STOP ALLE ESECUZIONI FEDERALI
La decisione di Biden ribalta le disposizioni di Trump, in vigore da appena un anno

Poco più di un anno fa, nel giugno del 2020, l’allora presidente Donald Trump ordinò che il boia federale tornasse al lavoro. Una decisione storica, ribaltata quest’oggi da Biden, come anticipato già in campagna elettorale. Il nuovo presidente ha infatti deciso di sospendere le esecuzioni federali, con una moratoria di cui ha dato notizia il ministro della Giustizia Merrick Gardland. È prevista una revisione complessiva della questione in virtù di una “serie di preoccupazioni” emerse.
La moratoria era stata indetta già nel 2003, quando al capo degli Usa c’era ancora George W.Bush. Quest’ultimo aveva appunto stabilito che i detenuti non fossero più sottoposti all’iniezione letale. Tale trattamento era riservato ai condannati dalla corte federale per reati più gravi, come tradimento, spionaggio, omicidi plurimi e particolarmente efferati. Ad oggi il numero di questi detenuti ammonta ad appena 60, tra cui alcuni volti noti: l’attentatore della maratona di Boston Dzhokhar Tsarnaev e il suprematista bianco della strage di Charleston Dylann Roof. Il carcere che li ospita è il Correction Complex di Terre Haute, in Indiana.
La decisione è andata in porto grazie al determinante parere del parterre più conservatore dei giudici costituzionali, laddove invece le due giudici liberali Ruth Ginsburg e Sonia Sotomayor intendevano prendere in considerazione il caso. La ripresa delle esecuzioni federali fu considerata un fallimento dalle associazioni per i diritti umani e per quelle che si battono contro la pena capitale. D’altronde, per un paese che ha sempre lottato in nome della libertà costituiva una stridente contraddizione, considerato anche il fatto che sempre più stati americani stanno definitivamente abolendo la pena di morte dalle loro legislazioni.
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