderno concetto di terapia.

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Nonostante ciò, per tutto il corso dell’epoca moderna sopravvivono ancora idee, teorie e credenze ereditate dai secoli precedenti, talvolta in totale contraddizione con il procedere del razionalismo, coerentemente con una visione del mondo che vede l’Umanità ancora soggetta ad influssi cosmici e divini.

Queste idee e credenze trovano la piena diffusione nella medicina popolare, in quegli ambienti lontani dalle Accademie e dalle Università, e vengono pienamente rappresentate da figure frutto di una concezione di cura e di medicina ancora intrisa di credenze e superstizione. Personaggi come i ciarlatani, i saltimbanchi, i cavadenti, incarnano i retaggi sopravvissuti di un’idea di medicina ancora legata all’astrologia, alla superstizione, e rappresentano appieno l’evolversi e l’andamento del passaggio ad nuovo quadro epistemologico. Esso infatti non avvenne in un giorno, e come spesso accade nella storia, ci si trova ad osservare il convivere di più visioni a volta discordanti e contraddittorie, ma non per questo meno interessanti.

La medicina popolare nelle piazze dell’età moderna

Per tutto il corso del Seicento e del Settecento, varie erano le figure che ruotavano intorno alla malattia, alla cura e al trattamento dei malati, figure a cui questi si rivolgevano a seconda dei casi e delle possibilità economiche. Si può parlare di una sorta di gerarchia della cura e di riconoscimento sociale che ognuna delle figure coinvolte possedeva all’epoca. Vi erano infatti i medici abilitati alla professione, le “mammane” che si occupavano di nascituri (ovvero le ostetriche) e talvolta di aborti, i barbieri con i loro interventi di chirurgia, i cavadenti, i flebotomi che praticavano i salassi, gli speziali (spesso religiosi) che si occupavano di preparare i medicamenti da rivendere in seguito nelle spezierie, ed infine i ciarlatani. Ovviamente una suddivisione così netta è stata fatta per fini puramente esplicativi, capitava sovente infatti, che le competenze si intrecciassero, così come i rimedi offerti agli ammalati. Non era raro trovare speziali che cavassero i denti o cavadenti che vendessero unguenti.

Il ciarlatano, detto anche cerretano, bagattelliere o saltimbanco, può essere definito come un misto tra un venditore ambulante e un guaritore che intervallava l’offerta dei suoi prodigiosi rimedi con performance d’intrattenimento che avevano lo scopo di vendere i propri prodotti e in qualche modo pubblicizzare le pratiche da questo offerte. Questo intreccio di competenze è ben espresso nelle pagine de L’Accademia della Crusca che definì nel 1612 questa categoria come ” coloro che per le piazze spacciano unguenti od altre medicine, cavano i denti e fanno giochi di mano ..”

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In un ambiente come quello della piazza dei comuni italiani, luogo di scambio, di incontro, che esprime a tutti i livelli gli effetti della mercantilizzazione dell’economia, della circolazione di merci e persone, si fa strada il ciarlatano, un misto tra venditori ambulante e guaritore.

Inizialmente privi anche di istruzione, i ciarlatani vendevano medicamenti di ogni genere: unguenti dalle proprietà miracolose, saponi benefici, antidoti potentissimi, elisir di lunga vita, scatolette contenenti polveri segrete. Accanto alla vendita di medicamenti, offrivano spesso anche piccoli interventi chirurgici come la pulizia delle scrofole, delle piaghe della rogna e la cavatura dei denti.

Per poter comprendere meglio il ruolo di questa figura poliedrica, non si può fare a meno di accennare alle specifiche peculiarità della piazza in epoca moderna, luogo dove il ciarlatano e gli altri saltimbanchi interagivano con i loro clienti ed eseguivano le loro performance. La piazza, spazio culturale variegato ed aperto, dove affianco al sacro sosta il profano, trova posto la curiositas alla ricerca del prodigioso e la pietas dei predicatori, è l’ ambiente di incontro e di scambio per eccellenza. Lo spazio in cui le urla si confondono con gli odori, riso e pianto si intrecciano quotidianamente, persone e personaggi di varia umanità si incontrano, é anche il luogo in cui recarsi per trovare soluzione a problemi di varia natura. La piazza dell’epoca è il luogo che meglio esprime a tutti i livelli gli effetti della mercantilizzazione dell’economia moderna, della circolazione di merci e persone. E’ in questo complesso e variegato microcosmo che trova il suo posto e il suo senso il ciarlatano con il suo banchetto, a metà strada tra venditore ambulante e guaritore, pronto a salire sulla propria bancarella per reclamare i prodotti in vendita e, subito dopo, a cavare un dente declamando eccezionali abilità chirurgiche. In comune con i commericanti, questi ‘istrioni girovaghi’ come li ha definiti Camporesi, avevano le tecniche di convincimento, il saper parlare per imbonire gli acquirenti riuscendo ad incuriosire e spingendo i clienti ad acquistare. Venivano anche detti saltimbanchi o montimbanchi proprio perché erano soliti salire sopra una sorta di piccolo palco, e da lì, facendo sfoggio di grandi abilità, imbonivano i fruitori, vantando la bontà e l’efficacia guaritrice dei prodotti esibiti. Spesso, quello proposto dai montimbanchi in piazza, era un vero e proprio spettacolo per attirare il pubblico ed intrattenerlo, con tanto di costumi e maschere. Al termine della performance, venivano distribuiti dei veri e propri volantini scritti in volgare (non in latino), in cui erano riportate le informazioni salienti sul medicamento in questione e sul suo autore, il nome del ciarlatano e la sua formazione, una sfilza di titoli nobiliari (solitamente inventati), le malattie guarite dal loro rimedio. Il prezzo dei preparati era solitamente molto alto, superiore a quello di composti simili venduti nelle spezierie. Proprio per questo motivo infatti, suscitarono il risentimento di medici e speziali che si lamentarono presto con le autorità, incalzandole affinché si prendessero dei provvedimenti in merito.

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Questo intreccio di competenze è ben espresso nelle pagine de L’Accademia della Crusca che definì nel 1612 questa categoria come” coloro che per le piazze spacciano unguenti od altre medicine, cavano i denti e fanno giochi di mano ..”

Il successo del ciarlatano come guaritore

Il successo di questa figura è dovuto a vari fattori. Intanto va considerato il quadro storico ed epistemologico specifico dell’epoca quando si parla di cura, guarigione, eziologia delle malattia, tenendo conto inoltre di quanto spesso non fosse per niente risolutivo l’intervento del medico ‘ufficiale’. Il rivolgersi ad un ciarlatano non escludeva comunque anche il rivolgersi ad un vero medico, frequentemente avvenivano infatti entrambe le cose.

Il fatto di esercitare nelle piazze li rendeva più approcciabili, più vicini ai malati di quanto non lo fossero i medici “addottorati” verso cui c’era una certa soggezione da parte della popolazione non istruita, rendendo l’accesso ai rimedi molto più semplice. Il popolo sentiva molto più vicino il saltimbanco alla propria esperienza di quanto non sentisse il medico, spesso inoltre molto costoso.

Nelle piazze di tutta Europa, per diversi secoli, i ciarlatani si esibiscono sui loro banchetti, inscenando performance in maschera, creando scene suggestive, attingendo a piene mani all’immaginario moderno, alle paure e alle speranze che lo popolano. Il malato è portato a credere che le sue sofferenze possano finalmente essere risolte. Queste esibizioni suscitavano il riso, totalmente in contrasto con l’atteggiamento altero e altezzoso dei medici di alto rango, che spesso si tenevano lontano dai più poveri, nascondendosi dietro la loro aurea di autorevolezza. I ciarlatani e i loro costumi toccavano invece la fantasia del popolo con atteggiamento giocoso, muovendosi costantemente in bilico tra la buona fede e l’ inganno. Quella proposta era una sorta di medicina ludica che prendeva forma attraverso la performance improvvisata per vendere e proporre i propri rimedi medici e che rendeva, agli occhi del popolo che passava dalla piazza, il ciarlatano un guaritore a tutti gli effetti.

Diana Filippi

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